lunedì 28 dicembre 2009

La Carità è la forza che muove la storia: dopo il pranzo del Papa con i poveri di Sant’Egidio, il commento del prof. Impagliazzo e di padre Lombardi


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La Carità è la forza che muove la storia: dopo il pranzo del Papa con i poveri di Sant’Egidio, il commento del prof. Impagliazzo e di padre Lombardi

Una giornata indimenticabile nel segno dell’amore verso i più bisognosi: è lo spirito che ha contraddistinto il pranzo del Papa con i poveri, ieri, alla mensa di Trastevere della Comunità di Sant’Egidio. “Un’esperienza commovente”, l’ha definita Benedetto XVI, che ha vissuto con grande semplicità la giornata assieme ai poveri accolti nella struttura. Uno dei momenti più significativi è stato l’incontro con una trentina di stranieri che studiano l’italiano presso la Comunità. A loro il Papa ha rivolto un saluto a braccio. Il servizio di Alessandro Gisotti:

“La lingua - ha detto Benedetto XVI - è realmente la chiave dell’integrazione per vivere insieme, per essere una famiglia”:

“Nella lingua si nasconde tutta una cultura, una storia di cultura e anche il futuro della cultura”.

Ha quindi ringraziato la Comunità di Sant’Egidio per l’impegno a far entrare persone straniere nella ricchezza di una grande lingua come quella italiana che “porta in sé la radice latina e porta in sé anche il futuro dell’Europa”. Il Papa ha espresso l’auspicio che gli insegnanti siano “capaci di integrare altri in questa cultura e in questa nazione e costruire insieme” il “futuro dell’Europa, un’Europa basata sulle culture”. Infine, ha sottolineato che Cristo è la fonte di ogni autentica cultura:

“Alla fine il Signore ha ispirato la cultura, ha ispirato la lingua. Imparando la lingua impariamo anche la vicinanza con Dio.”

Per una riflessione sul significato di questa visita alla mensa di Trastevere, Alessandro Gisotti, ha intervistato il prof. Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio:

R. - E’ stato un evento di grande festa, un prolungamento del Natale nella festa della Santa Famiglia. Quello che mi è parso molto significativo è stata la serenità che ha contraddistinto l’incontro del Santo Padre con tanti poveri e il fatto che i poveri siano stati messi al centro dell’attenzione: sono stati i poveri nel cuore della Chiesa e nel cuore del mondo, attraverso la presenza del Papa.

D. - Il Papa ha detto ieri: “Chi serve e aiuta si confonde con chi è aiutato e servito”. Il Papa ha dunque indicato l’importanza della dimensione familiare che si respira alla mensa di Sant’Egidio...

R. - Sì, nel senso che i poveri non sono i "clienti" della Chiesa, ma sono fratelli e sorelle dell’unica grande famiglia, che è la comunione della Chiesa: è quel “noi” della Chiesa di cui ha parlato il Santo Padre nel messaggio natalizio per la benedizione Urbi et Orbi. E tutti abbiamo sperimentato e sperimentiamo ogni giorno la forza della Parola di Gesù, che dice che c’è più gioia nel dare che nel ricevere.

D. - Il Papa ha ascoltato con grande attenzione le storie anche di sofferenza di queste persone...

R. - Con grande attenzione, con grande partecipazione, perché gli sono state raccontate le storie di un’immigrazione molto difficile, molto complicata - fosse quella dall’Afghanistan o della Somalia - con quei lunghi viaggi terribili che gli immigrati stessi hanno raccontato al Papa, viaggi caratterizzati dalla morte di tanti loro compagni. Oppure, le storie di sofferenza di persone che vivono la crisi economica dei senza fissa dimora o degli anziani che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese e quindi hanno bisogno di trovare accoglienza per il pranzo, per avere qualcosa per continuare a vivere. Ho visto un Papa totalmente partecipe di questa sofferenza.

D. - Può raccontarci un evento, un aneddoto della bella giornata di ieri che, secondo lei, riassume il significato di questa visita del Papa alla mensa di Sant’Egidio?

R. - Quando il Papa ha scoperto la targa che ricorda la sua visita alla mensa, ha detto: “No, non dovevate fare questo!”. E noi abbiamo detto: “Padre Santo, è un fatto storico che lei abbia mangiato con i poveri a questa mensa”. E lui ha risposto: “Il fatto storico è questa carità della vostra comunità e della Chiesa, che si esprime ogni giorno verso i poveri. Questa è la storia, perché è la storia del Vangelo che si realizza”.

La Carità, l’amore evangelico, è stato dunque il cuore di questo evento di ieri. E’ quanto sottolinea il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Sergio Centofanti:

R. - Il Papa parla molto di amore. Ha messo la parola “amore” due volte nei titoli delle sue tre Encicliche, ma il Papa non ne parla solo: cerca anche di viverlo, di viverlo personalmente e di darci così dei modelli e degli esempi di come si può vivere l’amore. Il Papa, all’inizio dell’Avvento, ha visitato i malati terminali nell’Hospice, ieri è stato a visitare i poveri e le persone ospiti della Comunità di Sant’Egidio nella mensa. A febbraio prossimo, sarà anche nell’Ostello della Caritas alla Stazione Termini. Incontrare coloro che stanno male, che sono gli ultimi, le persone in difficoltà nella società è qualcosa che per il Papa è doveroso ed è naturale, vorrei dire. Questo è un messaggio per tutta la Chiesa, ma anche per la società perché siamo in un mondo in cui l’accoglienza del diverso, l’accoglienza del debole, l’accoglienza dello straniero, di colui che parla altre lingue, di colui che ha una cultura o una religione diversa non è sempre scontato. Pone dei problemi, genera delle difficoltà anche nella nostra società. Ebbene, il Papa ci dà invece un esempio di fiducia nell’andare incontro agli altri, nel vivere con gli altri in solidarietà e in amicizia.

D. - Padre Lombardi, cosa l’ha colpito in particolare di questo evento?

R. - Ci sono due aspetti che mi hanno colpito guardando proprio il Papa. Il primo è stato l’incontro con i bambini per dare loro tanti doni, doni personalizzati, un dono che andava bene per ognuno dei bimbi, circa una trentina, tra i due e i sette anni. Erano bimbi molto carini ed anche di diverse provenienze, di diverse lingue - di diversi colori, diciamo pure - e il Papa che, come un grande anziano, un saggio, si volgeva verso di loro, dando loro un dono, naturalmente esprimeva poi il dono più profondo della sua saggezza, del suo amore, come tramite dell’amore di Dio per loro. Il secondo è quello dell’ascolto delle persone che si avvicinavano a lui, durante il pranzo, degli altri commensali che erano un po’ più distanti e che non potevano parlargli facilmente, da vicino e che quindi si avvicinavano, gli parlavano all’orecchio, gli raccontavano la loro storia. Il Papa ascolta sempre molto ed ha ascoltato queste storie; ha fatto riferimento anche nel suo discorso alle storie che ha ascoltato, che sono storie di singole persone, ma naturalmente tutti noi siamo singole persone e abbiamo le nostre storie. E questo il Papa lo sa bene e porta tutte queste cose nel cuore e le mette davanti a Dio. Ci invita ad avere questo atteggiamento di ascolto e di accoglienza reciproca.

D. - In questi giorni, si è parlato tanto di misure di sicurezza. Eppure, il Papa vuole continuare a stare in mezzo alla gente…

R. - Certamente, e questo era proprio un caso tipico in cui il Papa, arrivando, si sarebbe trovato in mezzo ad una gran folla che si sarebbe assiepata all’ingresso per vederlo, per toccarlo, per stringergli la mano, per presentargli i bambini da baciare. Ma anche all’interno, in due sale, c’erano almeno 200 persone. Insomma, il Papa è sempre in mezzo a tanta gente, perché sono tanti quelli che vogliono vederlo e che vogliono avvicinarsi a lui. Vive pastoralmente questa vocazione dell’incontro con il popolo di Dio e dell’incontro con il popolo in generale, con tutti gli uomini, con i nostri fratelli e le nostre sorelle. Se gli si toglie questo, è come togliergli l’aria, è come togliergli veramente l’ambito naturale del suo servizio pastorale. Certamente, bisogna avere prudenza, misure di attenzione, ma non si può togliere quella che è la sostanza del rapporto pastorale tra il Papa e la gente. Questo comporta naturalmente, qualche volta, anche qualche rischio. Per fortuna, la grandissima maggioranza di persone gli vuole molto bene e sarebbe ben contenta di poterlo proteggere nel modo migliore.

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7 commenti:

Anonimo ha detto...

In occasione della festività del27 dicembre (La Sacra Famiglia), l'iniziatore del Cammino Neocatecumenale Kiko Argüello, su richiesta del Vescovo di Madrid Mons. Antonio M. Rouco Varela, ha organizzato una giornata per la difesa della famiglia. La giornata,
A CUI HANNO PARTECIPATO 1.500000 CATTOLICI TRA CUI 500.000 NEOCATECUMENALI è culminata con la celebrazione della Messa di Paolo VI° presieduta dal Card. Varela.

Erano presenti Cardinali e Vescovi assieme a famiglie dei paesi d´Europa. Come negli anni scorsi, nell’Angelus,il Papa Benedetto XVI° da Roma ha rivolto calde ed entusiaste parole la sua parola all’Assemblea e al carismatico organizzatore, riuniti nella piazza di Lima (Madrid).


Tutti abbiamo potuto seguire questa Manifestazione attraverso Telepace la quale l'ha trasmesso integralmente.
Tutti i cattolici italiani hanno gioito del successo, lustro per la chiesa e per il Cammino.

Tutti meno i soliti reazionari.
Nessun accenno da parte dei blog filotradizionalisti
paparatzinger-blog,
messainlatino,fides et forma, e altri.
Strano che chi si riempie la bocca di Tradizione,
ortodossia abbia deciso volutamente di ignorare questo evento ecclesiale.Forse a costoro da fastidio che sia data visibilita' a Kiko Arguello.
Solo per questo costoro si sottraggono ad una battaglia che ci dovrebbe vedere tutti uniti contro il laicismo imperante.
Peccato!!
Era un occasione di mostrare unita' e di permettere a questi gruppetti filotradizionalisti di uscire da un isolamento ghettizzante di cui spesso si lamentano.
Ma si sono lasciati scappare questa occasione.
Non si lamentino pero' se i Vescovi,Preti, e laici li respingono.
Sono loro a voler stare ai margini.

Raffaella ha detto...

Non sapevo nemmeno da chi fosse organizzata la manifestazione.
In questi giorni ci stiamo occupando solo dell'attivita' del Santo Padre e dei risvolti dell'aggressione che ha subito.
Mi felicito per la riuscita della manifestazione.
R.

gemma ha detto...

diciamo che in questi giorni forse, essendo anche tutto sulle sue spalle,la cara raffaella si è occupata solo delle notizie strettamente attinenti al Santo Padre. Ci sarebbe stato anche da dire per esempio della messa di Natale a Collemaggio, con la basilica riaperta, http://www.improntalaquila.org/?p=959
e non lo abbiamo fatto, nonostante fosse notizia che simbolicamente meritava di essere riportata, anche se gli aquilani presenti erano solo mille e non un milione.
Noto con piacere che parole di misericordia ci danno per soliti reazionari. Eppure, qui le voci che commentano sono tante, e se non ricordo male, diversi di noi hanno supportato la decisione del Santo Padre riguardo al Cammino, di qualche tempo fa, non meno di quanto accaduto per la revoca per la scomunica ai lefebvriani, convinti come siamo che le sue decisioni siano sempre per il bene e l'unità della Chiesa. Se poi basta essere un sito sostenere di papa Ratzinger per essere reazionario....
Battaglie? Isolamento ghettizzante, margini????
Personalmente sono un essere libero di pensare e di circolare fuori da qualunque ghetto e
non temo nessuno, nè mi sento in lotta con nessuno, nè progressisti nè tradizionalisti

un passante ha detto...

la messa di Paolo VI?? E le altre di chi sono? E quelle prime di chi erano? Di gente da dimenticare, che è passata per caso e nulla aveva a che fare con la chiesa?
Sapete, io sono un pò ignorante e nei ghetti non mi fermo mai a lungo, ci entro ed esco, come tutti gli ospiti di passaggio...

Miserere ha detto...

L'anonimo del primo post mi sembra di averlo già letto in qualche altro blog.

Anonimo ha detto...

chissenefrega delle manifestazioni quando c'è in ballo la salute del papa.
i movimenti hanno per caso espresso solidarietà al santo padre?
e i singoli vescovi?
silenzio tombale come sempre
ciro

Anonimo ha detto...

Anche a me sembra di aver gia letto altrove l'anonimo neocat.
Non deve prendersela se per noi è infinitamente più importante sapere del nostro amato Papa (Pietro, Vicario di Cristo) rispetto a ciò che concerne Kiko e Carmen.
Alessia