venerdì 12 marzo 2010

Il senso del peccato e del perdono (Sequeri)


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“L’abuso sessuale” e la sua strumentalizzazione anticattolica: straordinaria riflessione di Mons. Müller (in italiano!!!)

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Ribadito il valore del celibato che non c'entra nulla con gli abusi (Calabrò)

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Il Papa spiegherà oggi che gli errori» di pochi non devono compromettere il servizio e la testimonianza di molti sacerdoti (Tornielli)

L’osservatore permanente della Santa sede all’Onu ha dichiarato a Ginevra che i sacerdoti pedofili non hanno attenuanti (Tornielli)

GLI ABUSI E LA TOLLERANZA ZERO DI BENEDETTO XVI: SERVIZIO DI STEFANO MARIA PACI

Analisi particolarmente riduttiva (ed ingiusta) di Rusconi che mischia celibato sacerdotale, ordinazione delle donne, "papesse" e preti pedofili

Il Papa e il diavolo, padre Amorth: Io esorcista e il demonio nella Chiesa (Ansaldo)

Se un esorcista in Vaticano scopre di avere molto da fare (Paolo Rodari)

Abusi sessuali sui minori, card. Kasper: «Il Papa vuole chiarezza» (Cardinale)

Sacerdoti e laici: il giusto rapporto- Relazione del prof. Guzmán Carriquiry

Il sacerdote e le recenti mutazioni antropologiche. Intervento del prof. Massimo Introvigne, Direttore del CESNUR

Che cosa c’è dietro la seconda ondata di Anglicani convertiti al Cattolicesimo (Rodari)

Pedofilia, padre Scalese: Qualcosa comincia a muoversi

Convegno a Roma per i dieci anni della Dominus Iesus (Radio Vaticana)

Il card. Poletto annuncia il programma della visita di Benedetto XVI a Torino

Documento finale dell'assemblea dell'episcopato irlandese

Il compositore tedesco Tobias Weber ricorda gli anni in cui fu "passerotto del duomo" sotto la direzione di Georg Ratzinger

Vaticano: «No attenuanti per abusi». In Austria sospesi tre sacerdoti

Questi sono gli articoli che vorrei leggere sulla stampa cattolica! Monumentale commento che spiega la ratio delle norme vaticane antipedofilia

Pedofilia, vescovi irlandesi: il Papa ci chiede di collaborare con i giudici (Izzo)

L'intervento di mons. Tomasi all'Onu sulla questione degli abusi sui minori (Radio Vaticana)

Pedofilia, il vescovo di Ratisbona: "una stupidaggine" l'ipotesi che il celibato ecclesiastico sia all'origine del fenomeno

Il Papa: tornare ai confessionali e ricordare che Dio perdona sempre. Viviamo in un contesto culturale ostile alla fede (Izzo)

Apprezzamento dei vescovi irlandesi per la nota di padre Lombardi (Sir)

Precisazione del portavoce dell'arcidiocesi di Vienna: il card. Schönborn non ha messo in dubbio in alcun modo il celibato nella Chiesa Cattolica

Il Papa: "Nelle condizioni di libertà in cui oggi è possibile esercitare il ministero sacerdotale, è necessario che i presbiteri vivano in "modo alto" la propria risposta alla vocazione, perché soltanto chi diventa ogni giorno presenza viva e chiara del Signore può suscitare nei fedeli il senso del peccato, dare coraggio e far nascere il desiderio del perdono di Dio" (Discorso alla Penitenzieria Apostolica)

Pedofilia, vescovi irlandesi: il Papa ci chiede di aiutare i giudici. La Lettera "De delictis gravioribus" non preclude affatto la collaborazione

Pedofilia, Messori: il Vaticano sembra il solo a fare notizia (Corriere)

Le confessioni di un cardinale anonimo che però descrive un Ratzinger "nobilmente disinteressato alla propria elezione" (Galeazzi). Da incorniciare!

L'intervento del card. Schoenborn. Ancora una volta le interpretazioni di agenzie e quotidiani non aderiscono al testo...

Le parole della Scaraffia suonano come un’autocritica, visto che la denuncia trova spazio proprio sulle colonne dell’Osservatore (Tornielli)

IL SENSO DEL PECCATO E DEL PERDONO

TENIAMO FERMA LA DIFFERENZA TRA IL BENE E IL MALE

PIERANGELO SEQUERI

Nell’Europa, civiltà cristiana di lungo corso, circola con tutta evidenza un virus post-cristiano. Si moltiplicano, da­vanti ai nostri occhi allibiti, i sintomi di u­na rappresentazione perfettamente anaf­fettiva del male. Per giocare, per vincere la noia, per fare esperienza, per essere se stes­si: senza inutili ipocrisie, senza falsi mora­lismi. È una vera e propria modificazione culturale della specie. Non è rassegnazio­ne alla inevitabile debolezza umana, pur così pronta all’indulgenza con se stessa. È proprio assuefazione. Ecco il punto.
L’odierna assuefazione al peccato mira a disinnescarne il sentimento, non solo l’i­dea e la volontà. Più radicalmente, ne ini­bisce la percezione. 'Che male c’è?'. A po­co a poco, svuota il male della sua natura maligna, incomincia a riguardarlo come u­na semplice differen­za di gusti estetici, di preferenze libidiche, di priorità esistenzia­li, di strategie di rea­lizzazione. Insomma, alla fine di questo metabolismo dell’as­suefazione te lo puoi ritrovare anche come una risorsa: del suc­cesso, dell’astuzia, del potere. Una volta insediato fra le pie­ghe della scelta individuale, e in grado di esibire perfetta naturalezza (ci vuole eser­cizio, naturalmente: ma ci sono agenzie, per questo), il peccato è perfettamente ri­ciclato (proprio come il denaro della dro­ga). Può incominciare ad apparire – con al­tro nome, ma non necessariamente – in­grediente necessario di un’esperienza completa della vita, o addirittura un tratto personale di stile.
L’assuefazione al male e la perdita del sen­so del peccato sono perfettamente solida­li. La diffusione di questa combinazione non intacca più semplicemente la sfera della moralità dei comportamenti indivi­duali. Lambisce pericolosamente i processi di socializzazione, ossia i dispositivi del­l’umana trasmissione dei modelli e degli orientamenti di vita. Insidia l’interpreta­zione del diritto da parte delle istituzioni e della pubblica opinione. Mortifica e toglie la parola alla coscienza intenzionata a o­norare la differenza di una vita degna. Quel­la che è intenzionata a tener ferma la dif­ferenza del bene e del male, e a riconosce­re lealmente la gravità personale e l’effet­to di corruzione che vengono a noi tutti dal peccato che si consuma nel cuore: anche quello che non vediamo, che non alza (al momento) la mano su nessuno, che tradi­sce i propri impegni e i propri simili anche quando non è stato (ancora) scoperto.
Papa Benedetto XVI ha insistito ieri giu­stamente, sulla parola decisiva che deve essere pronunciata a riguardo di questa mutazione collettiva della coscienza del male.
L’autentica vitalità dell’esperienza di Dio – solo quella – sbarra la strada a que­sto metabolismo che rende il peccato irri­conoscibile, inconfessabile, imperdona­bile. Dio sa come spiegare al cuore le co­se. Dio ha la passione necessaria, e le cor­de giuste da toccare, per il riscatto del­l’uomo dall’istupidimento che precede il diluvio. Dio ha l’autorevolezza necessaria per pronunciare con sovrana libertà la pa­rola che nessuno vuole più ascoltare: l’uo­mo è capace di autentica cattiveria, anche senza nessuna scusa. Dio conserva il sen­so del perdono, anche se noi perdiamo il senso del peccato. Le nuove generazioni che moltiplicano pianti isterici per picco­le eccitazioni andate a male perdono il do­no caldo delle lacrime per le enormità di affetti sprecati e calpestati: per i quali nes­suno espia. Il Papa invita i sacerdoti a con­siderare sacrosanto il 'luogo' e il 'gesto' della confessione del peccato. E li inco­raggia a offrirsi come segno di un incon­tro con Dio che dissolve l’incantamento dell’assuefazione al male. Uno stile di vi­ta controcorrente, che batte sul tempo l’onda anomala che travolge i cuccioli i­gnari. Un uomo che non ha fegato per la confessione del bene e del male, con a­more e lacrime, che uomo è?

© Copyright Avvenire, 12 marzo 2010

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