martedì 2 marzo 2010

Vescovi emiliani spiegano a vescovi italiani come difendere la vita nelle urne (Rodari)


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Vescovi emiliani spiegano a vescovi italiani come difendere la vita nelle urne

Paolo Rodari

mar 2, 2010 IL FOGLIO

Mentre si avvicina il voto regionale, mentre la confusione regna nel Lazio dove, tra i tanti grattacapi, c’è anche quello di una chiesa ufficiale che ancora non ha detto nulla – e senz’altro non dirà nulla – in merito alla candidatura della radicale Emma Bonino, c’è una regione dove i vescovi e gli arcivescovi hanno deciso in qualche modo di uscire allo scoperto: l’Emilia Romagna.
I presuli guidati dal cardinale arcivescovo di Bologna Carlo Caffarra, infatti, hanno abbandonato nelle scorse ore l’ecclesialese e hanno provato tutti insieme, nessuno escluso, a parlare chiaro. Hanno scritto una notificazione nella quale hanno spiegato che, seppure non sia compito loro fare nomi e dare indicazioni di voto, spetta a ognuno, in particolare a ogni elettore cattolico, ricordare che esistono dei valori che al momento del voto non possono essere elusi, dimenticati. Sono i valori scritti all’interno della dottrina sociale della chiesa, ovvero i valori inerenti la vita e la sua difesa, quei valori che Benedetto XVI chiamò, tempo addietro, “non negoziabili”.
Dicono i vescovi dell’Emilia Romagna che al momento del voto occorre discernere chi difende meglio “la dignità della persona umana, costituita a immagine e somiglianza di Dio”. E ancora: “La sacralità della vita dal concepimento fino alla morte naturale, inviolabile e indisponibile a tutte le strutture e a tutti i poteri; i diritti e le libertà fondamentali della persona: la libertà religiosa, la libertà della cultura e dell’educazione; la sacralità della famiglia naturale, fondata sul matrimonio, sulla legittima unione cioè fra un uomo e una donna, responsabilmente aperta alla paternità e alla maternità; la libertà di intrapresa culturale, sociale, e anche economica in funzione del bene della persona e del bene comune; il diritto a un lavoro dignitoso e giustamente retribuito, come espressione sintetica della persona umana; l’accoglienza ai migranti nel rispetto della dignità della loro persona e delle esigenze del bene comune; lo sviluppo della giustizia e la promozione della pace; il rispetto del creato”. Perché una cosa deve essere chiara: “La coscienza cristiana rettamente formata non permette di favorire col proprio voto l’attuazione di un programma politico o la promulgazione di leggi che non siano coerenti coi valori sopraddetti, esprimendo questi le fondamentali esigenze della dignità umana”.
L’uscita dei vescovi della regione più “rossa” d’Italia è stata senz’altro condivisa dal combattivo cardinale Angelo Bagnasco. Avvenire, infatti, il giornale della Cei, ha dedicato un’intera pagina domenica al comunicato, segno che anche la presidenza della Cei condivide il taglio molto deciso dei presuli: “Valori non negoziabili. La bussola per il voto”, ha titolato Avvenire.
Negli ultimi giorni, comunque, il quotidiano diretto da Marco Tarquinio è intervenuto più volte sul voto regionale, con riferimenti espliciti anche alla candidatura della Bonino nel Lazio.
Tarquinio, infatti, ha scritto che i radicali che “si candidano ad assumere addirittura la rappresentanza del sentire cattolico”, rappresentano un caso “curioso quanto inquietante” perché su vita, famiglia, difesa della libertà educativa, solidarietà sociale e visione del mercato e del lavoro “i radicali predicano sistematicamente l’opposto di ciò che afferma la dottrina sociale della chiesa”. Poi, sempre su Avvenire, è stato monsignor Arrigo Miglio, vescovo di Ivrea e presidente della commissione Cei per i Problemi sociali e il lavoro, a parlare di “militanze assolutamente non condivisibili da parte di noi cristiani”.

Pubblicato sul Foglio martedì 2 marzo 2010

© Copyright Il Foglio, 2 marzo 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Paolo Rodari.

Averne di vescovi come il card. Caffarra...non tutti sono cosi' fortunati e, allora, per non diventare strabici, non resta che guardare il Papa secondo una bella espressione di Mons. Giovanni D'Ercole.
R.

6 commenti:

Fabiola ha detto...

Ma è vietato, per un ambrosiano, guardare a Caffarra? Tanto più che è lo stesso che guardare al Papa.

sonny ha detto...

Ciao Raffaella, da emiliana mi ha fatto molto piacere leggere quest'articolo. Se poi aggiungiamo il fatto che prima di Caffarra c'era un certo Biffi....

Anonimo ha detto...

il papa dice che i prelati non devono mettere becco in questioni politiche! quindi cafarra è uno che non da retta al papa.

nome fittizio ha detto...

avete letto la descrizione del partito per cui dovrebbe votare un cattolico che fa cafarra? non esiste in italia un partito così!
ci tocca astenerci.

Raffaella ha detto...

Sto decisamente meditando questa possibilita'.
R.

Anonimo ha detto...

Vista la situazione pure io.
Alessia