lunedì 5 luglio 2010

Secondo Franco Cardini Papa Benedetto sbaglia ad elogiare e "riabilitare" Celestino V (Galeazzi)

Clicca qui per leggere l'intervista segnalataci da Alessia.
Personalmente sono piu' dalla parte dell'intervistatore (Galeazzi) che da quella dell'intervistato (Cardini) a cui ricordo, rispettosamente, che per la Chiesa Celestino V e' Santo. Inoltre, se ben ricordo, recenti studi anche radiografici sul cranio di Celestino hanno dimostrato che la morte del Papa fu probabilmente un omicidio
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10 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffa, completo OT. Ma credo che un giorno dovremo approfondire anche questo importante dibattito.
Secondo lo Spiegel, insospettabile di simpatie creazioniste, in Gabon sono stati trovati fossili di animali evoluti che risalirebbero a 2,1 mld di anni fa, quando secondo gli evoluzionisti avrebbero dovuto esserci solo organismi monocellulari.
http://www.spiegel.de/wissenschaft/natur/0,1518,703867,00.html
Alberto

medievale ha detto...

padronissimo Cardini di dar ragione a Dante, ma di quale riabilitazione possa aver bisogno uno che per la Chiesa è già santo da secoli non si capisce bene; ma tanto ciò che fa brodo è il presunto errore di Ratzinger oggi, non quello, ad esempio, di Clemente V che lo canonizzò.
A quando le critiche a Ratzinger per il Concilio di Calcedonia?

Fabiola ha detto...

Che Celestino V sia, sovente, diventato una bandiera di certo cattolicesimo contrario all'istituzione e, sostanzialmente antipapale è vero. In fondo anche Ignazio Silone lo rilesse così.
Ma non mi sembra che Benedetto sia entrato nel merito dell'elezione nè, tantomeno, del "gran rifiuto". Ha semplicemente rilevato i motivi, sempre attuali, per cui è stato canonizzato (e questo vale per ogni santo). D'altra parte la canonizzazione non è un sigillo di approvazione per tutte le scelte "storiche" che un santo ha compiuto. Quanto a Dante non è neppure assolutamente certo che si riferisse proprio a lui.
Io, comunque, sono abbastanza d'accordo con Cardini quando afferma che, talora, la santità personale non è sufficiente a guidare, con saggezza, la Chiesa e che, nonostante tutto, il "pessimo" Bonifacio VIII sia stato il Papa che, in quell'epoca, ci voleva.

Raffaella ha detto...

Io non sono una storica ne' una studiosa di Dante, ma ricordo che la mia prof. (che presentava negativamente sia Celestino V, pavido, sia Bonifacio VIII, sanguinario) diceva spesso che in realta' Dante ce l'aveva tanto con Celestino "solo" perche' la sua rinuncia apri' la strada all'elezione di Bonifacio, sorgente di tutti i mali secondo il poeta fiorentino.
R.

Caterina63 ha detto...

Benedetto XVI ai giovani a Sulmona ha spiegato che il rischio della RINUNCIA per PAURA c'è sempre da non confondersi appunto CON IL RIFIUTO alla lotta...,infatti il Papa ha anche sottolineato che Celestino in realtà rinunciò non per "viltate" (come sosteneva Dante) ma per "ragion di stato"....come a dire, per evitare che il papato diventasse strumento di beghe politiche...a questo gioco Celestino V RINUNCIO' E NON RIFIUTO' IL PRIMATO PETRINO...

In verità più che la storia di Celestino andrebbe chiarito l'uso dei termini: un conto è rinunciare per evitare di diventare STRUMENTO DI ERRORE altra cosa è RIFIUTARE UN RUOLO al quale si viene chiamati...
san Celestino non si interessava di INTRIGHI DI PALAZZO, lui sapeva PREGARE E MEDITARE, ergo rinunciò a farsi strumentalizzare nel governo della Chiesa per poter esercitare quella chiama nel nascondimento e nella Preghiera, quello che sapeva fare meglio!

Giusto o sbagliato che fu il suo gesto, non penalizzò affatto la Chiesa, perchè NOI CREDIAMO nella potenza della Preghiera più che agli intrighi di palazzo ^__^

Anonimo ha detto...

Hai ragione, Raffaella; anche a me al liceo avevano insegnato questa interpretazione della posizione dantesca, tanto è vero che ho sempre visto Bonifacio VIII come un sacerdote "malato" di quel carrierismo e potere tanto invisi a Benedetto XVI. E sappiamo quel che pensava Dante della separazione fra potere temporale e potere spirituale. In effetti non denigrava Celestino V per la sua vita e la sua persona, ma soltanto perchè pusillanimamente (secondo lui) aveva lasciato il papato nelle mani di Bonifacio VIII, cosa che non sarebbe avvenuta se egli non avesse rinunciato.
in ogni caso, appoggiarsi ad un poeta, sebbene sia il "sommo", per decretare o meno la santità di qualcuno, mi pare un po' miserevole ... Maria Pia

Maria R. ha detto...

Premesso che a me, al liceo, non hanno dato spiegazioni né pro né contro, concordo con quello che dice Raffaella. Celestino V è Santo, e un cristiano cattolico, non può pensare che la Chiesa possa sbagliare nel proclamare un Santo.
E allora, se crediamo nell'infallibilità nel dichiarare un Santo, le pressioni politiche, eventualmente presenti, sono da vedere non come un "rovescia-storia" (nel senso: se non ci fossero state, sarebbe mancata la proclamazione), ma come un elemento di cui il Signore magari si serve, per andare a istruire un processo di canonizzazione....almeno, io la vedo cosi'.... se no, arriveremmo all'assurdità di credere che la Chiesa possa sbagliare nel dire che tizio o caio siano in Paradiso!

Andrìa ha detto...

Ci mancava Franco Cardini ad insegnare a Benedetto XVI come si fa il Papa!!?

gemma ha detto...

concordo con andria e come dice mariapia, non è che Dante, a parte la riconosciuta sommità poetica, sia depositario di ciò che è bene e male per l'esistenza della chiesa

euge ha detto...

Hai ragione gemma ma, in queste circostanze, anche Dante diventa senza colpo ferire depositario di ciò che è giusto e ciò che è sbagliato! TUTTO FA BRODO L'IMPORTANTE E' DARE ADDOSSO A BENEDETTO!