mercoledì 6 ottobre 2010

Pedofilia, Strasburgo fa qualche passo. Dal Consiglio d’Europa sì al discusso testo sui minori. In aula riconosciute le «buone pratiche della Chiesa» (Fornari)

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Su segnalazione di Alessia ed Eufemia leggiamo:

Abusi: Strasburgo fa qualche passo

Dal Consiglio d’Europa sì al discusso testo sui minori
Ma in aula riconosciute le «buone pratiche della Chiesa»


Nel dispositivo prese in considerazione anche le istituzioni pubbliche. La relatrice Rupprecht: violenze anche a scuola, in carcere, nell’esercito

DAL NOSTRO INVIATO A STRASBURGO

PIERLUIGI FORNARI

Approvata ieri all’unanimità dall’assemblea parlamenta­re del Cosiglio d’Europa la ri­soluzione mirante a garantire la pie­na protezione per i minori vittime di abusi sessuali nelle istituzioni.
Il do­cumento, di cui è relatrice la sociali­sta tedesca Marlene Rupprecht, im­pegna tra l’altro il Comitato dei mi­nistri del Consiglio a presentare al­l’assemblea un rapporto, dopo aver consultato i governi di ciascuno de­gli Stati membri (47) entro gennaio 2013 sui risultati ottenuti nella cam­pagna contro gli abusi.
Con un emendamento proposto dal popolare olandese Pieter Omtzigt e dal suo capogruppo Luca Volontè (perfezionato con una modifica dal­la relatrice) si è precisato che anche tutti gli “Stati osservatori” sono invi­tati a presentare un rapporto. Il sen­so di tale inclusione, che riguarda an­che la Santa Sede, si spiega con quan­to affermato dall’irlandese Ronald Mullen: la Chiesa è «passata ora nel­la zona delle migliori pratiche», da quella della «vergogna» provocata dall’emergere dei casi di pedofilia. Volontè ha avvertito che «l’azione di molti Stati si ferma al giorno del di­battito al Consiglio d’Europa, non traducendosi mai in modifiche legi­slative. La prescrizione dei reati per la Chiesa, invece, inizia solo dopo 20 anni dalla raggiunta maturità della vittima, mentre in vari Stati scatta già dopo 2 o 5 anni». Del resto anche la relatrice, sulla base della sua colla­borazione con le istituzioni ecclesia­li, ha riferito dei «passi compiuti in Germania», per cui la Chiesa «è mol­to meno fragile di quanto si ritenga». Volontè ha spiegato che il senso del suo documento aggiuntivo alla rela­zione esplicativa della risoluzione della Rupprecht non era negare quanto scritto dalla socialista tede­sca, ma completare il quadro sulla base di ricerche laiche molto affida­bili.
Nel testo presentato il capo­gruppo del Ppe aveva infatti espres­so il timore che un rapporto con­centrato prevalentemente sulla Chie­sa, «redatto in fretta per diffonderlo in connessione con il lancio della campagna del Consiglio d’Europa contro gli abusi sui minori», confe­risse un «tono generale anticattoli­co » alla campagna.
La Rupprecht comunque ha sottoli­neato che abusi sessuali sui minori sono perpetrati negli asili, nelle scuo­le, dalle materne alle superiori, nei carceri minorili, nelle associazioni sportive, nell’esercito, nelle zone di conflitto.
Non sono mancate punte polemiche nel dibattito, per esempio quando il socialista inglese John Austin ha cri­ticato la presentazione della “dis­senting opinion” da parte di Volontè, accusandolo di «fare come la Chiesa che continua negare gli abusi». E poi ha aggiunto che Benedetto XVI «a­vrebbe dovuto essere arrestato du­rante il suo viaggio nel Regno Uni­to ». «Non sono disposto a farmi trasci­nare in polemiche – ha risposto Vo­lontè –, quello che ci interessa ora in­fatti è tutelare i minori». Numerose e bipartisan le conferme che questa strada è quella giusta. Il documento è stato apprezzato da Bernard Mar­quet (Adle, Monaco). Ad allargare l’ottica iniziale della relazione della Rupprecht, nel suo gruppo la un­gherese Virag Kaufer ha parlato di i­stituti pubblici come «scatole nere», la russa Svetlana Goryacheva ha pun­tato il dito contro «la tratta di bam­bini per il trapianto di organi». Per il Ppe, la estone Mailis Reps ha ricor­dato il carcere per i minori e gli abu­si sui bambini immigrati, impossibi­­litati a ricorrere a qualsiasi autorità.

© Copyright Avvenire, 6 ottobre 2010

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