mercoledì 6 ottobre 2010

Per il recupero dei pedofili un impegno corale. La Chiesa si muove, le scienze facciano altrettanto (Patriciello)

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LA CHIESA SI MUOVE, LE SCIENZE FACCIANO ALTRETTANTO

Per il recupero dei pedofili un impegno corale

MAURIZIO PATRICIELLO

Papa Bene­detto, nel suo re­cente viaggio in Gran Bre­tagna, ha af­frontato an­cora una volta, con coraggio e trasparenza, la dolorosissima vicenda dei preti pedofili.
Pochi giorni dopo gli ha fatto eco il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio permanente della Conferenza episcopale italiana.
Non è la prima volta. La Chiesa non si tira indietro e chiede perdono a Dio e agli uomini per non aver vegliato abbastan­za, e per tutte le volte che non ha accolto con immediatezza il grido di dolore degli innocenti traditi da chi li doveva rispetta­re e amare. Il Papa chiede che venga fatta penitenza e noi lo seguiremo nel cammino che ci ha tracciato.
Eppure il problema, nonostan­te il tanto parlare, non è stato ancora affrontato adeguata­mente dalla società civile. Dalla Chiesa siamo stati – laici e cre­denti – spronati a reagire e assi­curati che nei seminari, nei conventi, negli oratori, nei luo­ghi frequentati da bambini e a­dolescenti si vigilerà di più e meglio. Tra i discepoli di Gesù non c’è – e non ci potrà mai più essere – posto per i lupi trave­stiti da agnelli. Bene. Ma di queste persone, poi, che ne sarà? Dove andranno? Gli unto­ri tenuti lontano, non saranno mica guariti dalle loro manìe, dalle loro insane fantasie, dai loro inconfessabili tormenti. Si può scommettere che essi, da qualche parte – sarà una scuo­la, una palestra o la villa comu­nale – tenteranno, e probabil­mente, riusciranno a colpire ancora. Il problema, quindi, è stato sfiorato, ma non affronta­to a viso aperto. Ferruccio Pinotti nel suo libro 'Olocausto bianco' ci fa sapere che, in Italia, in un solo carcere, quello di Bollate in provincia di Milano, è attivo un programma di recupero per pedofili e sex offenders detenuti. Altrove ci si limita a isolare i condannati per questo reato per non la­sciarli in balia degli altri inter­nati. Questo in carcere. E fuori?
Ragioniamo. Se un figliolo, di­sperato, confessa ai genitori di avere seri problemi con la dro­ga, con l’alcol o con il gioco, es­si, i genitori, gli potranno getta­re le braccia al collo e promet­tergli di non lasciarlo solo nel difficile cammino di recupero.
Sanno di poter contare su co­munità, percorsi terapeutici sperimentati e su professionisti e volontari ben preparati, per intraprendere la difficile – e pur possibile – strada del ritorno al­la normalità. Ma se lo stesso giovane, invece, scoprendosi pedofilo, e stanco di nascon­dersi, di colpire vigliaccamente gli innocenti, pentìto, venisse alla luce chiedendo perdono, ma anche confessando di sen­tirsi schiavo di una libidine di­sastrosa, incomprensibile, che condanna ma non riesce a soffocare, e chiedesse aiuto per uscire dall’incubo che lo impri­giona, quale percorso terapeu­tico gli si potrebbe offrire? Il problema è più grande di quanto si possa immaginare e va affrontato con tutti i mezzi che la società ha a disposizione oggi.
Penso che sia giunto il tempo di affrontare apertamente la «condizione tragica» della pe­dofilia, di cui parliamo ormai tanto e sappiamo poco, e di mettere insieme scienze e competenze per conoscere e neutralizzare il meccanismo diabolico che si scatena in chi si è macchiato di questo orribi­le delitto. Il Santo Padre ha dato alla Chiesa e al mondo un esempio di umiltà e di grande amore al­la verità e alla vita. Occorre che con le stesse virtù i cultori delle scienze mediche, psichiatriche, psicologiche e della comunica­zione ci aiutino a capire chi è il pedofilo e se – al di là delle re­sponsabilità da colpire– c’è speranza di recuperarlo a una vita normale e a una sana ses­sualità. Ci dicano anche, con­cretamente, quali cammini, quali terapie intraprendere e dove. Per amore dei bambini.
Di tutti i bambini del mondo.

© Copyright Avvenire, 6 ottobre 2010

3 commenti:

Anonimo ha detto...

e per il recupero degli omosessuali, specialmente i sacerdoti omosessuali?

Anonimo ha detto...

Credo che il recupero delle persone affette da pedofilia sia estremamente arduo, in molti casi impossibile. Per quanto riguarda gli omosessuali non hanno alcun bisogno di essere curati perché non sono malati, anonimo. Ai preti omosessuali si richiede semplicemente di vivere in castità, lo stesso agli etero. Se impossibile lascino la tonaca.
Alessia

Anonimo ha detto...

Faro il nozionista, sperando di venire smentito da qualche altro nozionista. Io sono rimasto alla nota vaticana per il criterio di scelta dei seminaristi in cui si asserisce, addirittura (a mio avviso): le persone con tendenze omosessuali radicate non sono in GRADO DI RAPPORTARSI CORRETTAMENTE CON UOMINI E DONNE! Quindi, Alessia, non possono fare i preti nemmeno casti (naturalmente, aggiungo, i nuovi preti, la norma infatti non sembra retroattiva).
Quanto alla pedofilia la scienza mi sembra molto brancolare. Come tutte le psicopatie (intese come mancanza di coscienza morale) inclusi gli assassini, gli stupratori, i serial killer ecc.
Insomma Hitler era cattivo o era pazzo? Ma, allora c'e' qualche cattivo, opppure siamo tutti preordinati geneticamente nei nostri comportamenti? Cio' mi pare anche in contrasto con il libero arbitrio cattolico.....pazienza lo dicesse un protestante per cui si e' predestinati.....
Cordiali saluti
Alberto2