mercoledì 6 ottobre 2010

Save the Children: 8 milioni di bambini muoiono ogni anno nel mondo per malattie curabili (Radio Vaticana)

Vedi anche:

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Il Papa: liturgia e amore per la Scrittura “scuola di retta vita cristiana” (AsiaNews)

Il Papa: "L’esistenza di santa Gertrude rimane una scuola di vita cristiana, di retta via, e ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù, il Signore. E questa amicizia si impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita" (Catechesi)

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Il testo dell'allocuzione di Mons. Vasa (Baker) sull'inesistenza di un'autorità propria delle Conferenze episcopali

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Due bellissime foto del Papa con il gatto "inglese" Puskin :-)

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Il Papa: «L'impegno di don Puglisi un modello da imitare» (Petta)

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Su segnalazione di Laura leggiamo:

Save the Children: 8 milioni di bambini muoiono ogni anno nel mondo per malattie curabili

Ogni anno più di 8 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono per malattie prevenibili e curabili, come polmonite e diarrea, e persino perché affamati. 195 milioni sono affetti da malnutrizione cronica. Le aree più interessate: l’Africa e il Sud dell’Asia. Lo afferma il rapporto di Save the Children sulla mortalità infantile, che oggi ha lanciato dal Campidoglio, a Roma, la campagna “Every One”. La manifestazione, che durerà fino al 7 novembre, prevede tra le varie iniziative anche la possibilità di donare 2 euro mandando un sms al numero 45503. Debora Donnini ha intervistato Filippo Ungaro, responsabile comunicazione di Save the Children-Italia.

R. - Basterebbe veramente pochissimo per salvare la vita a questi bambini. Parliamo di banali medicinali, cuscini, zanzariere o, comunque, l’assistenza sanitaria adeguata.

D. - Voi avete parlato anche di progressi che sono stati registrati in questo ultimo tempo: quali sono?

R. - Ci sono dei Paesi che hanno investito nei sistemi sanitari, grazie anche all’aiuto di organizzazioni come Save the Children. Dallo scorso anno i dati sulla mortalità si sono ridotti, siamo passati da 9 milioni di bambini che muoiono ogni anno a poco più di 8 milioni. Tutto questo è certamente un dato positivo ma, purtroppo, questo numero è ancora un numero inaccettabile e, purtroppo, la comunità internazionale non sta facendo abbastanza per risolvere questo problema. Ricordiamo che esiste uno degli obiettivi del Millennio che riguarda la mortalità infantile e che prevede la sua riduzione di due terzi entro il 2015. Andando avanti di questo passo, l’obiettivo si raggiungerà soltanto nel 2045, quindi con ben 30 anni di ritardo.

D. - Voi avete messo in campo diverse iniziative per raccogliere i fondi, dall’Sms ad una squadra di calcio come la Fiorentina, che sosterrà questa campagna. Ci può parlare dell’evento dimostrativo, con i bambini, proprio di oggi?

R. - In Campidoglio a Roma circa 100 bambini stanno facendo un evento dimostrativo con centinaia di palloncini rossi con la scritta “Save me” e tutti insieme vogliono trattenere questi palloncini con loro, non lasciarli andare via: ogni palloncino rappresenta metaforicamente la vita di un bambino. I bambini, in primo luogo, ma anche diversi testimoni vogliono dimostrare che la mortalità infantile si può fermare.

D. - Save the Children concretamente, oltre a raccogliere i fondi sul posto, cosa fa?

R. - Noi abbiamo programmi sanitari in oltre 30 Paesi del mondo. Naturalmente sono Paesi poveri, economicamente meno sviluppati, e in questi programmi promuoviamo diversi tipi di attività, dalla costruzione di reparti maternità negli ospedali alla ristrutturazione di centri sanitari, alla formazione di personale sanitario specializzato fino alla distribuzione di medicinali. Con i nostri progetti ogni anno Save the Children salverà direttamente la vita a 500 mila bambini.

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1 commento:

laura ha detto...

basta pochissimo in tempo e in denaro per fare qualcosa di utile. Aiutiamoli se possiamo. Grazie per l'attenzione e grazie a te, Raffaella, per il post