venerdì 11 dicembre 2009
Convegno Cei, Card. Ruini: su Dio è impossibile la neutralità. Card. Bagnasco: la fede non comprime la libertà (Izzo)
Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
FEDE: CARD. RUINI, SU DIO E' IMPOSSIBILE LA NEUTRALITA'
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 10 dic.
E' 'impossibile "un approccio neutrale" alla questione
di Dio. Lo ha sottolineato oggi il card. Camillo Ruini nella relazione di base
al Convegno "Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto", promosso dalla
Conferenza Episcopale Italiana attraverso il Comitato per il Progetto
Culturale. coinvolge inevitabilmente il soggetto che la pone, dato che essa ha
a che fare con il senso e la direzione della nostra vita. Tra le due posizioni
(credere o non credere) infatti "la differenza non solo esiste ma e' grande e
radicale". Per i credenti "Dio e' l'origine, il senso e il fine dell'uomo e
dell'universo". "I non credenti invece - ha rilevato il porporato - possono
differenziarsi nelle loro risposte, a seconda che ritengano la fede in Dio
negativa, positiva o irrilevante per la vita dell'uomo e della societa', ma
propriamente parlando si riferiscono soltanto alla nostra fede in Dio, non alla
realta' stessa di Dio, dato che secondo loro Dio non esiste, o comunque non
possiamo sapere niente di lui, nemmeno se egli esista". E non esiste nemmeno,
ha aggiunto Ruini, "uno spazio di neutralita' che possa consistere nel
rifugiarsi in una posizione agnostica, che e' forse argomentabile ma assai meno
concretamente vivibile". "Nella pratica - dunque - siamo costretti a scegliere
tra due alternative, gia' individuate da Pascal: o vivere come se Dio non
esistesse, oppure vivere come se Dio esistesse e fosse la realta' decisiva
della nostra esistenza. Se agiamo secondo la prima alternativa - ha notato il
cardinale - adottiamo di fatto una posizione atea e non soltanto agnostica; se
ci decidiamo invece per la seconda alternativa adottiamo una posizione
credente: la questione di Dio e' dunque ineludibile". E tuttavia, per
Ruini, "l'impossibilita' di un approccio neutrale e puramente 'scientifico', se
da una parte puo' essere avvertita come un limite, dall'altra ha un risvolto
fortemente positivo, che consiste proprio nel totale coinvolgimento di noi
stessi, della nostra esperienza di vita, della liberta' e degli affetti, come
dell'intelligenza e delle sue capacita' critiche. Vale specialmente a questo
riguardo la parola di S. Agostino: 'si conosce veramente solo cio' che si ama
veramente'. Riguardo a Dio non e' dunque il caso di chiudersi in alcuna
ristrettezza razionalistica".
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FEDE: CARD. RUINI, ESEGESI NON GIUSTIFICA RIDUZIONE A MITO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 10 dic.
Le pagine del Vangelo con il racconto della vita e in particolare della risurrezione di Gesu' Cristo "pongono quasi inesorabilmente alla ragione umana la questione di Dio e del suo intervento nella storia".
Infatti, ha spiegato il card. Camillo Ruini nel suo intervento al Convegno della Cei, "se Cristo e' soltanto un uomo, e soprattutto non e' risorto, siamo costretti, alla fine, a ridurre a mito la sua vicenda storica o a ricorrere ad altre ipotesi storicamente assai improbabili". In proposito, il card. Ruini ha rilevato che la moderna esegesi dell'Antico Testamento sembra che stia perdendo il riferimento alla fede. E questo rappresenta un impoverimento anche per l'Ebraismo. "Gia' la nascita del monoteismo ebraico - ha detto - appare un segno forte della presenza di Dio, sebbene la fase di transizione che attraversano attualmente gli studi dell’Antico Testamento renda questo segno non facile, oggi, da inquadrare ed apprezzare criticamente. Piu' chiaro - ha ammesso - e' il segno costituito dalla vita e in particolare dalla risurrezione di Gesù Cristo".
"Nella storia del cristianesimo - ha poi aggiunto - non mancano i dati che rimandano, almeno in qualche modo, all'interrogativo su Dio: cosi' non soltanto i miracoli e gli altri segni di un intervento speciale di Dio, ma anche le esperienze di Dio che hanno avuto i grandi mistici e in genere molti santi".
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FEDE: BAGNASCO,NON COMPRIME LIBERTA' MA HA FORZA PERSUASIVA BUONE RAGIONI
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 10 dic.
"La verita' cristiana conosce solo la forza persuasiva delle buone ragioni che la sostengono e dell'amore disinteressato che la propone; non segue la via della strumentalizzazione e della persuasione occulta, conosce invece il dialogo, aperto e franco, chiaro nella propria identita' e rispettoso dell'interlocutore". Lo afferma il card. Angelo Bagnasco nella prolusione da lui tenuta oggi al Convegno "Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto", promosso dalla Conferenza Episcopale Italiana attraverso il Comitato per il Progetto Culturale presieduto dal card. Camillo Ruini. "Generata dall'amore", ha scandito il presidente della Cei, la verita' cristiana "non comprime ma esalta la libera scelta dell'uomo". "In un mondo fatto incerto e quasi scettico dal diffondersi della sindrome relativistica, in cui la passione e la stima per le grandi questioni paiono assopite, in cui la ragione strumentale e pragmatica sembra farla da padrona - ha detto - ogni discorso su realta' certe, assolute e trascendenti, rischia di essere respinto, inesorabilmente, nel recinto circoscritto dell'opinabile soggettivo".
La questione di Dio, ha ricordato Bagnasco, "non e' un interrogativo astratto, ma penetra nel profondo le fibre dell'uomo interiore". Ed e' una "domanda che si fa pressante proprio in questo nostro tempo, proprio quando diffusi processi di rimozione culturale tendono ad emarginarla". Soprattutto nel mondo occidentale, la questione di Dio e' lasciata fuori dai percorsi abituali della cultura", ha rilevato il cardinale sottolineando che "emarginata e psicologicamente rimossa, essa si presenta pero', insopprimibile com'e' nel profondo del cuore umano, sotto mentite spoglie". Secondo il cardinale Bagnasco, "molte forme del cosiddetto ritorno del sacro, purtroppo, segnate da sentimentalismo ed emotivismo, finiscono per avallare l'opinione diffusa che religione e ragione appartengano a due mondi, se non contrapposti, quantomeno incomunicabili". Di fronte a tale rischio, per il porporato, e' necessario "rivendicare con rispettosa parresia la dignita' e la rilevanza culturale del Vangelo, capace di interpretare l'esistenza e di orientare l'uomo viandante del nostro tempo, di ogni tempo".
Del resto, ha spiegato l'arcivescovo di Genova, "la questione di Dio non e' una investigazione astratta, avulsa dalla realta' del quotidiano, ma la domanda cruciale, da cui dipende radicalmente la scoperta del senso (o del non senso) del mondo e della vita: della propria vita personale". "Dio - ha concluso il porporato - si avvicina al viandante di ogni tempo: se l'uomo ascolta la Sua voce, allora comincia a ritrovare se stesso".
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