venerdì 11 dicembre 2009

I rapporti diplomatici tra Santa Sede e Russia. Oltre mille anni di reciproca considerazione (Aleksej Judin)


I rapporti diplomatici tra Santa Sede e Russia

Oltre mille anni di reciproca considerazione

di Aleksej Judin
Università Umanistica di Mosca

Il punto di partenza nello sviluppo delle attuali relazioni fra Santa Sede e Russia si può ritenere a ragione il 1990, anno di cambiamenti nella vita politica e sociale della Russia in fase di perestrojka, e penultimo anno di esistenza dell'Urss. Proprio in quell'anno fra le parti fu raggiunto l'accordo di conferire un carattere ufficiale alle relazioni vaticano-sovietiche. Questa storica decisione fu resa possibile da un altro avvenimento epocale: l'incontro tra Papa Giovanni Paolo II e il presidente dell'Urss Michail Gorbaciov. Durante questo incontro in Vaticano il 1° dicembre 1989, pochi giorni dopo il crollo del muro di Berlino, Gorbaciov invitò ufficialmente Giovanni Paolo II a visitare l'Urss.
La storia delle relazioni diplomatiche tra la Russia e la Santa Sede risale tuttavia molto più indietro, alle origini dell'esistenza dello Stato russo. Le Cronache testimoniano che l'anno stesso del Battesimo della Rus' (988), il gran principe di Kiev Vladimir ricevette alcuni legati papali. I contatti tra la Rus' moscovita e la Santa Sede assunsero stabilità dalla metà del XIV secolo, e proprio attraverso di essi nel 1472 ebbe luogo un avvenimento carico di conseguenze per la storia russa, il matrimonio tra il gran principe di Mosca Ivan iii e la principessa bizantina Sofia (Zoe), nipote dell'ultimo imperatore bizantino Costantino XI Paleologo. Le nozze di Sofia, educata alla corte romana, furono proposte e benedette da Papa Paolo II. Gli ambasciatori dei Papi Pio V e Gregorio XIII visitarono regolarmente Mosca. Un episodio centrale nelle relazioni tra Mosca e il Vaticano all'epoca di Ivan iv fu la mediazione diplomatica della Santa Sede nella guerra di Livonia (1558-1583), in cui assieme alla Russia erano coinvolte Polonia e Svezia. Grazie al gesuita Antonio Possevino, ambasciatore della Santa Sede, nel gennaio 1583 venne concluso un trattato di pace tra il regno moscovita e la Rzeczpospolita.
Una novità si introdusse nelle relazioni tra Russia e Santa Sede all'epoca di Pietro i, che per due volte inviò qualificate ambascerie a Roma (1698 e 1707), e ancor più sotto Caterina ii: infatti, dopo la prima spartizione della Polonia (1772) e la creazione dell'Arcivescovato cattolico di Mogilev, divenne necessario regolare la posizione della Chiesa cattolica nell'impero russo. A tali problemi fu volta l'attività del nunzio a Varsavia e legato apostolico Giovanni Archetti (1783-1784). I successivi mutamenti nella situazione delle diocesi cattoliche in Russia e altre urgenti questioni contribuirono al proseguimento dei contatti tra la Santa Sede e la Russia durante il regno di Paolo i e Alessandro i (le missioni del nunzio Lorenzo Litta, 1797-1799, dell'incaricato d'affari pro tempore Giovanni Benvenuti, 1799-1803, e del nunzio Tommaso Arezzo, 1803-1804). Tuttavia, alcuni problemi politici condussero all'espulsione dei nunzi Litta e Arezzo, e fino al 1816 i contatti diplomatici tra Russia e Santa Sede si interruppero. Dal luglio 1816 tra i due Stati per la prima volta si instaurarono piene relazioni diplomatiche. L'impero russo presso la Santa Sede fu rappresentato dal 1816 al 1864 da autorevoli diplomatici russi, ma non si riuscì a costituire una rappresentanza diplomatica simmetrica a Pietroburgo. Inoltre, rappresentanti personali dei Papi presero sempre parte all'incoronazione degli imperatori russi: l'arcivescovo Lorenzo Litta all'incoronazione di Paolo I (1797), Tommaso Bernetti a quella di Nicola I (1826), Flavio Chigi all'incoronazione di Alessandro II (1855), Vincenzo Vannutelli a quella di Alessandro III (1881).
Nel 1845 lo zar Nicola i visitò Roma e si incontrò con Papa Gregorio XVI. Un importante risultato di questo incontro fu il Concordato firmato in data 3 agosto 1847 tra la Santa Sede e la Russia, in cui si intraprendeva il primo tentativo di normalizzare a livello interstatale la situazione della Chiesa cattolica nell'impero. Tuttavia le conseguenze politiche dell'insurrezione polacca del 1863-1864 nell'impero russo condussero nel 1866 alla rescissione del Concordato e delle relazioni diplomatiche in toto tra Santa Sede e Russia. Dopo lunghe trattative nei decenni 1870-1880, le relazioni diplomatiche furono ripristinate nel 1894: a Roma fu insediata una rappresentanza russa, ma ancora una volta non si riuscì a risolvere il problema dell'apertura di una missione diplomatica della Santa Sede a Pietroburgo. Dopo la rivoluzione di febbraio e il crollo della monarchia russa, la missione diplomatica imperiale presso la Santa Sede fu sostituita da una rappresentanza del Governo provvisorio, che restò fino al 1922.
Dal 1921 al 1928 tra esponenti della Russia sovietica e della Santa Sede vi furono contatti non ufficiali, nell'ambito dei quali vennero discusse le questioni del riconoscimento de jure da parte della Santa Sede della Repubblica federativa sovietica e della regolamentazione della situazione della Chiesa cattolica in Russia. Essi però non diedero risultati positivi.
Solo dalla metà degli anni Sessanta i contatti tra Vaticano e Unione sovietica divennero regolari, cosa a cui contribuì per molti aspetti l'accordo, raggiunto nel 1967, di portare i contatti a un "livello di lavoro stabile". Negli anni Sessanta-Ottanta il ministro degli Esteri sovietico Andrej Gromyko si incontrò più volte con Paolo VI e Giovanni Paolo II durante sue visite in Italia. Il 30 gennaio 1967 Papa Paolo VI ricevette in Vaticano il presidente del Soviet supremo dell'Urss, Nikolaj Podgornyj. Nel febbraio 1971, in relazione all'ingresso formale del Vaticano nell'Accordo di non propagazione delle armi nucleari, giunse a Mosca l'arcivescovo Agostino Casaroli, segretario del Consiglio per gli Affari Pubblici della Chiesa.
Il periodo della perestrojka, soprattutto dopo il 1988, vide un notevole dinamismo nei contatti politici sovietico-vaticani. La presenza alle solenni celebrazioni del Millennio del Battesimo della Rus' nel 1988 di una delegazione della Chiesa cattolica molto rappresentativa, guidata dallo stesso Casaroli, ormai cardinale segretario di Stato, i successivi incontri a Mosca di quest'ultimo e dell'arcivescovo Angelo Sodano, allora segretario per i Rapporti con gli Stati, con Gorbaciov, gli scambi di lettere personali tra Gorbaciov e Giovanni Paolo II, i mutamenti positivi nella vita religiosa dell'Urss conducevano verso la normalizzazione delle relazioni bilaterali.
L'incontro del 1989 fu dunque un punto d'arrivo, e anche la pietra angolare su cui si cominciò a edificare la nuova architettura delle relazioni vaticano-russe. Il 15 marzo 1990 le parti stabilirono di istituire delle rappresentanze ufficiali, con a capo rispettivamente un nunzio apostolico e un ambasciatore straordinario e plenipotenziario. Il primo rappresentante ufficiale della Santa Sede in Urss, e poi nella Federazione russa, fu l'arcivescovo Francesco Colasuonno (1990-1994); per l'Unione sovietica presso la Santa Sede fu designato l'ambasciatore Jurij Karlov (1990-1995). Dopo Karlov, la Russia venne rappresentata da Vjaceslav Kostikov (1995-1996), Gennadij Uranov (1996-2001) e Vitalij Litvin (2001-2005). Dall'agosto 2005 la missione diplomatica è guidata da Nikolay Sadchikov.
All'epoca della sua nomina a Mosca monsignor Colasuonno era nunzio apostolico con incarichi speciali e capo della Delegazione della Santa Sede per i contatti permanenti di lavoro con la Repubblica di Polonia. Giunto in Russia, si scontrò con un numero immenso di problemi per cui non esistevano risposte prefabbricate. L'Unione sovietica stava vivendo i suoi ultimi giorni, la situazione politica cambiava letteralmente di settimana in settimana, come pure la situazione religiosa. Intanto, con le celebrazioni del Millennio del Battesimo della Rus', nel 1988, iniziava il ritorno storico dell'ortodossia nella vita della Russia contemporanea. Nel 1990 l'Urss approvò la nuova legge "sulla libertà di coscienza e sulle organizzazioni religiose", che assicurava ai rappresentanti di tutte le associazioni religiose libertà fino allora inaudite nella storia della Russia. I cattolici russi si accinsero con entusiasmo a ricostruire la propria Chiesa, quasi completamente distrutta da decenni di persecuzioni. In questo contesto il nunzio Colasuonno aveva l'immane responsabilità di prendere decisioni fattive e adeguate. Innanzitutto andava risolta la questione della riorganizzazione delle strutture ecclesiastiche, e dopo alcuni mesi di intenso lavoro, il 16 aprile 1991 il nunzio poté annunciare la costituzione di tre nuove Amministrazioni apostoliche: per la Russia europea con centro a Mosca (monsignor Kondrusiewicz), per la Siberia con centro a Novosibirsk (monsignor Werth), e per l'Asia Centrale con sede a Karaganda in Kazakhstan (monsignor Lenga).
La fine politica dell'Urss e la nascita della Federazione russa di Eltsin, alla fine del 1991, non frenò i ritmi di sviluppo nelle relazioni fra la Santa Sede e la Russia. Nel dicembre 1991 la Santa Sede riconosce ufficialmente la nuova Russia democratica e dichiara la disponibilità a proseguire con essa "relazioni ufficiali e amichevoli". I rappresentanti diplomatici designati nel 1990 conservano le proprie cariche, e tra i due Stati si instaura la prassi di regolari consultazioni bilaterali al vertice. Il 20 novembre 1991 il presidente Eltsin visita in Vaticano Giovanni Paolo II. Tema principale del colloquio sono le questioni legate alla libertà religiosa nella nuova Russia. Al tempo stesso le due parti dimostrano interesse a sviluppare una collaborazione, allo scopo di rafforzare la cooperazione internazionale ed europea, regolare conflitti internazionali e contribuire alla soluzione di fenomeni negativi come nazionalismo, razzismo, xenofobia, terrorismo e diseguaglianza sociale ed economica.
La missione diplomatica del successivo rappresentante della Santa Sede, l'arcivescovo John Bukowski (1994-2000), prosegue nelle linee generali l'attività di coordinamento per il ripristino delle strutture della Chiesa cattolica in Russia. Intanto nella vita politica interna russa si evidenziano nuove tendenze, nel contesto delle quali si verifica un ripensamento del modello giuridico della libertà religiosa nel Paese. Nell'estate del 1997 viene presentato alla Duma un nuovo progetto di legge "sulla libertà di coscienza e sulle associazioni religiose", in netto contrasto con le enunciazioni fondamentali della legge del 1990, che limita sostanzialmente le garanzie giuridiche delle libertà religiose per le "organizzazioni religiose straniere". Tra gli altri, anche i cattolici russi formulano argomentate critiche alla Duma, e la loro posizione viene appoggiata da Papa Giovanni Paolo II, che scrive personalmente al presidente Eltsin per esporgli la preoccupazione della Santa Sede, dal momento che alcuni articoli del nuovo progetto di legge sono in contrasto con gli impegni assunti dalla Russia a livello internazionale. In un primo momento, anche in considerazione della posizione della Santa Sede, Eltsin pone il veto alla legge approvata nel giugno 1997, ma essa viene definitivamente approvata in settembre.
Va osservato come il fervore delle discussioni sulla nuova legge e addirittura l'intervento personale di Giovanni Paolo II non sminuiscono la fiducia reciproca nell'evoluzione delle relazioni russo-vaticane. Il 2 febbraio 1998 il Papa e il presidente Eltsin si incontrano per discutere la situazione politica e religiosa esistente in Russia e i preparativi per il Grande Giubileo del 2000, oltre che i problemi del consolidamento della pace e del superamento di situazioni di crisi.
La missione di rappresentante della Santa Sede nella Federazione russa viene affidata all'arcivescovo Georg Zur (2000-2002). Si tratta di un periodo non scevro di tensioni nello sviluppo delle relazioni cattolico-ortodosse e nei contatti internazionali vaticano-russi. L'11 febbraio 2002 per decisione della Santa Sede le quattro amministrazioni apostoliche esistenti in Russia vengono trasformate in diocesi. Questa crisi diventa un forte stimolo per una riflessione complessiva sulle relazioni con gli organismi statali russi e soprattutto sulle vie di sviluppo del dialogo con la Chiesa ortodossa russa.
Non si può non notare con soddisfazione che neppure gli eventi del 2002 valgono a infrangere le relazioni esistenti tra Federazione russa e Vaticano. Il primo incontro tra il nuovo presidente russo Vladimir Putin e Papa Giovanni Paolo II era avvenuto il 5 giugno 2000 in Vaticano, durante una delle sue visite all'estero. Il secondo incontro tra Putin e Giovanni Paolo II ha luogo il 5 novembre 2003. Dopo la morte del Pontefice, nella lettera di condoglianze indirizzata al decano del Collegio cardinalizio Joseph Ratzinger, Putin chiamerà Giovanni Paolo II una "illustre personalità del nostro tempo", e definirà il suo ministero pastorale come "volto a rinsaldare i principi spirituali e morali nella vita dell'uomo".
La ricerca di vie d'uscita dalla crisi del 2002 diventa il compito principale della missione diplomatica della Santa Sede in Russia, la cui direzione viene assunta alla fine del 2002 dall'arcivescovo Antonio Mennini. Il graduale ristabilimento di un clima di fiducia nelle relazioni cattolico-ortodosse attraverso un lavoro di ricerca di soluzioni per i problemi esistenti, l'appello a ottenere garanzie giuridiche per l'attività della Chiesa cattolica in Russia, lo sviluppo di relazioni politiche e diplomatiche tra Santa Sede e Federazione russa in tutte le sfere di interesse comune, sono le priorità perseguite negli ultimi anni dalla Rappresentanza della Santa Sede. Nel contempo, anche le relazioni vaticano-russe acquistano nuovo impulso. Dopo il primo incontro tra Putin e il nuovo Papa Benedetto XVI, avvenuto in Vaticano il 13 marzo 2007, un comunicato della Sala Stampa Vaticana definisce le relazioni bilaterali come "cordiali", e rileva l'aspirazione di ambo le parti a svilupparle ulteriormente, anche in ambito culturale.
Nel corso della visita a Mosca nel marzo scorso, il segretario della Santa Sede per i Rapporti con gli Stati monsignor Dominique Mamberti ha sottolineato che la Santa Sede attribuisce grande importanza alle relazioni con la Russia "sia perché la Federazione russa ha una posizione di primo piano nel quadro geopolitico del mondo, sia anche per la concordanza di posizioni tra Russia e Santa Sede su tutta una serie di punti, in numerosi forum internazionali". Questa convergenza di posizioni si nota innanzitutto rispetto ai problemi della pace nel mondo, della cooperazione tra i popoli e del dialogo fra le culture, rispetto ai problemi della povertà e della fame, della salvaguardia della vita e della famiglia, lo sviluppo degli studi biogenetici nel rispetto della dignità della persona umana, dal primo momento della sua esistenza.
In questa luce, l'incontro del 3 dicembre scorso tra il presidente Medvedev e Papa Benedetto XVI è la logica conclusione di un'intera fase della storia postsovietica delle relazioni vaticano-russe. Una fase, apertasi esattamente vent'anni fa con lo storico incontro tra Giovanni Paolo II e Gorbaciov. L'incontro della settimana scorsa segna indubbiamente l'aprirsi di nuove prospettive per il XXI secolo e mostra "l'alto livello raggiunto dal dialogo tra la Russia e la Santa Sede, come pure tra la Santa Sede e la Chiesa ortodossa russa", come ha rilevato il portavoce del presidente russo Natalia Timakova. La decisione di stabilire relazioni diplomatiche tra Santa Sede e Federazione russa attesta la consapevolezza di una cooperazione politica e diplomatica di ambo le parti. Si innalza dunque a più alto livello anche il confronto su una serie di importanti questioni di comune interesse, su cui Russia e Santa Sede sono in sintonia. L'innalzamento del livello delle relazioni diplomatiche tra Russia e la Santa Sede, inoltre, è un segno del fatto che anche il dialogo ufficiale con la Chiesa ortodossa russa è entrato in una nuova fase di cordiale comprensione e collaborazione.

(©L'Osservatore Romano - 11 dicembre 2009)

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