giovedì 10 dicembre 2009
Le pressioni di Papa Ratzinger per favorire uno «sviluppo solidale» (bellissimo articolo di Accattoli)
Su segnalazione di Eufemia leggiamo:
Le pressioni di Ratzinger per favorire uno «sviluppo solidale»
Il Papa difende la Terra, il «capolavoro di Dio»
La vocazione «ecologista» della Chiesa non è di ieri: al vertice ci sarà anche una delegazione del Vaticano
di Luigi Accattoli
Domenica il Papa si è appellato al vertice di Copenhagen perché decida iniziative «rispettose della creazione e promotrici di uno sviluppo solidale». La «salvaguardia del Creato – ha detto ancora con un’espressione sorta un trentennio addietro in ambienti ecumenici tedeschi – postula l’adozione di stili di vita sobri e responsabili, soprattutto verso i poveri e le generazioni future».
Abbiamo un Papa ecologo che insiste sul rispetto del Creato pur nello scarso ascolto che ottiene – su questo tema – sia dentro sia fuori della Chiesa.
Una volta, pur essendo egli così schivo da ogni protagonismo, arrivò a porsi come promotore di un movimento cristiano-cattolico: «Vi invito a pregare e a lavorare con me per un maggiore rispetto delle meraviglie della creazione di Dio» (5 settembre 2007).
Della necessità di promuovere «un governo responsabile della natura» tratta nell’enciclica Caritas in Veritate pubblicata il luglio scorso.
In essa elenca la “salvaguardia dell’ambiente” tra i motivi che dovrebbero convincere l’umanità a dare vita a una «autorità politica mondiale» dotata di poteri sovrannazionali.
Le parole forse più forti le aveva usate parlando a un raduno di giovani a Loreto, il 2 settembre del 2007: «Prima che sia troppo tardi, occorre adottare scelte coraggiose, che sappiano ricreare una forte alleanza tra l’uomo e la terra».
Sempre in quel mese, in visita a Velletri, aveva affermato che «la logica del profitto, se prevalente, incrementa la sproporzione tra poveri e ricchi, come pure un rovinoso sfruttamento del pianeta».
L’attenzione – davvero straordinaria – del papa all’ecologia ha influenzato l’attività diplomatica della Santa Sede, che sarà presente a Copenhagen con una delegazione guidata dall’osservatore permanente presso l’Onu, arcivescovo Celestino Migliore.
Ad appoggiarne il lavoro ci saranno – fuori degli ambienti della Conferenza – vescovi e rappresentanti di agenzie umanitarie cattoliche di 25 paesi, che hanno promesso di “assediare” pacificamente il summit per invocare «una giustizia climatica». C’è anche una vasta adesione, in tutto il mondo cattolico, alla campagna Bell Ringing (suono di campana) proposta dal Consiglio delle Chiese danesi e sostenuta dal Consiglio Ecumenico mondiale: domenica prossima, quando la Conferenza sarà a metà del suo calendario, alle 15 (ora di Copenhagen) le Chiese aderenti suoneranno le campane sull’intero pianeta per sollecitare decisioni concrete.
Per intendere nel dettaglio la posizione del Papa, va ricordato quanto sostenne il sottosegretario vaticano ai rapporti con gli Stati, Pietro Parolin, parlando alle Nazioni Unite il 24 settembre 2007 sulla «sfida dei cambiamenti climatici». Presentò la posizione vaticana come una terza via tra l’ecologismo radicale e la negazione del problema ecologico e sollecitò l’adozione di una «strategia politica coordinata, agile ed efficace, capace di far fronte a una tale complessa questione », facendosi carico anche dei «costi economici» che le «conseguenze negative dei cambiamenti climatici» potrebbero scaricare sulle spalle delle «nazioni povere». L’attenzione all’ecologia non è nuova nella predicazione papale: già papa Wojtyla aveva proclamato Francesco d’Assisi «patrono dell’ecologia» (1979) e più volte aveva trattato l’argomento, arrivando nella Centesimus Annus (1991) ad affermare il concetto di «ecologia umana» (paragrafo 38).
Il tema dell’ecologia umana è stato sviluppato da Papa Ratzinger, che ne ha parlato anche nell’ultima enciclica.
In un messaggio del 1° maggio 2007 alla Pontificia Accademia delle Scienze sociali aveva sostenuto che essa «esige una relazione responsabile non soltanto con la creazione ma anche con il nostro prossimo, vicino e lontano, nello spazio e nel tempo, e con il Creatore».
Colpisce l’insistenza sull’ecologia da parte di un papa tanto schivo dal fare suoi i temi agitati nelle piazze e sui media. A fondamento della sua passione c’è sicuramente l’intenzione di dare voce al desiderio di acqua e di aria pulita da parte delle componenti più povere e semplici dell’umanità contemporanea, che non si vedono in alcun modo rappresentate dall’ecologismo ideologico. Ma credo vi siano anche ragioni culturali che lo motivano personalmente.
Il movimento ecologico è nato in Germania e questo fatto già è provocante per il Papa tedesco. Si tratta inoltre di una tematica che permette un recupero di motivazioni bibliche e cristiane (si pensi al francescanesimo) capaci di rintuzzare gli attacchi dell’ecologismo radicale alla tradizione ebraico-cristiana.
Egli infine avverte l’esigenza che la predicazione cristiana non ignori la questione ecologica che pone la domanda sul rapporto tra l’uomo, il cosmo e la storia. In ciò è mosso dalla preoccupazione che non si dimentichi un quarto e più alto protagonista di quel dramma: e cioè Dio.
«Se Dio manca – ha detto il 9 novembre in un messaggio ai vescovi italiani – manca la bussola per trovare la strada dove andare».
www.luigiaccattoli.it
© Copyright Liberal, 9 dicembre 2009
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