venerdì 11 dicembre 2009

Oggi la storica visita del presidente vietnamita al Papa (Morigi)


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Andrea Morigi

Più che Rambo, potè il Vaticano. Si spiega con un lungo e paziente lavoro della diplomazia pontificia la storica visita di oggi, da parte del presidente vietnamita Nguyen Minh Triet a papa Benedetto XVI.
Non è certo il primo capo di Stato comunista a varcare il portone di bronzo, ma a vent’anni dal crollo del Muro di Berlino rimangono ancora alcuni Paesi che non intrattengono relazioni ufficiali con la Santa Sede. E aprire uno spiraglio con il governo di Hanoi, in prospettiva, potrebbe favorire un miglioramento dei rapporti con la Cina.
Un negoziato pilota, quindi, quello con il Vietnam, che segue la pista indicata dal Segretario per i Rapporti con gli Stati, monsignor Dominique Mamberti, grazie al quale, all’inizio di dicembre, sono state riallacciate pienamente le relazioni diplomatiche con la Russia. Era il simbolo stesso dell’ideologia comunista. Nemmeno a Pechino possono più sostenere che riconoscere i diritti umani si possa rivelare pericoloso. Aprirsi verso la Chiesa, al contrario, conviene per uscire dall’isolamento internazionale. Ma il processo di distensione, ancorché stia procedendo, deve ancora tradursi in atti concreti, fanno notare in Vaticano.
E soprattutto non è più il tempo dell’Ostpolitik verso i Paesi comunisti. La diplomazia pontificia è cambiata e, alla fine, hanno prevalso l’impostazione culturale e il sacrificio dei grandi cardinali degli anni Settanta, József Mindszenty, Stefan Wyszynski e Alojzije Viktor Stepinac, perseguitati dai regimi comunisti ungherese, polacco e jugoslavo.
A seguire il complicato dossier, è il responsabile per la Santa Sede dei contatti con il Vietnam, il sottosegretario ai rapporti con gli Stati monsignor Ettore Balestrero, sotto la supervisione di monsignor Mamberti e del Papa che in questi mesi ha seguito da vicino la trattativa.
Era stato reso noto il 26 novembre il messaggio di Benedetto XVI ai vietnamiti, inviato al presidente della locale Conferenza episcopale, mons. Pierre Nguyên Van Nhon in occasione dell’apertura dell’anno giubilare per la celebrazione del 350esimo anniversario della creazione di due vicariati apostolici e del 50esimo anniversario dell’istituzione della gerarchia cattolica nel Paese. Tutte volte al concreto le parole del Santo Padre, che aveva invitato i vietnamiti da un lato a guardare avanti in occasione di questo loro giubileo, riconoscendo le mancanze contro i compatrioti, ma dall’altro li ha esortati a dare il proprio contributo per creare una società rispettosa dell’uomo. Nonostante decenni di ateismo di Stato, circa il 7-8 per cento della popolazione è rimasta cattolica e va crescendo il fenomeno delle conversioni.
Che la popolazione cattolica e cristiana in genere si faccia protagonista di una fase nuova del Vietnam, è garanzia di sviluppo.
Per questo il rapporto con la Santa Sede assume un’importanza interna, ma anche strategica perché rappresenta agli occhi degli occidentali un certificato dello sviluppo democratico effettivo che sta avvenendo.
Anche il discorso odierno del Papa dovrebbe rassicurare Nguyen Minh Triet che la Chiesa non ha intenzione di fare politica, ma di annunciare il Vangelo. Sarà un’offerta di superare gli ostacoli e le barriere, per il bene dei vietnamiti, ma anche un’esortazione a garantire loro la pienezza della libertà. E ad applicare con giustizia la legge sulla religione del 2004, attualmente messa a rischio da alcune forti sacche di resistenza ideologiche interne.
In tutta l’Asia, alla velocità dello sviluppo economico non corrisponde altrettanta crescita nel campo dei diritti umani.
Per l’Occidente, tuttavia, la decisione di investire in un Paese dipende anche da alcuni standard di libertà. E qui entra in gioco l’Italia che, in Europa, è uno dei principali partner commerciali del Vietnam. Alla Farnesina preme che si ristabiliscano relazioni diplomatiche ordinarie con la Santa Sede e si garantisca alla Chiesa il diritto di partecipare alla formazione e all’educazione della gioventù. Alle autorità vietnamite serve invece una presenza permanente del Vaticano per poter seguire costantemente e da vicino la questione.
Il Vietnam, inoltre, ha un grande interesse ad attirare investimenti. Dopo Roma, dove si svolgerà un incontro ufficiale con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la delegazione di Hanoi andrà a Milano, dove incontrerà anche il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni.

© Copyright Libero, 11 dicembre 2009 consultabile online anche qui.

1 commento:

sam ha detto...

Bello, bello, bello!

Dai frutti si riconosce la pianta.
E' il Signore che fa crescere e l'"umile lavoratore nella vigna del Signore" è veramente collaboratore di Cristo.
Benedetto XVI è un tralcio solidamente unito alla Vite e per questo non cessa di produrre frutto in abbondanza.