lunedì 18 gennaio 2010

Dialogo con gli ebrei: troppa debolezza da parte cattolica (non del Papa!) e troppe offese a Joseph Ratzinger. Si volti pagina (Raffaella)


Cari amici,
e' giunto il momento di parlare della visita del Santo Padre in sinagoga e anche delle polemiche che l'hanno preceduta e che probabilmente continueranno.
Fino a stamattina siamo stati zitti.
Perche'?
Abbiamo preso un impegno, cari amici.
Abbiamo deciso di dedicarci alla preghiera e di non fornire ulteriore legna al camino delle sterili, puerili e sciocche polemiche degli ultimi giorni.
Si e' trattato per me di un esercizio violento di autocontrollo, che spero di non ripetere mai piu', perche' la cosa non mi fa bene ne' fisicamente ne' psicologicamente.
Mia nonna dice: "parla perche' altrimenti ti viene il gozzo!".
Ho taciuto e per fortuna l'esercizio e' finito.
L'unica ragione per cui solo ora viene pubblicata questa riflessione e solo da ieri sera sono segnalati tutti gli articoli scritti in questi giorni risiede nel grandissimo affetto che tutti noi nutriamo per Benedetto XVI.
Come potete osservare, non è stato censurato alcun articolo, alcuna intervista, nemmeno quelli piu' offensivi ed ingiusti nei confronti del Santo Padre.
Li trovate tutti a questo link, che nessuno comunque e' obbligato ad aprire.
Ringrazio Eufemia per l'aiuto prezioso.
Il post relativo alla rassegna stampa dei giorni scorsi deve rimanere a futura memoria, come pugno nello stomaco al politicamente e mediaticamente corretto, come un ricordo di cio' che alcuni, con la complicita' dei media, sono stati capaci di dire.
In sostanza deve servire da monito affinche' nessuno dimentichi che esagerare nel prendersela con una persona indifesa puo' diventare un boomerang.
Io francamente non so come mai un uomo tanto sensibile, delicato ed intelligente come Joseph Ratzinger possa attirare tanto odio e tante ingiustizie anche da parte di chi dovrebbe conoscerlo bene, ma il modo in cui viene (mal)trattato da mass media, da alcuni sedicenti intellettuali e da molti esponenti di altre fedi e' un dato di fatto, che e' impossibile ignorare.
Ormai il gioco e' talmente scoperto da risultare imbarazzante.
Direi che negli ultimi giorni si e' toccato il punto piu' basso che si potesse immaginare.
Sono molto colpita dalla scortesia, e voglio essere diplomatica, con cui molti esponenti dell'ebraismo hanno trattato il Papa.
Non e' cosi' che si va avanti nel dialogo. Non e' accusando il Papa di insensibilita', come ha fatto Laras (vero Politi?), che si puo' pensare di costruire un futuro di riconciliazione e di pace.
I miei genitori (ed anche le suore da cui ho fatto l'asilo) mi hanno insegnato l'educazione e mai avrei potuto (e potrei!) sbattere la porta in faccia ad un ospite a due giorni dalla visita in casa mia o di mio fratello!
Questo e' dialogo? Ma per piacere!
Anni ed anni di chiacchiere, di abbracci, di bacetti per arrivare al punto in cui un Papa viene pubblicamente, su tutti i media, offeso ed accusato di essere un insensibile?
Sono questi i progressi nel dialogo interreligioso?
Ma per favore!
Ecco la dimostrazione che i grandi gesti, anche mediatici, durano lo spazio di un mattino e poi torna tutto esattamente come prima, se non peggio.
A che cosa sono servite le visite dei Papi nelle sinagoghe? I viaggi in Terra Santa? La mano del Papa che stringe quella del rabbino e dell'imam?
Una bella foto da mettere sui giornali e poi avanti come se nulla fosse!
Ma sapete che cosa mi manda piu' in bestia?
Il comportamento dei giornalisti ed in particolare dei vaticanisti!
Non parlo di tutti, ovviamente, ma della grande maggioranza di lorsignori (e lorsignore).
Ho letto interviste in cui l'intervistatore ha registrato tutta una serie di cattiverie nei confronti di Benedetto XVI senza osare la minima reazione!
In qualche caso ho letto, fra le righe, non poco compiacimento.
Ho trovato una montagna di imprecisioni! Una galassia di malignita' senza fondamento e di dati distorti. Non e' stato Benedetto XVI ad introdurre la Preghiera del Venerdi' Santo, non ha avviato il processo di beatificazione di Pio XII, non ha peccato di arroganza verso il popolo ebraico.
I vaticanisti, che meglio di tutti dovrebbero conoscere il Papa e la sua attivita', sono rimasti in silenzio ad ascoltare offese gratuite.
Che delusione....
Torneremo sul nodo "mass media" in un altro post.
In queste giornate abbiamo taciuto, con fatica, per amore e per rispetto verso il Papa, che desiderava ardentemente visitare la sinagoga, ma ora e' giunto il momento di spronare la parte cattolica.
A mio avviso e' tempo che la Santa Sede abbandoni la sua politica di buonismo rispetto alle richieste di chiunque bussi indignato al portone di bronzo.
Non e' possibile che la segreteria di stato (e quindi, di seguito, il direttore della sala stampa) scatti non appena riceve una lamentela o una richiesta di chiarificazione, mentre tace di fronte a gravi offese alla persona del Papa.
E' tempo, invece, che si metta ben in chiaro che non e' permesso a nessuno offendere deliberatamente ed ingiustamente Benedetto XVI, il quale non vive con un bersaglio disegnato sulla faccia in modo che tutti possano scagliare la propria freccia.
Cristo non ha detto che si puo' prendere Pietro a calci, pugni ed insulti senza che nessuno reagisca.
Quanta debolezza, quanta paura delle reazioni mediatiche! Solo il Papa nei "sacri" Palazzi dimostra di avere coraggio, di essere proprio "impolitico" (vero Valli?) in senso autentico, esattamente come Gesu'.
Ho notato che nel Bollettino Ufficiale di ieri il Papa viene indicato sempre come "Pontefice" (signor Pontefice?) e mai come Santo Padre.
Meno diplomazia, piu' sostanza!
Alla luce dello splendido discorso del Papa in sinagoga e dell'imbarazzo creato da chi ha colto l'occasione per fare recriminazioni e per togliersi qualche sassolino dalla scarpa in televisione, io dico: ora si volti pagina!
E' necessario scrivere una pagina nuova, che ponga il dialogo alla pari fra due interlocutori con la stessa dignita' e dei quali l'uno non offenda l'altro, non gli sbatta la porta in faccia o non lo metta in imbarazzo ogni minuto.
La visita di ieri e l'esempio limpido del Santo Padre devono spingere tutti a fare un salto di qualita'.
Mi riferisco soprattutto ai Cattolici ed alla Santa Sede.
Si vuole parlare chiaro? A me va benissimo ma non si taccia quando si deve parlare e non si parli quando non e' necessario.
Si ricordi, tanto per fare un esempio, che la preghiera del Venerdi' Santo, nella formulazione piu' recente (quella del Messale del 1962), non e' stata introdotta da Benedetto XVI (che semmai l'ha modificata per andare incontro agli ebrei), ma da Giovanni XXIII.
Nessuno ha mai protestato. Perche'? Che cosa avevano Roncalli, Montini, Luciani e Wojtyla piu' di Ratzinger?
Il processo di beatificazione di Pio XII non e' stata iniziato da Benedetto XVI ma da Paolo VI.
Perche' solo Benedetto XVI e' stato ferocemente attaccato?
Che cosa avevano Montini, Luciani e Wojtyla piu' di Ratzinger?
Il reintegro dei Lefebvriani? Fu auspicato da Giovanni Paolo II con il motu proprio Ecclesia Dei. Perche' nessuno protesto'?
Che cosa aveva Wojtyla piu' di Ratzinger?
Vedo una perfetta continuita' fra i cinque Papi. Che cosa c'e' che non va in Benedetto XVI? Forse parla troppo chiaramente? Forse non fa il diplomatico? Non ragiona in termini di opportunita'? Peggio: forse non ragiona in termini di mediaticita'?
O c'e' qualcosa di diverso?
In questi giorni abbiamo letto tutti l'aggettivo "tedesco" accanto al sostantivo Papa.
Lucia Annunziata ha colto perfettamente questo aspetto.
E' forse la nazionalita' che fa la differenza? E' questo che in tanti non digeriscono? Se fosse cosi' (e io personalmente credo che sia cosi'!) saremmo di fronte ad un fatto gravissimo che ha un solo nome, anche se nessuno osa pronunciarlo ne' ammetterebbe mai un pregiudizio del genere.
Se c'e' perfetta continuita' fra i Papi, perche' scagliarsi solo contro Joseph Ratzinger? Perche' questa politica dei due pesi e due misure che investe tutti, dai media agli esponenti delle altre fedi?
E' evidente che c'e' un pregiudizio di fondo e che non riguarda il Papato in se', ma la persona di Joseph Ratzinger. Su questo tutti sono chiamati a riflettere, soprattutto i mass media sempre pronti a gettare benzina sul fuoco.
Dalla visita di ieri e' uscito un grande insegnamento: la mitezza, l'intelligenza, la limpidezza e l'onesta' del Santo Padre non possono lasciare indifferenti. Mai una parola di biasimo, mai una recriminazione, mai una puntualizzazione acida.
Ci sono questioni che riguardano solo il mondo cattolico (le beatificazioni ed il reintegro di fratelli nella fede in Cristo, per esempio).
Questo punto deve essere chiaro. Il dialogo deve procedere in modo sincero e leale e, percio', si impari ad usare la stessa fresca schiettezza del Papa. Quando quest'ultimo prende una decisione, la si accetti, la si presenti per bene e la si sostenga. Precisazioni e chiarificazioni successive e, magari, fuori tempo massimo, ci stanno sinceramente esasperando.
Sia la visita di ieri un'occasione storica per avviare finalmente un dialogo vero, che non nasconde le differenze, ma che esige il massimo rispetto, da entrambe le parti.
Ultima annotazione: la stampa cattolica e' chiamata ad un salto di qualita'. Abbandoni completamente il politicamente mediaticamente e religiosamente corretto, disdica ogni forma di buonismo e, quando c'e' da ribattere agli interlocutori, usi le armi dell'intelligenza, dell'ironia ma soprattutto della fermezza
.
Raffaella

20 commenti:

Anonimo ha detto...

Raffa: una rettifica. la preghiera del venerdì santo non è stata neppure introdotta da Giovanni XXIII, ma decine di secoli prima.
Giovanni XXIII ha solo tolto l'aggettivo "perfidus" che, peraltro, qualche anno prima, sotto Pio XII, il Sant'Uffizio aveva pubblicamente chiarito come tale aggettivo non aveva nulla di offensivo in quanto significava solo "infedele", "non fedele". E siccome ciò è vero, in quanto gli Ebrei non sono e non si considerano fedeli di Cristo, Pio XII decise che quell'aggettivo, tradotto rettamente come spiegato, doveva restare al suo posto dove stava da millenni.

Karol ha detto...

Grande Raffa, ben detto!
è purtroppo vero che, oltre a fronteggiare le montanti e incontenibili richieste altrui (...), c'è da pararsi dal ben peggiore "fuoco amico": quanti farisei ipocriti dentro le mura!
ma Gesù era mite, ed umile di cuore, e li sconfisse rimanendo proprio così, invece che fare come loro.

Anonimo ha detto...

Nelle aspettative di qualcuno cosa avrebbe dovuto essere quella di ieri, una recita ad uso e consumo dei media e dei cosiddetti intellettuali, a scapito della verità? No signori, non con il nostro grande Benedetto. Quanta presunzione, quanta malafede, quanta igmoranza! Che sporco gioco di politica e di potere si sta conducendo da ormai troppo tempo, come si è smarrita la via. Nulla di più lontano dall'insegnamento del nostro Signore e Maestro.
Stringe il cuore vedere il nostro Papa circondato da una schiera di collaboratori inetti, paurosi, più interessati a apparire che a essere dei coraggiosi seguaci di Cristo consapevoli che seguirLo con corrisponde a percorrere una via cosparsa di petali di rose. Che abisso terribile li separa dal nostro Santo Padre. Dio conservi a lungo Papa Benedetto, quest'uomo straordinario, umile e forte, immensamente coraggioso, che mi tiene ancora legata alla Chiesa cattolica, dopo tanti anni e tante delusioni, che mi impedisce di andare a cercare Gesù Cristo dove non lo troverei, che mi dà speranza.
Alessia

Raffaella ha detto...

Grazie...ho saltato un pezzo!!!
R.

Anonimo ha detto...

rammaricarsi di aver fatto un esercizio di autocontrollo riprometendosi di non farlo più, rende l'esercizio totalmente inutile.
tanto valeva non farlo.
sono sempre più convinto che i primi a non meritarsi un papa come questo siano i suoi stessi sostenitori.
a cosa serve avere un esempio del genere se poi non lo si segue?

alessandro ha detto...

COMPLIMENTI DAVVERO RAFFAELLA!!!
veramente CHAPEAU!! come si dice oltr'alpe.

La mitezza e la calma del Santo Padre, il vedere il suo volto ricevere il vento freddo e gelido senza scomporsi ..non per apatia ma per una vera mitezza dell'agnello immolato che sa che il Cristo ha vinto il mondo nell'inerme e immobile sacrificio sulla croce.

un esempio per tutti!!

Mi ritornano alla mente le parole del Santo Padre nell'omelia della S.Messa in piazza Paolo VI a Brescia e che per me rappresentano veramente un icona del suo ministero Petrino:

"E vorrei ricordare anche quelle che Paolo VI rivolse agli alunni del Seminario Lombardo il 7 dicembre 1968, mentre le difficoltà del post-Concilio si sommavano con i fermenti del mondo giovanile: "Tanti – disse – si aspettano dal Papa gesti clamorosi, interventi energici e decisivi.
Il Papa non ritiene di dover seguire altra linea che non sia quella della confidenza in Gesù Cristo, a cui preme la sua Chiesa più che non a chiunque altro. Sarà Lui a sedare la tempesta… Non si tratta di un’attesa sterile o inerte: bensì di attesa vigile nella preghiera. È questa la condizione che Gesù ha scelto per noi, affinché Egli possa operare in pienezza. Anche il Papa ha bisogno di essere aiutato con la preghiera" (Insegnamenti VI, [1968], 1189).

con queste parole e con il ricordo nella preghiera ti auguro una buona giornata.

alessandro

Raffaella ha detto...

E' vero! Noi Cattolici non ci meritiamo un Papa del genere.
Nessuno e' alla sua altezza ne' intellettualmente ne' moralmente.
Abbiamo evitato le polemiche affinche' non sorgesse un nuovo caso Sapienza.
R.

Anonimo ha detto...

ammettere di non essere all'altezza è una buona scusa per non provarci neanche.
ammettiamo di divertirci a polemizzare!

Raffaella ha detto...

:-)
Se avessimo voluto polemizzare lo avremmo fatto nei giorni scorsi, non oggi.
R.

mariateresa ha detto...

cara Alessia, consolati pensando che nemmeno gli apostoli erano dei cuor di leone.Solo Giovanni ai piedi della croce. Il più giovane.Gli altri, gambe....

laura ha detto...

Approvo e sottoscrivo, ma, iv giuto, che , da sempre, quando fanno aprrezzamenti poco simpatici sul Santo Padre e sanno come la penso, m'infiammo come una toricia e non mi controllo più a costo di suscitare antipatia. Il PAPA NON I DISCUTE""""""""""""" OPRATTTUO PER NOI CHE CI DEFINIAMO CATTOLICI. SE DOMANI SI ALZE DICE CHE DOBBIAMO VESTIRCI TUTTI DI ROSSO, DOBBIAMO SOLO OBBEDIRE. BASTA TUTTO QUESTO DAILOG, TUTA QUESTA CRITICA STERILE E ANCHE IGNORANTE. NON TOLLERO IGNORANZA E PREGIUDIZIO. EGLIO CHE LA SMTTA SE NO FINSCE CHE DICO QUALCOSA DI PEGGIO....

GRAZIE PER LO SPAZIO E SCUSATEMI

Anonimo ha detto...

Grande Raffaella e Grande il papa.
Commovente anche il ricordo della Shoah.
Ha ragione pacifici: sentir parlare tedesco in sinagoga ha fatto uno strano effetto, comprensibile, ma oggettivamente "sbagliato".
I giusti, come ci insegnano gli ebrei stessi, sono nelle nazioni.
Non e' la pelle, ne la provenienza, ne nient'altro che salva dalla condanna storica.
Non per niente a Teheran, a negare la shoah, c'erano dei rabbini ebrei...(mi pare).
Alberto

azzeccagarbugli ha detto...

credo che Raffaella intendesse dire che non ripeterebbe volentieri l'esercizio (ma scommetterei invece che in omaggio a Benedetto sarebbe di nuovo pronta a fare il fioretto) per non soffrire nel vedere il Papa, solo, in pasto ai forcaioli da un lato e agli indifferenti dall'altro. La nostra blogger ha forse voluto, anche, verificare se in questi giorni i media cattolici, la stampa, i movimenti, si sarebbero mossi per contestare obiettivi errori impunemente presentati all'opinione pubblica, che in fondo basterebbe correggere con un minimo di buona volontà (il più rilevante, appunto, la preghiera per la conversione pro Iudaeis, attribuita a Papa Benedetto) e le intromissioni nelle questioni interne alla chiesa cattolica (remissione della scomunica ai lefebvriani, decreto sulle virtù eroiche di Pio xii). Vista l'insufficienza delle reazioni, non è certo per puro spirito di polemica, ma per amor di verità che in questo blog si stanno puntualizzando dei semplici fatti e sollevando legittimi interrogativi, il che, vista l'inerzia di chi dovrebbe e potrebbe far meglio, è davvero il massimo che un semplice fedele possa fare, per contribuire alla diffusione del magistero di questo grande Papa e al ridimensionamento dei pregiudizi che sono stati costruiti intorno alla persona di Ratzinger. In questo post non vedo nessuna polemica aggiuntiva, quindi, ma solo una libera riflessione. Al di là di tutto, niente e nessuno può oscurare il fatto che l'incontro è avvenuto, che il Papa ha parlato ed è stato spontaneamente applaudito in sinagoga. E anche ai rabbini le sole foto di circostanza, preziosissime 24 anni fa per fare i primi passi, e che la stampa continua a invocare come unico totem, cominciano ad andare strette. Capiscono che è arrivato il momento di affrontare certi contenuti, nel rispetto delle differenze, per trovare un umanesimo condiviso. E' il metodo- Benedetto che si sta fecendo strada come paradigma di un confronto costruttivo, trama di un tessuto universale, rivolto all'ecumenismo, al dialogo interreligioso, al rapporto coi non credenti: hai detto niente per un Papa di transizione.

Raffaella ha detto...

Azzeccagarbugli fa onore al suo nome :))
E se e' vero che io posso essere fastidiosa come la zanzara Perpetua di Don Abbondio (per restare sempre dalle parti del Manzoni), e' anche vero che per Benedetto XVI sarei disposta a ripetere il fioretto anche fra un'ora :))
Grazie Azzecca :))
R.

sam ha detto...

Brava Raffaella!

euge ha detto...

Credo che per Benedetto XVI saremmo disposti tutti a rifarlo anche tra 5 minuti....:-))))

Anonimo ha detto...

penso che dovremmo farlo per noi stessi prima che per il papa.
fare fioretti dovrebbe far bene a chi li fa.

gemma ha detto...

Ho parlato poco, prima della visita in sinagoga, e altrettanto vorrei fare ora, consapevole che le polemiche sono come certe droghe, sul momento ti danno la carica ma poi ti portano ad aumentare sempre di più la dose senza lasciarti migliore quando finisce l’effetto. Purtroppo, comunque vada, si finisce sempre per prendersela con la stampa, ma non potrebbe essere altrimenti, visto che rappresenta il principale tramite tra noi e gli eventi. Continuo a restare della mia idea, di non voler polemizzare coi vaticanisti, ma è innegabile che molte volte basterebbe una loro piccola onesta puntualizzazione per evitare polemiche e luoghi comuni duri poi a morire. Così come ai tempi del tanto reclamizzato discorso contro Galileo, il cui reale contenuto nessuno si è curato di cercare e divulgare, lasciando che montassero polemiche basandosi solo sulla verità reclamizzata da una controparte. Capisco che anche loro abbiano umane simpatie e antipatie, e così sarà anche nei confronti dei papi su cui fanno informazione, ma se io sono un medico, nel momento in cui esercito la mia professione, i sentimenti personali li lascio da parte. Così mi aspetterei da parte di chi si occupa di cose vaticane. Se un’intervistato ti dice che la preghiera del venerdi è stata reintegrata da Ratzinger e su questo costruisce una sua opinione, e glielo lasci dire senza puntualizzare, il lettore percepisce che fino a poco tempo fa una certa esortazione non esisteva in nessuno dei riti previsti dalla Chiesa. O la preghiera è stata abolita o se era permessa in certe celebrazioni su richiesta e dopo concessione del vescovo, significa che già c’era, in maniera nascosta (e forse più ipocrita) ma c’era. Della serie, si fa ma non si dice, ciò che il mondo non credente rinfaccia spesso ai cattolici. Ora si fa e si dice, e infatti si può criticare. Se si cita il vescovo Williamson per l’ennesima volta, ad un certo punto lo si potrà pur ricordare che subito dopo la divulgazione delle sue affermazioni è stato scomunicato, e non fa più parte della congregazione. Se il presupposto per il rientro dei lefebvriani è l’accettazione del concilio, perché non ricordarlo e lasciar insinuare l’idea che per colpa di papa Benedetto le loro idee potrebbero prendere il sopravvento? Se non ricordo male, la scomunica di Giovanni Paolo II arrivò solo in seguito all’ordinazione di vescovi da parte di monsignor Lefebvre e lo stesso Giovanni Paolo II aveva dato mandato al cardinale Ratzinger per cercare il più possibile di reintegrare la sua comunità nella Chiesa. Ma tutto questo lo si tace sempre.
Lo stesso vale per la beatificazione di Pio XII. Avviata e mai interrotta da altri papi, grava tutta sulle spalle di Benedetto XVI, guarda caso tedesco. Prima o poi la pratica avrebbe dovuto arrivare alla fine e un Papa farsi carico della patata bollente. Sui suoi presunti silenzi non ci è dato sapere tutta la verità e solo il Signore alla fine potrà giudicare. Sono da sempre dell’idea che non sia giusto chiedere perdono per le colpe di altri ma lo si debba fare per le proprie, da cui nessuno probabilmente è immune.

gemma ha detto...

Scusate, mi dilungo ora ma mi riprometto di tacere dopo.
Riguardo alla visita di ieri, ho letto poco prima, e altrettanto sto cercando di fare ora. Mi limito alla mia impressione, dopo aver visto la registrazione. Ho provato un enorme senso di disagio, come quando ti si invita solo per gettarti addosso le recriminazione tenute sopite per anni. Le rose con le spine. Ho sentito che tra Toaff e Giovanni Paolo II è stata tutt’altra cosa. Certo, Benedetetto XVI non ha il carattere di Giovanni Paolo II, ma nemmeno Di Segni quello di Toaff. E i discorsi di allora non li conosco, ma mi piacerebbe sapere, se qualcuno lo sa, se il conto di ieri è stato presentato anche allora. Sono mancati gli abbracci dicono, ma, anche volendo, come avrebbero potuto esserci con quell’atmosfera da resa dei conti?
Ma se ce ne fosse ancora bisogno, mi viene da pensare ancora una volta a quanto gli abbracci abbiano spesso solo un significato simbolico. Riempiono il cuore nel momento dello scambio ma non risolvono i problemi. Quelli si risolvono esternando i problemi, una volta per tutte. E non c’è che dire, con Benedetto XVI tutti trovano il coraggio di esternare. A nessuno si chiederà di scusarsi, nessun vaticanista verrà lasciato a terra…Ma in fondo, se il Papa si lascia criticare, vuol dire che anche la Chiesa si lascia criticare. Più apertura al mondo di così

Anonimo ha detto...

Speriamo che fra un anno Pio XII sia santo alla faccia di tutti i vaticanisti e degli ebrei che non conoscono la storia