mercoledì 31 marzo 2010
No ai tentativi di separare la "De delictis gravioribus" dal motu proprio di Wojtyla. Il segreto pontificio non è un'invenzione di Ratzinger ma...
Cari amici, ho notato che la maggiorparte dei commentatori deve avere un buco nel cervello.
Si', perche' non fa altro che citare la lettera "De delictis gravioribus" come responsabile di tutti i mali del mondo e come fonte suprema di quel segreto pontificio che, secondo la testa di molti, avrebbe consentito ai preti pedofili di farla franca.
E' doveroso (per quanto serva a questo punto) ricordare che l'epistola "De delictis gravioribus" non puo' essere letta come documento a se', indipendentemente dal motu proprio di Giovanni Paolo II "Sacramentorum sanctitatis tutela" da cui deriva.
Si tratta di due testi intimamente connessi o, meglio, la "De Delitis gravioribus" non avrebbe mai potuto vedere la luce senza il motu proprio di Wojtyla.
Come esempio forzato potremmo paragonare il motu proprio alla legge con cui il Parlamento delega (legge delega appunto) il Governo a scrivere una atto avente forza di legge che noi chiamiamo decreto legislativo. Quest'ultimo non esisterebbe e sarebbe del tutto illegittimo se non ci fosse la legge delega approvata dal Parlamento che autorizza l'esucutivo a scrivere una legge su una materia determinata.
Su chi ricade la paternita' dell'atto? Sul Governo che ha adempiuto ad un dovere o sul Parlamento? La risposta non puo' che essere il Parlamento.
Poche storie, giornalisti!
L'epistola "De delictis gravioribus" non esisterebbe se non fosse stata autorizzata e promulgata dal motu proprio di Giovanni Paolo II.
La cosa piu' grave e' che anche preti e pretucoli giocano sull'equivoco e vanno dicendo che la lettera del 2001 e' frutto della volonta' esclusiva del cardinale Ratzinger.
Balle! Il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede non ha e non ha mai avuto il potere di assegnare a se stesso alcune materie.
Come mai non si cita anche il motu proprio di Giovanni Paolo II?
Che strano, vero media?
Ah gia', forse il motivo e' lo stesso per cui nessuno si e' degnato di riportare le dichiarazioni del cardinale Schoenborn che ha raccontato di pressioni della curia per bloccare l'inchiesta del card. Ratzinger sul cardinale pedofilo Groer.
Forse il motivo e' lo stesso per cui si evita come la peste di parlare di Maciel e delle PROTEZIONI AD ALTO LIVELLO di cui godeva in Vaticano.
E veniamo al "segreto pontificio".
Sappiano i cari media ed i cari pretucoli commentatori sui giornali che il Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede non ha il potere di imporre il segreto su nessun atto o procedimento.
Ma non vedete l'aggettivo? Il segreto e' PONTIFICIO. Solo il Papa ha il potere di imporlo o di approvare un documento che ne prevede l'imposizione.
Vogliamo vedere le fonti? Eccole qui!
Secreta continere. Norme sul segreto pontificio (1974)
Si tratta di un documento del 1974 a firma dell'allora segretario di stato Villot e APPROVATO DA PAOLO VI! Il segreto pontificio e' imposto SOLO dal Papa.
Per il segreto pontificio sugli atti della Congregazione per la dottrina della fede si veda l'art. 1 (punti 3 e 4) del documento citato.
Nel 1974, regnante Paolo VI, Joseph Ratzinger insegnava felicemente in una universita' tedesca o si pensa che gia' allora fosse impegnato a scrivere testi da far approvare al Papa?
Altra fonte sul segreto pontificio.
MOTU PROPRIO TREDECIM ANNI DI GIOVANNI PAOLO II (6 agosto 1982)
Leggiamo:
13. I Membri della Commissione Teologica Internazionale, per quanto riguarda gli argomenti trattati dalla Commissione e tenendo conto della loro natura e importanza, conservino il religioso segreto, conformandosi alle norme vigenti circa il cosiddetto segreto professionale.
Le materie che riguardano la collaborazione con la Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede, sia collettivamente sia individualmente, secondo la natura delle cose, sono coperte dal segreto proprio di questa Congregazione, ossia segreto pontificio, secondo quanto prescritto dall'Istruzione riguardante questo Segreto (cfr. AAS 66 [1974] 89-92).
Notiamo che GIOVANNI PAOLO II nel 1982 richiamava espressamente il documento di Paolo VI del 1974 e parlava di "segreto proprio di questa Congregazione, ossia segreto pontificio, secondo quanto prescritto dall'Istruzione riguardante questo Segreto".
Poche balle!
Il cardinale Ratzinger NON POTEVA NON INSERIRE nella lettera "De delictis gravioribus" le parole "segreto pontificio" perche' esso e' proprio della Congregazione per la dottrina della fede.
Il Prefetto della Congregazione non aveva il potere ne' di derogare ad un documento di Paolo VI ne', tanto meno, ad un motu proprio di Giovanni Paolo II.
Parliamoci chiaro: accusare Ratzinger non solo e' sleale ma anche mostruosamente contrario al diritto.
Infine ricordo che la Congregazione per la dottrina della fede e' competente in materia di pedofilia SOLO DAL 2001, anno in cui GIOVANNI PAOLO II assegno' questo compito proprio all'ex Sant'Uffizio. Non e' possibile chiamare in causa la Congregazione prima di quell'anno. Poche balle!
Grazie a Gemma per tutto l'aiuto che mi ha dato!
R.
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6 commenti:
Napoleone che voleva distruggere la Chiesa ed ha deportato due Papi, verso la fine della vita non esitava a dire: chi si mette contro Pietro, contro questa roccia si sfracellerà.
Meditate giornalisti!
Ma non è possibile denunciare questo atteggiamento fazioso e disonesto dei giornali??!!
Coraggio: il New York Times è in piena crisi economica e tra poco affonderà per debiti.
eccezionale arringa, cara Lella : )
credo che chi non conosce questi testi effettivamente faccia molta fatica a districarsi nella giungla delle menzogne, mentre chi li conosce o li dovrebbe conoscere stranamente non sembra volerli divulgare nella loro reale portata. Il motu proprio di Wojtyla, se non ricordo male acclamatissimo in alcuni articoli di Politi di qualche anno fa, quello sì che sembra un documento segretato, visto che continua a stare sul sito della Santa Sede solo in latinorum e senza che sia ancora stata pubblicata quella traduzione ufficiale che giustamente chiedevi a gran voce. La trasparenza a cui ci ha istruiti il nostro Papa Benedetto evidentemente fatica a farsi largo extra e, forse ancor di più, intra moenia.
Ciao Azzecca, grazie :-)
R.
Grazie del chiarimento, Raffaela, tuttavia io insisterei ancora di più su un altro punto: che nel codice di diritto canonico non c'è nulla di cui vergognarsi e che l'unico errore era stato lasciare troppa libertà alle diocesi nel trattare i casi, prima del 2001, cose che i giornali sembrano ignorare beatamente (per esempio quando parlano del segreto come se fosse sugli abusi e non sugli atti del processo).
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