martedì 30 marzo 2010

Pedofilia, diocesi di Verona: sul Provolo "una balla dopo l'altra" (Izzo)


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Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo:

PEDOFILIA: DIOCESI VERONA, SUL PROVOLO "UNA BALLA DOPO L'ALTRA"

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 29 mar.

"Sevizie patite - titolavano nei giorni scorsi i i quotidiani tornando sulle gravissime accuse di pedofilia lanciate nel gennaio 2009 da una associazione di ex alunni contro l’Istituto per sordi «Antonio Provolo» e la Congregazione Compagnia di Maria - nei luoghi più sacri, dentro i confessionali o dietro gli altari.
Per tre anni l'istituto aveva chiesto l'intervento della Curia di Verona. Ora il vescovo Giuseppe Zenti, denunciato dall'Associazione, dovrà presentarsi in tribunale per un'udienza fissata dai magistrati il 9 giugno prossimo".
"Una balla dopo l'altra che dimostra come sia difficile documentarsi e riferire la verità senza i filtri dell'ideologia", risponde mons. Bruno Fasani, il portavoce del vescovo, sul settimanale cattolico diocesano "Verona fedele". E i fatti stanno cosi': la Congregazione per la Dottrina della Fede, alla quale compete la responsabilita' delle indagini sui "delicta graviora", ha chiesto il 15 febbraio scorso alla diocesi di Verona un "necessario supplemento di indagine" con l’interrogatorio delle presunte vittime, per fare inequivocabilmente luce sulla vicenda dell'Istituto Provolo. L'indagine preliminare, conclusa dalla diocesi nel maggio 2009 e della quale ha dato conto a piu' riprese il quotidiano della Cei Avvenire, ha portato alla luce che:
1. Un laico consacrato, fondatore proprio dell’Associazione accusatrice, ha ammesso di aver perpetrato abusi. L’Associazione peraltro ha firmato una lettera di solidarietà a lui, dichiarandosi sicura della sua estraneità ai fatti.
2. Negli anni ’60 furono segnalate molestie da parte di due aspiranti al sacerdozio e di un religioso: furono subito allontanati (il religioso è già deceduto). Uno degli accusatori ha di recente rilasciato dichiarazione giurata di essere stato indotto a muovere tali accuse e parla espressamente di «vendetta» per lo sfratto.
"Se anche uno solo di episodi tanto raccapriccianti fosse vero, io interverrei immediatamente", aveva dichiarato all'epoca delle prime denunce il vescovo di Verona, Giuseppe Zenti, chiedendo una denuncia vera e circostanziata: "Se la giustizia dei tribunali conosce i tempi della prescrizione, quella della coscienza no. Facciano i nomi dei religiosi presunti colpevoli, occorre una denuncia regolare".
"Sono passati un anno e due mesi, ma di quella denuncia - rileva Lucia Bellaspiga, inviata di punta Avvenire - ancora nulla, al punto che il procuratore capo, Giulio Schinaia, ha dichiarato di non poter procedere. Il processo mediatico, invece, è scattato subito, senza alcun riscontro: tutto è partito da un’inchiesta pubblicata dall’Espresso nel gennaio 2009, dove si parlava di 'trent’anni di abusi' che dagli anni ’50 fino al 1984 si sarebbero protratti da parte di ben 'venticinque religiosi' (sui ventotto del Provolo), ai danni di 'almeno un centinaio di bambini sordomuti', abusati a tutte le ore e ovunque, persino sull’altare. Uno scenario che, se vero, griderebbe vendetta al cielo".
Secondo Bellaspiga, "tanti sono i fatti incredibili: al di là dei numeri (25 pedofili su 28 religiosi, senza che un solo racconto sia mai trapelato tra le famiglie o tra i bambini stessi), va sottolineato che gli ex allievi del Provolo, oggi adulti o anziani, sono riuniti in due diversi enti, l’Associazione Sordi Provolo, che ha patrocinato le denunce, e l’Ens di Verona che si è dissociato fermamente da questa iniziativa affermando che, se sevizie tanto abnormi fossero avvenute, certamente nei decenni se ne sarebbero accorti.
Non solo: il gruppo di sessanta abusati ha sempre mantenuto ottimi rapporti con l’Istituto, tanto che l’Associazione ha sempre avuto sede gratuitamente al suo interno e i presunti abusati hanno quindi continuato a ritrovarsi per decenni due volte a settimana (per intrattenimenti vari) negli stessi locali dove in passato avrebbero subìto le violenze.
Sullo sfondo della vicenda c’è un contenzioso di tipo patrimoniale: "il presidente dell’Associazione Sordi Provolo, tale Giorgio Dalla Bernardina, venne da me - racconta il vescovo Zenti - non a denunciare fatti di pedofilia, sia ben chiaro, ma ad accampare pretese sui beni immobili dell’Istituto.
Pretendeva di mantenere l’utilizzo di una palazzina e di una tenuta che per anni gli erano state lasciate gratuitamente. Mi ha minacciato dicendo che altrimenti avrebbe rovinato la congregazione con accuse di pedofilia". Nel gennaio 2009 il vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico, don Giampietro Mazzoni, ha illustrato ai responsabili dell’Associazione tutto l’iter da seguire per fare regolare denuncia, che però non è mai pervenuta né alla magistratura né al vescovo. Venerdi' sera a "Mi manda Raitre" alcuni degli accusatori hanno presentato il loro volto e la loro identità. "Un primo passo si spera - conclude Bellaspiga - verso un chiaro accertamento delle posizioni".

© Copyright (AGI)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Segnalazione, Raffa!
Rep ha pubblicato le dichiarazioni del card. Schoenborn riguardo all'affaire Groer. Si da risalto al ruolo svolto "dall'altro partito (gli insabbiatori)" nell'impedire all'allora card. Ratzinger di sanzionarlo.
Qualcosa mi dice che il card. Schoenborn smentirà di aver mai fatto quelle dichiarazioni.
Alessia

Raffaella ha detto...

Non puo' smentire...l'ha detto in tv :-)
Precisera', e giustamente, di non avere fatto il nome di Wojtyla ed allora ci dovrenno spiegare chi blocco' il card. Ratzinger.
R.