lunedì 3 maggio 2010

Il Pontefice si inginocchia commosso davanti al Sacro Lino, specchio “dell’umanità oscurata” (Galeazzi)


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Perchè il Papa chiama icona e non reliquia la Sindone (Torno)

Il Papa commosso prega davanti alla Sindone (Tornielli)

La grande "scommessa". Come rifondare da capo la Legione (Magister, monumentale). Da rimarcare la svolta comunicativa :-)

L’abbraccio della città al Papa che soffre (Neirotti). Probabilmente questa è l'ultima volta che segnalo un articolo del genere. Offensivo il titolo di "Libero".

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SINDONE/ Il Volto Santo di Manoppello, l’altro viso di Gesù che sfida la scienza (e combacia con la Sindone). Intervista a Heinrich Pfeiffer

La corrispondenza di Giacomo Galeazzi da Torino

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Il Papa agli ammalati: "Cari fratelli e sorelle, tutti voi che siete qui, ciascuno per la propria parte: non sentitevi estranei al destino del mondo, ma sentitevi tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo"

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Il saluto affettuoso dei giovani al Papa: "E' bello averLa qui, siamo con Lei"

Grandissimo successo della visita del Papa a Torino

IL PAPA A TORINO: I VIDEO, LE FOTO, I PODCAST

Il Papa in ginocchio davanti alla Sindone per 5 lunghi minuti (Apcom)

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Il Papa: "La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro" (Monumentale meditazione del Santo Padre)

IL PAPA IN PREGHIERA DAVANTI ALLA SACRA SINDONE

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Oltre 50mila fedeli per la Messa del Papa a Torino fra Piazza Castello e Piazza San Carlo

Il Papa: la Sindone testimonia anche le nostre sofferenze (Izzo)

Il Papa: "Nella Sacra Sindone vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: "Passio Christi. Passio hominis". Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno" (Omelia)

Decisione del Papa sui Legionari: i servizi dei telegiornali (ottimi TG5 e TG2)

Il NYT non cede e continua a criticare il Papa nonostante la decisione di ieri. Qualcosa però sta per forza cambiando...

Chi ha protetto Maciel parli: il commento di Marco Tosatti

La prima "visita apostolica" ai Legionari di Cristo 1956-1959: ricostruzione e cronologia (Cassandra)

VISITA APOSTOLICA AI LEGIONARI DI CRISTO: COMUNICATO DELLA SANTA SEDE

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La crisi degli abusi, i meriti di Benedetto XVI e la ricostruzione storica del Pontificato di Papa Wojtyla. Un articolo di Rachel Donadio per il NYT

VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A TORINO (2 MAGGIO 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

"Sindone, simbolo degli orrori del XX secolo"

Il Pontefice si inginocchia commosso davanti al Sacro Lino, specchio “dell’umanità oscurata”

Giacomo Galeazzi

torino

La Sindone secondo Ratzinger.
In un silenzio irreale il Papa teologo e pastore alza gli occhi verso «il mistero che spinge a cercare il volto di Dio» e sussurra a fior di labbra: «Pater noster». Karol Wojtyla la considerava una reliquia, Benedetto XVI un’icona ma ieri per cinque interminabili, commoventi minuti si è inginocchiato a pregare davanti al «simbolo dell’umanità oscurata del XX secolo».
Di fronte al Sacro Lino, nell’oscurità del duomo di Torino, Benedetto XVI ha confessato di essere diventato, con il passare degli anni, ancor più sensibile al «messaggio di questa straordinaria icona», simbolo del Sabato santo, del «nascondimento di Dio», ma anche prefigurazione della sua resurrezione. Il Pontefice evidenzia come tutti abbiano sentito la sensazione «spaventosa di abbandono» della morte, però «Cristo ha oltrepassato la porta della solitudine umana per guidarci con Lui».
In un’altra occasione il Papa si è «trovato davanti alla Sacra Sindone», ma stavolta «vivo questo pellegrinaggio e questa sosta con particolare intensità». La Sindone, segno del «nascondimento di Dio», di una «terra di nessuno», è un’icona che interpella, in tutta la sua attualità, l’umanità oscurata dalle guerre, dalle violenze, e in particolare dagli orrori del secolo scorso. Un simbolo che si rivolge al cuore lasciando luce per credere e tenebra per dubitare. Il Papa cita la famosa frase di Nietzsche: «Dio è morto. E noi lo abbiamo ucciso».
L’espressione deriva quasi alla lettera dalla tradizione cristiana. «Dopo le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un sabato santo - osserva -. L’oscurità interpella quanti si interrogano sulla vita. Anche noi credenti abbiamo a che fare con l’oscurità». Nei malati del Cottolengo, sulle cui carrozzelle e lettighe il Papa si è chinato per abbracciarli, come nella Sindone, davanti alla quale si è inginocchiato come un umile pellegrino «possiamo leggere tutto il dramma della sofferenza, ma anche, alla luce della Risurrezione di Cristo, il pieno significato che essa assume per la redenzione del mondo».
«Tutti i poveri sono i nostri padroni, ma questi che all’occhio materiale sono così ributtanti sono i nostri padronissimi, sono le nostre vere gemme», ha chiarito con le parole di San Giuseppe Benedetto Cottolengo quasi rispondendo allo scrittore Giorgio Bocca che l’anno scorso aveva suscitato sdegno nel mondo cattolico per aver criticato il «culto della vita a ogni costo che lascia perplessi i visitatori della Piccola casa della divina Provvidenza, la pia istituzione del Cottolengo, dove tengono in vita esseri mostruosi e deformi». Per Benedetto XVI, invece, l’Istituto torinese incarna il motto dell’apostolo Paolo («La carità di Cristo ci spinge») che il Cottolengo «volle tradurre in totale dedizione al servizio dei più piccoli e dimenticati». E voi malati, ha aggiunto, «svolgete un’opera importante: vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo».
In Duomo, senza entrare nella disputa sulla datazione del lenzuolo donato dai Savoia, Benedetto XVI ha definito la Sindone «un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù, il quale, crocifisso verso mezzogiorno, spirò verso le tre del pomeriggio».
Però, se «l’immagine impressa è quella di un morto, il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita. Specialmente quella macchia abbondante vicina al costato, versata dalla ferita procurata da un colpo di lancia», ha puntualizzato soffermandosi sul tema della visita a Torino e dell’ostensione: «Passio Christi, passio hominis». Prima di salire sull’aereo papale per tornare a Roma, commenta Giovanni Maria Vian, direttore dell’Osservatore Romano: «Il Papa ha toccato le corde più profonde dell’anima di ciascuno paragonando la paura del bambino alla discesa agli inferi e inserendo la Sindone nella teologia orientale dell’immagine. Un messaggio universale, condiviso da milioni di persone».

© Copyright La Stampa, 3 maggio 2010 consultabile online anche qui.

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