Clicca qui per leggere l'articolo di Stéphanie Le Bars.
Accogliendo amorevolmente i gruppi piu' tradizionalisti, Benedetto XVI ha dimostrato ancora una volta di essere centinaia di miglia piu' avanti della societa' e della Chiesa stessa, intesa come gerarchia.
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16 commenti:
Buongiorno Raffaella,
mi riservo di scrivere un commento piu' dettagliato fra un paio d'ore, ma una cosa penso sia meglio dirla subito: molto "ritorno al tradizionale" di forme, orari, abbigliamento ecc e' purtroppo dovuto alla estrema fragilita' degli under30 attuali, che non sanno come affrontare le problematiche ordinarie della vita.
A dopo...
Buongiorno.
Io penso invece che questo ritorno al rigore sottolinei una esigenza di spiritualita' che forse non si trova negli ordini piu' "secolarizzati".
R.
L'anonimo delle 0724 è tra quelli convinti di appartenere ad una generazione di illuminati, mentre i giovani d'oggi sarebbero degli sbandati. Giusto in qualche misura il suo rilievo su questi ultimi, ma per quanto ci riguarda (ho 57 anni), siamo più sbandati ancora. Abbiamo trovato i nostri punti di riferimento (falsi e ridicoli) nei miti del modernismo, del progresso, della tecnologia che ci avrebbero portato la pace, semplicemente perchè eravamo la generazione del boom economico che credeva di avere raggiunto la fine della storia con l'affermazione della democrazia. Invece, la storia galoppa ancora (e spara, bombarda, massacra, crea martiri e carnefici tutti i giorni) facendosene un baffo dei nostri ingenui convincimenti. Convincimeni che, tra le altre cose, hanno permeato il post Concilio, nella certezza di essere in un'epoca nuova, l'epoca della tolleranza, della solidarietà e della "religione adulta".
Tanti giovani di oggi, invece, provano sulla loro pelle la falsità di quei miti mortiferi (in Afghanistan, in Medio Oriente, in Africa, ecc..) e sanno benissimo che il mondo continua (per fortuna o purtroppo) ad obbedire alle logiche di quello dei nostri nonni. Per questo, è per loro più facile tornare alla tradizione. Non hanno nessun mito del sessantotto da difendere, beati loro!
Corrado
molto interessante il commento di Corrado. Ci sono generazioni che hanno miti da difendere e che non riusciranno a vedere la realtà. E ci sono generazioni che sono nate senza miti, solo intrise di edonismo, relativismo e secolarismo; queste ultime generazioni sono quelle che cercano una spiritualità soda e non avendo barriere ideologiche la trovano nel rito antico.
"Questa evaporazione si spiega con le evoluzioni sociologiche che conosciamo: la secolarizzazione della società francese, la diminuzione del numero delle famiglie cattoliche, vivai tradizionali di religiosi e religiose, la disaffezione per un modo di vita radicale (celibato, castità, povertà e, per certi, ritiro dal mondo) percepito da molti come anacronistico."
D'accordo con i primi due punti, a mio avviso totalmente sbagliato il terzo: la "disaffezione per un modo di vita radicale" non e' vista come anacronistica tra i giovani, ma al contrario (purtroppo e troppo spesso) fa parte del mondo delle congregazioni religiose attuali, di quelli che sono *oggi* gia' presenti negli ordini religiosi. E' il mondo della vita religiosa che spesso manca di testimonianza concreta su questo punto.
”Un tempo si entrava nella vita apostolica per una missione precisa: per delle attività umanitarie, per lavorare nell'istruzione o per essere missionari all'altro capo del mondo. Oggi, non è più necessario essere una religiosa per vivere questo tipo di esperienze; non resta quindi altro che l'appello irrazionale della vocazione”,
Verissimo, la "vocazione" oggi non e' prima di tutto percepita come un "per (qualcosa specifico)", ma non e' per nulla un appello irrazionale: e' oltre la pura razionalita' ma non contro di essa. Anche "a' capa" e' un dono di Dio, e va usata: il problema e' accordare insieme mente e cuore, ed e' un problema di sempre.
“Constatiamo nei giovani un desiderio di visibilità e il bisogno di un annuncio esplicito”, constata
Florence de la Villéon.
Certo, e' la logica conseguenza di una civilta' basata sull'immagine come affermazione di se. Se non ti si vede, non sei nessuno. Non mi risulta che i giovani del mondo occidentale siano parte degli a-storici Amish: scuola, cultura, educazione, media... ne siamo dentro tutti, e il problema "immagine" pubblica e' tremendissimo (cfr. i vari social network tipo MySpace, Facebook ecc... in cui dall'immagine che dai ti crei il giro d amici), specialmente tra i giovani. Anche il "bisogno di un annuncio esplicito" spesso rientra - purtroppo - in questo tipo di logica, perche' diventa fattore di identificazione acritica.
“Constatiamo nei giovani un desiderio di visibilità e il bisogno di un annuncio esplicito”, constata
Florence de la Villéon.
Certo, e' la logica conseguenza di una civilta' basata sull'immagine come affermazione di se. Se non ti si vede, non sei nessuno. Non mi risulta che i giovani del mondo occidentale siano parte degli a-storici Amish: scuola, cultura, educazione, media... ne siamo dentro tutti, e il problema "immagine" pubblica e' tremendissimo (cfr. i vari social network tipo MySpace, Facebook ecc... in cui dall'immagine che dai ti crei il giro d amici), specialmente tra i giovani. Anche il "bisogno di un annuncio esplicito" spesso rientra - purtroppo - in questo tipo di logica, perche' diventa fattore di identificazione acritica.
“In una società che non è più cristiana, l'entrata in un monastero costituisce una forma di testimonianza “eroica” della vocazione cristiana”
E qui viene fuori il problema serissimo di oggi: siamo a corto di "eroi". Il grosso guaio e' che il mondo odierno ci propone e propina sempre il mito dell' "eroe solitario" che risolve chissa' quale disastro; una prospettiva sempre bipolare, bianco/nero. Un discorso di "gruppo" che sta' insieme, accogliendosi reciprocamente con misericordia e perdono, e' ben difficile da far capire oggi perche' tocca andare in mezzo alle 256 scale di grigio e queste non danno la certezza dell'assoluto, o bianco o nero. Ma la Chiesa Cattolica non e' un bianco/nero, e' una esplosione di colori.
"Pronte a operare tale scelta, certe si rivolgono alle comunità più rigoriste e talvolta più chiuse. “Le giovani donne che scelgono la vita religiosa oggi sono spesso alla ricerca di strutture rigide, hanno bisogno di sapere a che ora si mangia, a che ora si prega. Un'impostazione così non la trovano nella vita delle nostre comunità apostoliche”, testimonia ancora Florence de la Villéon."
Questo succede proprio perche', abituate a gestire tutto secondo l'istinto del momento, e di solito ricevendone cocentissime delusioni, si pensa che una struttura rigida sia sufficente a rimettere in sesto le cose. Non e' cosi', l'orario puo' anche essere un aiuto, ma se si va avanti sul percorso di una "legge imposta" - qualunque essa sia, per quanto buona santa e giusta - c'e' il rischio estremamente pericoloso di adagiarsi sul "cio' che si deve fare" perdendo completamente di vista il "cio' che si deve essere". Una persona puo' entrare in un monastero di clausura ma non solo per se' stesso/a: innanzitutto perche' piaccia o no dentro al monastero ci sono gia' "altri/e", seconda cosa x il "per": anche dentro a un monastero sei chiamato a vivere "per" qualcun'altro/a, nella preghiera comune, nelle faccende quotidiane e cosi' via. Non vivi solo "per te stesso", che purtroppo e' l'ostacolo piu' grosso ad una vocazione oggi. Vivi nella Chiesa e per la Chiesa.
(fine parte 2)
"Pronte a operare tale scelta, certe si rivolgono alle comunità più rigoriste e talvolta più chiuse. “Le giovani donne che scelgono la vita religiosa oggi sono spesso alla ricerca di strutture rigide, hanno bisogno di sapere a che ora si mangia, a che ora si prega. Un'impostazione così non la trovano nella vita delle nostre comunità apostoliche”, testimonia ancora Florence de la Villéon."
Questo succede proprio perche', abituate a gestire tutto secondo l'istinto del momento, e di solito ricevendone cocentissime delusioni, si pensa che una struttura rigida sia sufficente a rimettere in sesto le cose. Non e' cosi', l'orario puo' anche essere un aiuto, ma se si va avanti sul percorso di una "legge imposta" - qualunque essa sia, per quanto buona santa e giusta - c'e' il rischio estremamente pericoloso di adagiarsi sul "cio' che si deve fare" perdendo completamente di vista il "cio' che si deve essere". Una persona puo' entrare in un monastero di clausura ma non solo per se' stesso/a: innanzitutto perche' piaccia o no dentro al monastero ci sono gia' "altri/e", seconda cosa x il "per": anche dentro a un monastero sei chiamato a vivere "per" qualcun'altro/a, nella preghiera comune, nelle faccende quotidiane e cosi' via. Non vivi solo "per te stesso", che purtroppo e' l'ostacolo piu' grosso ad una vocazione oggi. Vivi nella Chiesa e per la Chiesa.
Questa evoluzione attraversa anche gli ordini maschili. “I monasteri che attirano di più sono i
luoghi più tradizionalisti”, conferma dom Guillaume Jedrzejczak, trappista ed ex abate del Montdes-
Cats. Ad esempio, l'abbazia benedettina Notre Dame de Fontgombault (Indre), in cui si celebra
la messa in latino, ospita ancora 60 monaci, un numero elevato.
"Ospita ancora": quanti erano prima? Giusto per sapere.
(fine parte 3)
Questi ultimi anni del resto sono stati contrassegnati dal continuo aumento del numero di stranieri
che scelgono la vita religiosa in Francia, sia venendo direttamente dall'Asia o dall'Africa, sia
provenienti dall'immigrazione.
Qui c'e' un altro problema molto serio, che e' gia' stato oggetto di un intervento pesante del Vaticano negli anni 80/90: il "reclutamento" di persone all'estero per portarli in conventi e monasteri italiani. E' gia' successo in molte congregazioni che le "estere", una volta diventate maggioranza numerica, hanno stravolto - per adattarle alla loro cultura di origine - regole e organizzazioni, creando spaccature a tuttora insanabili. Strada rivelatasi fallimentare. Il discorso e' diverso per persone che gia' vivono qui e sono di un altra nazione, generalmente le cose finiscono meglio.
"Al contempo, quei luoghi restano molto apprezzati da persone, di qualsiasi confessione, in cerca di quiete. Il successo dell'ospitalità-alberghiera monastica non si smentisce. “Nella mia diocesi, la nostra offerta non è sufficiente per rispondere alla domanda”, conferma Marie-Chantal Geoffroy.
“Abbiamo dei cristiani in ritiro, delle persone che cercano ascolto, altri, credenti o no, che sono alla ricerca di silenzio e di senso.” "
E qui si vede l'importanza di quanto dicevo prima del "per": se uno entra in monastero solo "per se stesso" ti chiudi la vita anche a queste cose; l'essere invece un punto di riferimento / confronto / dialogo con chi bussa alla porta del monastero lo impari dentro alla comunita', e non si limita (ma non esclude) il saper cucinare una lasagna da urlo: e' il trattare tutti con amore, quindi perdono e misericordia. Se i conventi o monasteri non sono prima di tutto luoghi di perdono e misericordia reciproci, difficilmente potranno essere una testimonianza dell'amore di Dio verso tutti.
(fine parte 4)
Scusate per la divisione in 4 post...
X Corrado:
non mi ritengo un illuminato ma ho a che fare tutti i giorni con questi tipi di problematiche dei giovani... e non ho miti sessantottini da difendere, visto che in quell'anno ne avevo solo sei. :) Il massimo della protesta sociale erano i mitici "quarantaquattro gatti in fila per sei col resto di due...".
La mancanza di punti di riferimento e' molto seria oggi, per questo il fascino della forma si sente forte; il problema autentico e' educare il cuore, in modo che non ci sia l'irrazionalita' come stile di vita ma un accordo tra mente e cuore. B16 sta' proponendo tutti i giorni proprio questo, rimettere in sintonia i due ambiti, in cui la ragione ha la sua parte da dire ma non e' una dominus assoluta.
Ed e' fatica, grossa fatica.
Cari anonimi, perché non usate uno pseudonimo? con tanti anonimi che intervengono non è semplice capire chi intervienen ex-novo e chi reinterviene e chi risponde a chi
E il copyright??
Purtroppo è un luogocomune quello dei sessantenni exsessantottini (come me) di accusare i giovani d'oggi di essere senza ideali, mentre all'epoca si sparava ai poliziotti. Io trovo che siano troppo buoni visto che non ammazzano i baby pensionati.Eufemia
Standing ovation ad Eufemia.
Da un ancora per poco giovane (per alcune categorie ISTAT, almeno.)
Eufemia,
ti ricordo che io nel sessantotto di anni ne avevo solo sei... al massimo avrei potuto partecipare al cosidetto settantasette.
Infatti esistono anche i cosiddetti Settantantasettini - altrettanto, se non più, famigerati.
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