lunedì 23 agosto 2010
Nuovo appello del Papa all'accoglienza. Benedetto XVI ha parlato anche in francese sottolineando l'importanza della fraternità universale (Gasparroni)
Vedi anche:
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Nuovo appello del Papa all'accoglienza
Benedetto XVI ha parlato anche in francese sottolineando l'importanza della fraternità universale
Fausto Gasparroni
CASTELGANDOLFO (ROMA)
Invitando alla «fraternità universale», all'accoglienza di persone «di tutte le nazioni e di tutte le lingue», e all'accettazione delle «legittime diversità umane», il Papa ha detto la sua sulle polemiche che da giorni accompagnano le espulsioni delle comunità rom decise in Francia da Nicolas Sarkozy. Salutando proprio i pellegrini di lingua francese, al termine dell'Angelus nel cortile interno del Palazzo apostolico di Castel Gandolfo, Benedetto XVI ha sottolineato come la chiamata di tutti gli uomini «alla salvezza», di cui ieri parlavano i testi liturgici, sia «anche un invito a saper accogliere le legittime diversità umane», sulle orme «di Gesù venuto a riunire gli uomini di tutte le nazioni e di tutte le lingue».
«Cari genitori – ha aggiunto Ratzinger sempre in francese –, possiate educare i vostri figli alla fraternità universale».
L'appello del Pontefice alla fratellanza e all'accoglienza non era certo casuale dopo le aspre discussioni sugli smantellamenti di campi nomadi in Francia e sui rimpatri di intere comunità rom di origine bulgara o romena.
Da giorni lo stesso Vaticano, tramite il segretario del Pontificio Consiglio per i migranti e gli itineranti, monsignor Agostino Marchetto, aveva fatto sapere che tali rimpatri violano le regole dell'Unione europea, la quale «proibisce espulsioni collettive e dice che se non c'è un grave pericolo per la sicurezza non ci può essere espulsione».
Inoltre, sabato, il direttore generale della Fondazione Migrantes della Cei, mons. Giancarlo Perego, denunciando la «politica discriminatoria» verso i rom non solo in Francia ma anche in Italia, aveva definito «illegittimi» i rimpatri decisi da Sarkozy, perché riguardano persone «che hanno il diritto di movimento in Europa e d'insediamento». Un diritto, questo, stabilito dall'Ue, che secondo i vescovi chiude la strada anche al proclama del ministro dell'Interno Roberto Maroni di voler arrivare alla «possibilità di espellere anche i cittadini comunitari». Al punto che Umberto Bossi in persona, sabato da Alzano Lombardo (Bergamo), ha voluto rimarcare di avere «più fiducia in Maroni che nella Cei», giudicando il ministro leghista (che peraltro ieri ha trovato un'alleata anche in Letizia Moratti, sindaco di Milano) «una persona equilibrata, che non farebbe del male alla gente».
La polemica sui rimpatri di rom, comunque, infuria più che mai in Francia, con dichiarazioni molto dure proprio da parte di uomini di Chiesa. Ieri il 71enne padre Arthur Hervet, parroco a Lille, dopo la messa domenicale ha addirittura confessato di «pregare perchè Sarkozy abbia un attacco di cuore», che sarebbe l'unico modo per «mettere fine alla guerra contro i rom» avviata dall'Eliseo.
Il sacerdote, che comunque si è poi detto dispiaciuto per le sue affermazioni, ha anche scritto al ministro dell'Interno, Brice Hortefeux, informandolo di voler restituire la medaglia al Merito di cui era stato insignito.
L'arcivescovo di Aix-en-Provence e Arles, Christopher Dufour, testimone dello sgombero di un campo nomadi, ha invece fatto appello al «rispetto delle persone e della loro dignità». «Cattolici-Sarkozy, il divorzio» titola in prima «Le Journal du dimanche» osservando che «se non è ancora l'ora della rottura, si moltiplicano i segnali di un malessere sempre più profondo tra i cattolici ed il presidente francese».
Invece sulla situazione italiana è intervenuto il presidente del gruppo Italia dei Valori al Senato, Felice Belisario: «Le parole del Papa condannano senza appello ogni discriminazione nei confronti di chi emigra dal proprio Paese per fuggire da guerre e fame e, di conseguenza, esprimono un giudizio chiaramente negativo nei confronti di chi, come la Lega, criminalizza il fenomeno dell'immigrazione fomentando l'intolleranza. Quello lanciato da Benedetto XVI all'Angelus è un monito forte e chiaro, che suggerisce un deciso cambio di rotta alla politica adottata del governo e dettata dal Carroccio. La xenofobia leghista sta trasformando l'Italia in un Paese sempre più intollerante e razzista ed è grave che nel PdL non si avverta, salvo qualche eccezione, il dovere di mettere un argine a questa deriva».
Secondo Belisario è possibile «coniugare solidarietà e sicurezza e l'Italia dei Valori ne è sempre stata convinta. Stavolta il Papa ha deciso di lanciare il suo messaggio in francese; chissà che la prossima volta non decida di farlo in dialetto lombardo».
Prima del suo appello all'accoglienza e alla tolleranza, tra l'altro, Benedetto XVI all'Angelus aveva anche avvertito che «Dio abbassa i superbi e i potenti di questo mondo e innalza gli umili». Aveva quindi pregato per la pace, «specialmente là dove più infierisce l'assurda logica della violenza».
© Copyright Gazzetta del sud, 23 agosto 2010
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