lunedì 13 settembre 2010

L'esperienza della tradizione (Padre Scalese)

Clicca qui e qui per leggere il commento di Padre Scalese segnalatoci da Alberto.

5 commenti:

Anonimo ha detto...

così conclude Padre Scalese la sua ottima riflessione, riferendosi al comportamento che dovrebbero tenere i Lefebvriani

"....ma senza avere la pretesa che quell’esperienza sia esclusiva e normativa per tutti. A queste condizioni, l’esperienza della tradizione potrà tornare a costituire una ricchezza per tutta la Chiesa e, a loro volta, i suoi seguaci potranno beneficiare delle ricchezze delle altre legittime esperienze ecclesiali."

il problema, serio, è che nella Chiesa ci sono esperienze le chi supposte 'ricchezze' magari anche molto enfatizzate sono avvelenate e chi ha una formazione modernista -cosa peraltro frequente- non riesce neppure ad accorgersene.
Certo che la Chiesa rischi del genere li ha sempre corsi; ma l'inquinamento attuale ha raggiunto livelli di guardia...

Anonimo ha detto...

ma cosa vuol dire chiedere l'accettazione del Catechismo della Chiesa Cattolica a chi urla ai quattro venti, da 40 anni, che crede fermissimamente tutto ciò che dice e il catechismo tridentino e quello detto di san Pio X?

Chiedere una cosa del genere significa riconoscere implicitamente che il catechismo della Chiesa cattolica contiene elementi di dottrina non presenti o diversi da quelli presenti nel tridentino e in quello di san Pio X.

Se ciò è falso, non ha alcum senso chiederlo. Se ciò è vero la FSSPX non accetterà mai una cosa del genere.

E allora, se propio si vuol chiedere qualcosa. gli si chieda la semplice professione di fede.
(e anche questo sarebbe per lo meno ridicolo per chi da 40 anni non fa altro che professare ciò che tutta la Chiesa professava, nei modi in cui tutta la Chiesa lo professava.

Più che alla FSSPX l'accettazione del concilio andrebbe chiesta a chi l'ultimo concilio lo usa come piedistallo per le propie idee.

La FSSPX è cattolica, più di quanto non lo siano molti vescovi, molti preti e molti laici ai quali viene lasciata la libertà di seminare eresie e di professare errori. Se a questi ultimi non si chiede nulla, non si capisce perchè si debba chieder qualcosa alla FSSPX!

Anonimo ha detto...

concordo con mic, bisogna fare molta attenzione. Non tutte le esperienze purtroppo possono ritenersi ortodosse. E' proprio la mancanza di un riferimento chiaro che ha causato un proliferare di "carismi" di cui a volte non si riesce a percepire l'ortodossia.

Abelardo ha detto...

Caro Padre Scalese non è la FSSPX a dover accettare qualcosa, visto che è sempre rimasta cattolica,sono gli altri che si sono allontanati dalla tradizione e son loro che si devono interrogare sui frutti velenosi del Vaticano II ...se sono ancora cattolici o no.
Il Concilio di Trento,come il Vaticano I sono concili dogmatici,il Vaticano II no... ha lo stesso valore del Lateranense V ne più ne meno.
Una Grundnorm...non può imporsi su una norm.L'antica legge romana, sempre in vigore anche nel nostro diritto civile, per cui una legge superiore prevale su quella inferiore non può essere modificata certo dall'arbitrio dispotico di qualche pontefice.
I papi devono essere i primi ad osservare il diritto e a dare il buon esempio.
Tutto il resto non conta nulla...

Ben ha detto...

Ho appena letto un furibondo attacco - (http://www.laportelatine.org/archives/editos/2010/1009_3_Frament.php) - del sito La Porte Latine (sito ufficiale della FSSPX francese) contro l'Istituto Cristo Re, accusato di esistere solo per riportare all'ovile i fedeli tentati dalla FSSPX.
Vi si leggono frasi del tipo:
"...hanno dovuto accettare gli errori del Vaticano II e la nuova Messa!".
Sono sconfortato, secondo me non ci sono colloqui dottrinari che tengano, questi vogliono restare fuori dalla chiesa, e ci si sentono ottimamente.
Ma attenzione, sono proprio loro che sostengono che Extra Ecclesiam Nulla Salus...