martedì 23 novembre 2010

Card. Cottier: Cautela sulla teoria del male minore. La novità è che per la prima volta un Pontefice ha parlato con chiarezza di questa teoria teologica (Giansoldati)

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«Cautela sulla teoria del male minore»

Il cardinale Cottier: sono comunque contrapposti due drammi assoluti

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTA’ DEL VATICANO

«La novità è che per la prima volta un Pontefice ha parlato con chiarezza della teoria teologica del male minore a proposito dell’uso, dal punto di vista morale, del profilattico per contenere l’epidemia di Hiv. Benedetto XVI, ovviamente, non incoraggia la libertà assoluta, nè apportato variazioni al Magistero. Il suo intervento serve a mettere da parte la via rigida, priva di discernimento».

Chi parla è il cardinale George Cottier, Teologo emerito della Casa Pontificia, un’autorità in materia ma soprattutto il primo cardinale ad aver affrontato la questione una decina di anni fa.

Dunque in alcune circostanze è possibile usare il profilattico..

«Il ragionamento riguarda casi eccezionali. Se si vive in situazioni estreme può diventare lecito, da un punto di vista morale, difendere la vita anche se si usano strumenti sbagliati. I moralisti si sono interrogati se fosse giustificabile l’intervento di un governo a distribuire profilattici in un ambiente infettato dal virus, dove la possibilità di educare e incidere sui giovani ad un corretto uso della sessualità, non esiste più. Pensiamo, per esempio, a certi ambienti legati alla tossicodipendenza o ad altre situazioni dove vi è grande miseria e impossibilità di accedere ai farmaci antiretrovirali».

Insomma, solo per casi limite..

«Esatto. La teoria del male minore tuttavia va utilizzata con grande cautela, poichè affronta dei mali assoluti. E’ la scelta di una alternativa tra un male (impedire la trasmissione della vita) o l’altro male (impedire la trasmissione di un virus che uccide). Nel caso specifico abbiamo un dilemma: la diffusione dell’Aids avviene tramite un atto sessuale che serve per trasmettere la vita, non la morte. Ci si trova di fronte a una contraddizione. Chi è sieropositivo ha l’obbligo di rispettare il comandamento che dice non uccidere».

Un via libera?

«Nemmeno per sogno. La Chiesa non ha cambiato idea e continuerà a dire che il miglior modo di proteggersi è la castità e non lesinerà energie per educare al rispetto una sessualità responsabile. L’atto sessuale è grande perchè l’uomo diviene collaboratore del Signore nel creare la vita. E’ tutto troppo importante per essere banalizzato o immiserito».

© Copyright Il Messaggero, 22 novembre 2010

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