mercoledì 3 novembre 2010

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA E DEL XII VOLUME DELL’OPERA OMNIA DI JOSEPH RATZINGER

XII VOLUME DELL’OPERA OMNIA DI JOSEPH RATZINGER-BENEDETTO XVI IN EDIZIONE TEDESCA: "TEOLOGIA DEL SACRAMENTO DELL'ORDINE"

CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE DELL’ASSEMBLEA PLENARIA DEL PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA CULTURA E DEL XII VOLUME DELL’OPERA OMNIA DI JOSEPH RATZINGER, 03.11.2010

Alle ore 12.30 di oggi, nell’Aula Giovanni Paolo II della Sala Stampa della Santa Sede, ha luogo la Conferenza Stampa di presentazione dell’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura (10-13 novembre 2010) sul tema: "Cultura della comunicazione e nuovi linguaggi".
In concomitanza verrà presentato anche il XII volume, in lingua tedesca, dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger dal titolo "Künder des Wortes und Diener eurer Freude - Theologie und Spiritualität des Weihesakramentes".
Intervengono: S.E. Mons. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura; S.E. Mons. Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Regensburg, Membro del Pontificio Consiglio della Cultura e Curatore dell’Opera omnia di J. Ratzinger; Mons. Pasquale Iacobone, Responsabile del Dipartimento "Arte e Fede" del Pontificio Consiglio della Cultura; il Dott. Richard Rouse, Responsabile del Dipartimento "Comunicazione e linguaggi" del Pontificio Consiglio della Cultura.
Pubblichiamo di seguito gli interventi di S.E. Mons. Gerhard Ludwig Müller, di Mons. Pasquale Iacobone e del Dott. Richard Rouse:


INTERVENTO DI S.E. MONS. GERHARD LUDWIG MÜLLER

Presentazione del XII volume dell’Opera omnia di Joseph Ratzinger

"L’Anno Sacerdotale che abbiamo celebrato, 150 anni dopo la morte del santo Curato d’Ars, modello del ministero sacerdotale nel nostro mondo, volge al termine. Dal Curato d’Ars ci siamo lasciati guidare, per comprendere nuovamente la grandezza e la bellezza del ministero sacerdotale.
Il sacerdote non è semplicemente il detentore di un ufficio, come quelli di cui ogni società ha bisogno affinché in essa possano essere adempiute certe funzioni. Egli invece fa qualcosa che nessun essere umano può fare da sé: pronuncia in nome di Cristo la parola dell’assoluzione dai nostri peccati e cambia così, a partire da Dio, la situazione della nostra vita. Pronuncia sulle offerte del pane e del vino le parole di ringraziamento di Cristo che sono parole di transustanziazione – parole che rendono presente Lui stesso, il Risorto, il suo Corpo e suo Sangue, e trasformano così gli elementi del mondo: parole che spalancano il mondo a Dio e lo congiungono a Lui. Il sacerdozio è quindi non semplicemente «ufficio», ma sacramento: Dio si serve di un povero uomo al fine di essere, attraverso lui, presente per gli uomini e di agire in loro favore. Questa audacia di Dio, che ad esseri umani affida se stesso; che, pur conoscendo le nostre debolezze, ritiene degli uomini capaci di agire e di essere presenti in vece sua – questa audacia di Dio è la cosa veramente grande che si nasconde nella parola «sacerdozio»."

Queste parole dell'omelia che Papa Benedetto XVI, a conclusione dell’Anno Sacerdotale, ha indirizzato alle migliaia di sacerdoti riunitisi in piazza San Pietro a Roma per la festività del Sacro Cuore [venerdì 11 giugno 2010], ben riassumono la teologia e la spiritualità del sacramento dell’Ordine, che con il titolo "Annunciatori della Parola e Servitori della vostra Gioia" costituiscono il tema del presente volume XII dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger.

Gli studi scientifici, le meditazioni e le prediche concernenti il ministero del vescovo, del presbitero/sacerdote e del diacono ricoprono un arco di quasi mezzo secolo, a partire dai primi testi che precedettero di alcuni anni l'apertura del Concilio Vaticano Secondo. A questo evento fondamentale della storia ecclesiastica più recente si è soliti associare, a seconda dei punti di vista, l’inizio di una trasformazione, consona allo spirito del tempo, oppure di una profonda crisi della Chiesa, e in particolare del sacerdozio. Il Concilio ha inserito la costituzione gerarchica della Chiesa, che si esplica nelle differenti mansioni del vescovo, del sacerdote e del diacono, in un’esauriente ecclesiologia innovata dalle fonti bibliche e patristiche (LG 18!29). Gli enunciati riguardanti il grado episcopale e presbiteriale della gerarchia sacerdotale tripartita furono approfonditi nei decreti Christus Dominus e Presbyterorum ordinis. Per quali ragioni allora, dopo il Concilio, potè verificarsi una crisi d'identità del sacerdozio cattolico storicamente paragonabile solo con le conseguenze della riforma protestante del XVI secolo?

Nella sezione A del volume, intitolata "Teologia del sacramento dell’Ordine", Joseph Ratzinger analizza le cause di tali dubbi e illustra positivamente il fondamento biblico ed il coerente sviluppo storico-dogmatico del sacramento dell’Ordine. Nella sezione B, intitolata "Servitori della vostra Gioia", il lettore troverà una raccolta di meditazioni sulla spiritualità sacerdotale, già pubblicata in precedenza come opera singola con il medesimo titolo. Un titolo che riprende il motto primiziale del novello sacerdote Joseph Ratzinger. La sezione C raccoglie infine diverse prediche tenute in occasione di consacrazioni sacerdotali e di diaconi, prime messe e giubilei. Qui non si tratta tanto di lirica religiosa, quanto della riscoperta delle sorgenti spirituali alle quali ogni sacerdote quotidianamente attinge per essere un buon operaio del Signore e un entusiastico servitore della Buona Novella di Cristo ) un pastore che non pasce se stesso, ma che come Cristo, il sommo Pastore, sacrifica la propria vita per il gregge di Dio. Dove crolla il fondamento dogmatico del sacerdozio cattolico, non si estingue soltanto la fonte da cui si alimenta un’esistenza al seguito di Gesù, ma vien meno anche la motivazione a rinunciare al matrimonio per amore del Regno dei Cieli (Mt 19,12), e con la forza dello Spirito Santo accettare con gioia e convinzione il celibato come un rimando escatologico al futuro mondo di Dio.

Se si trascura la relazione simbolica inerente al sacramento, il celibato sacerdotale scade a mero relitto di un passato ostile al corpo, ed è individuato ed osteggiato come unica causa della carenza di sacerdoti. Non da ultimo, scompare infine anche l'evidenza per la dottrina e la prassi della Chiesa di conferire il sacramento dell’Ordine soltanto agli uomini. Un ministero ecclesiale inteso in senso funzionale dà adito al sospetto di legittimare un potere che andrebbe peraltro motivato e limitato democraticamente.

La crisi del sacerdozio che ha colpito l’Occidente negli ultimi decenni, è anche il risultato di un fondamentale disorientamento del Cristiano di fronte a una filosofia che trasferisce l'intimo significato e l’obiettivo ultimo della storia e di ogni esistenza umana in una dimensione mondana, sbarrandogli in tal modo l’orizzonte trascendente e recidendone la prospettiva escatologica. Riporre ogni aspettativa in Dio e fondare l'intera esistenza su Colui che in Cristo ci ha dato tutto: solo questa può essere la logica di una scelta di vita che si pone con assoluta dedizione al seguito di Gesù e partecipa alla sua missione di Redentore del mondo, da lui adempiuta con la passione e crocifissione ed inequivocabilmente rivelata con la sua risurrezione dai morti.

Non vanno tuttavia trascurati anche altri fattori di natura interna alla Chiesa. Joseph Ratzinger, come mostrano i suoi primi interventi, aveva acutamente presagito le scosse che con impeto sempre crescente preannunciavano il terremoto: in primo luogo l’apertura all’esegesi protestante negli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento. Spesso da parte cattolica non ci si rese affatto conto delle sistematiche premesse poste dalla Riforma alla base dell’esegesi. Fu così che la pesante critica del sacerdozio consacrato, apparentemente non motivabile biblicamente, investì la Chiesa cattolica (e ortodossa).

Il sacerdozio sacramentale strettamente riferito al sacrificio eucaristico, come era stato affermato dal Concilio Tridentino, sembrava a prima vista non aver alcun riscontro nella Bibbia, né sotto il profilo terminologico, né per quanto concerne le particolari prerogative del sacerdote nei confronti dei laici, specialmente il mandato della consacrazione. La critica radicale del culto ! e quindi il vagheggiato superamento di un sacerdozio che limitava a se stesso la rivendicata funzione di intermediario – sembrava togliere terreno ad un mediatorato sacerdotale nella Chiesa.

Con la critica protestante nei confronti di un sacerdozio sacramentale che metterebbe in questione l’unicità del sommo sacerdozio di Cristo (secondo la lettera agli Ebrei) e relegherebbe ai margini il generale sacerdozio dei credenti secondo 1 Pt 2,5, si alleava infine il moderno concetto di autonomia, che guardava con sospetto ad ogni esercizio di autorità.

L’osservazione che, dal punto di vista della sociologia della religione, Cristo non era un ministro di culto e quindi ! in termini anacronistici ! era un laico, e il fatto che definendo i servizi e gli uffici nel Nuovo Testamento non si fosse impiegata una terminologia sacrale, ma si facesse invece ricorso a titoli ufficiali apparentemente profani, sembrarono comprovare l’ "impropria" trasformazione – prodottasi nella Chiesa primitiva a partire dal terzo secolo – dei funzionari comunali ricorrenti nella Bibbia in una nuova classe di ministri di culto.

Joseph Ratzinger analizza a sua volta criticamente la critica storica improntata alla teologia protestante, operando una distinzione tra le premesse filosofiche e teologiche e le metodiche storiche. In questo modo è in grado di dimostrare come, con le cognizioni dell’esegesi biblica moderna ed una puntuale analisi dello sviluppo storico dei dogmi, si possa fondatamente giungere agli enunciati dogmatici esposti soprattutto nel Concilio di Firenze, di Trento e nel Vaticano Secondo.

Il significato di Gesù nel rapporto dell’umanità e di tutto il creato con Dio, e dunque il riconoscimento di Cristo come redentore e mediatore di salvezza universale, che la lettera agli Ebrei qualifica nella categoria del Sommo Sacerdote, non ha mai posto come pregiudiziale la sua appartenenza alla classe sacerdotale levita. Il fondamento dell’essere e della missione di Gesù risiede piuttosto nel suo provenire dal Padre, nella cui casa e tempio egli deve essere (Lc 2,49). È la divinità della PAROLA ciò che fa di Gesù, nella natura umana da lui assunta, l’unico e vero Maestro, Pastore, Sacerdote, Mediatore e Redentore.

Di questa sua consacrazione e missione egli ci rende partecipi designando i Dodici. Da questi si costituisce il cerchio degli Apostoli, che come entità determinante instaurano la missione della Chiesa nella storia. Essi trasferiscono il proprio mandato ai capi e pastori locali e sovralocali della Chiesa universale e delle Chiese particolari. In un’ottica comparativa delle religioni, le antiche denominazioni d’ufficio di "episcopi", "presbiteri" e "diaconi" in comunità di gentili convertiti al Cristianesimo appaiono come termini profani. Nel contesto della Chiesa delle origini il loro riferimento cristologico ed il loro nesso con il ministero apostolico è vistosamente palese. Gli Apostoli e i loro discepoli e successori istituiscono i vescovi, presbiteri e diaconi mediante l'imposizione delle mani e la preghiera di consacrazione (At 6,6; 14,23; 15,4; 1 Tm 4,14). Agendo in suo nome, essi sono i pastori che lo rappresentano visibilmente come il Pastore supremo e mediante i quali egli stesso diviene presente in qualità di Pastore. Da ciò consegue anche la spiritualità del presbitero e dell'episcopo, consacrati mediante l'imposizione delle mani dallo Spirito Santo stesso (At 20,28). Essa non è un atto aggiuntivo di religiosità privata, bensì la forma interiore della disponibilità di votarsi con tutto il proprio essere e la propria vita al servizio di Cristo e di indicarlo come perenne riferimento. La vera essenza del sacerdozio sacramentale consiste nel fatto che il vescovo e il presbitero sono servitori della Parola, che espletano il servizio della riconciliazione e la cura pastorale del gregge di Dio loro affidato. Nella misura in cui essi assolvono al mandato di Cristo, attraverso i loro atti e parole Cristo stesso diviene presente, come unico Sommo Sacerdote nella Chiesa di Dio radunata per la celebrazione del servizio divino.

La teologia cattolica può recepire la confutazione di una concezione di sacerdote, se questo sacerdote fosse inteso come mediatore in senso autonomo o anche solo complementare accanto o oltre il Cristo. Per questa ragione anche l'obiezione di Martin Lutero non tange tuttavia la dottrina, vincolante sotto il profilo dogmatico, del sacerdozio sacramentale. Il Concilio Tridentino, nel suo decreto sul sacramento dell'Ordine, si limitò a respingere le contestazioni del primo riformatore, rinunciando peraltro all'esposizione di un approccio teologico complessivo. Nei sovente trascurati decreti di riforma, tuttavia, come mette in rilievo Joseph Ratzinger, acquista risalto la concezione biblica del sacerdote come servitore della Parola e dei Sacramenti, nonché pastore e padre spirituale dei fedeli.

Nel dialogo ecumenico, naturalmente, al di là delle differenze di contenuto vanno tematizzati anche i principi formali della teologia: Scrittura, Tradizione e Magistero, che sono tra di loro differenti ma concorrono peraltro alla salvaguardia complessiva della rivelazione, che deve essere protetta da interpretazioni soggettive ed arbitrarie per conservare la propria pienezza e globalità. Qui diventano palesi anche le dimensioni del sacramento dell'Ordine, che trascendono gli uffici, per lo più a livello parrocchiale, del presbitero e dei diaconi. Si tratta della responsabilità che i vescovi, in quanto successori degli Apostoli, hanno nei confronti del proprio magistero e mandato pastorale per la Chiesa universale. In proposito, nell'ottica cattolica, anche il ministero del vescovo di Roma quale successore di Pietro è di fondamentale importanza. Joseph Ratzinger si richiama incessantemente a Ireneo di Lione, che con il suo inquadramento sistematico di Scrittura apostolica, Tradizione apostolica e Successione apostolica dei vescovi ha stabilito il parametro permanente. A ben vedere, prendendo le distanze dallo gnosticismo, esso contiene in sostanza anche la dottrina del primato papale, di modo che, partendo da Ireneo, anche lo sviluppo dottrinale successivo può essere analizzato nella sua vera intenzione.

Per recuperare l'identità sacerdotale nella relazione con Cristo, è indispensabile la disponibilità a considerare se stessi servitori della Parola e testimoni di Dio nella successione di Cristo, e a vivere in comunione con lui. A tal fine il sacerdote deve disporre di una buona formazione teologica e del permanente riferimento alla teologia scientifica. Joseph Ratzinger, con gli scritti raccolti nel presente volume, ha indicato una via d'uscita dalla crisi in cui il sacerdozio cattolico era caduto a causa di impostazioni teologiche e sociologiche carenti e di dichiarazioni atte a suscitare, in molti sacerdoti che avevano intrapreso con amore e zelo il loro cammino, una personale insicurezza e sconcerto a proposito del proprio ruolo in seno alla Chiesa.

Con il presente volume il curatore esaudisce il desiderio dell'autore di dedicare un intero tomo della Raccolta alla teologia del sacramento dell'Ordine. Papa Benedetto XVI vede nell'annuncio della Parola divina che precede ogni azione dell'uomo, il compito particolare del servizio episcopale e sacerdotale.

Così quest'opera potrà essere consultata con profitto non solo come analisi del fondamento teologico-scientifico del sacramento dell'Ordine, ma servirà parimenti all'interiorizzazione della vocazione sacerdotale e come stimolo per esercizi spirituali, e quale annuncio di questo glorioso ministero nella Nuova Alleanza, che conduce allo Spirito e alla vita (cf. 2 Cor 3,6–9).

INTERVENTO DI MONS. PASQUALE IACOBONE

L’Assemblea Plenaria del Pontificio Consiglio della Cultura intende rivolgere l’attenzione a un aspetto essenziale delle culture contemporanee: l’uso del linguaggio e della comunicazione, per studiare l’attuale situazione e proporre delle linee di azione per la missione evangelizzatrice della Chiesa.

Nel pomeriggio del 10 novembre, alle ore 16.30, presso la Sala della Protomoteca in Campidoglio si terrà, eccezionalmente, la Sessione Inaugurale della Plenaria. Sarà un momento di incontro e di apertura alla società civile in forma di Tavola Rotonda sul tema « Nella città in ascolto dei linguaggi dell’anima ». Vi parteciperanno S.E.R. Monsignor Gianfranco Ravasi, il Sindaco Gianni Alemanno, Patrick De Carolis, Aldo Grasso, Lloyd Baugh e Marta Nin.

Le sedute di lavoro continueranno nell’ambito del Dicastero a partire da una relazione di S.E.R. Mons. Gerhard Ludwig Müller su un tema antropologico. Quindi uno sguardo ai nuovi linguaggi, in particolare il cinema, la musica, l’arte figurativa e plastica, internet e le possibilità multimediali per rintracciare le parole, i colori, i suoni e le immagini capaci di presentare la vita cristiana come esperienza valida oggi e per tutti. Proprio per favorire la comunicazione interpersonale, non ci saranno testi scritti da leggere o da seguire, ma conversazioni con esperti quali Ennio Morricone, Dario Viganò, Robert Barron e l’Amministratore Delegato della Microsoft Italia.

La Chiesa ha una lunga tradizione nell’usare diverse forme linguistiche nelle sue comunicazioni rivolte sia al proprio interno che all’esterno. La Plenaria passerà in rassegna questi e altri linguaggi usati oggi per coinvolgere la persona. In particolare le caratteristiche dell’interattività e della partecipazione, della chiarezza e della semplicità – evitando però la semplificazione – e i linguaggi figurativi e narrativi per poter meglio trasmettere ai nostri contemporanei in maniera comprensibile ciò che abbiamo ricevuto. Come insegna San Matteo: «Non si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli» (Mt 5, 15-16).

INTERVENTO DEL DOTT. RICHARD ROUSE

Il Dipartimento del Dicastero, "Comunicazione e Linguaggi", ha l’impegno di dare seguito e continuità alle riflessioni dell’Assemblea Plenaria. In queste poche parole illustriamo, procedendo con ampie pennellate, gli ambiti interconnessi in cui il lavoro verrà concentrato. Il presente testo è stato elaborato con i contributi inviati al Dicastero sia in risposta alla prima richiesta di riflessione sul tema sia come riscontro alla sintesi dei summenzionati interventi. Questa traccia sarà completata alla luce dei suggerimenti proposti dai Membri e Consultori durante e dopo l’Assemblea. Quello che segue è necessariamente sintetico, ma sarà materia di uno studio più approfondito e di una elaborazione da parte del Dipartimento con l’aiuto della rete di contatti di cui dispone.

Aree tematiche

1. Teologia - Antropologia Culturale
Radicata nella comunione intratrinitaria, la comunicazione pone l’accento sulla possibilità di arrivare al Padre attraverso il Figlio nello Spirito Santo. L’Incarnazione come sorgente per la nostra comunicazione, per l’evangelizzazione delle culture e per l’inculturazione del messaggio della fede. La sfera della comunicazione costituisce una parte essenziale dell’antropologia ed è una dimensione fondamentale della persona, così come lo è la cultura. La persona umana, creata a immagine e somiglianza di Dio, è all’origine dei rapporti interpersonali, della comunità sociale e della cultura e ha vari ambiti di appartenenza e di identità. Quindi, l’attenzione viene rivolta ai diversi contesti culturali in cui ogni persona è situata, ai "luoghi" di inculturazione e alle diverse sfide culturali poste dalla globalizzazione e dalla secolarizzazione.

2. Linguaggi - Comunicazione
Noi siamo quello che leggiamo (o ciò che guardiamo?). La grammatica delle nostre culture struttura il modo in cui impariamo ed elaboriamo quanto appreso, plasma il nostro interagire a livello sociale e la nostra predisposizione ad accogliere la fede. I sistemi dei linguaggi e della comunicazione evolvono: tradizioni orali – parola scritta – mezzi digitali. Evangelizzare in questo "ambiente" richiede un aggiornamento continuo della nostra capacità di comprensione e di interpretazione dei linguaggi, specialmente dei valori culturali che essi rappresentano. Oggi, i linguaggi visivi sono predominanti e viene data molta importanza all’espressività e alla visibilità, mentre le "fratture" nella comunicazione sono frequenti nel momento in cui i meccanismi che trasmettono significato si trasformano. Come può essere sostenuta l’attenzione spirituale quando nei linguaggi post-moderni la grammatica comune è interattiva, immediata, frammentata, distratta e istantanea, dove la velocità, l’anonimato, l’irresponsabilità e la banalizzazione sono degli pseudo valori? Che ne sarà dei diversi modi complementari di accogliere la Buona Novella: seduto alla scrivania, in ginocchio sui banchi, sdraiato sul divano, vivendo in comunità? Che cosa avverrà di un uomo allorché trascorre il tempo davanti a un computer con il suo isolamento in rete?

3. Immaginazione
Senza immaginazione non si può raggiungere il cuore. In questa prospettiva, si rivela necessario promuovere un’attenzione pastorale alle emozioni e alle passioni intellettive e cognitive della persona umana, attraverso le arti e la musica, il teatro e la letteratura, la poesia e la capacità di narrare storie, la scultura, la pittura e la retorica, etc. Inoltre, è importante riabilitare i simboli e la semiotica insieme all’uso appropriato della fantasia (nel senso specifico di mito, non in opposizione alla realtà), la creatività, la narrativa e la metafora – la pre-catechesi per risvegliare il desiderio, la predisposizione alla fede in un tempo di saturazione dell’informazione – particolarmente in quelle culture omologate dove gli individui sono sempre più isolati, senza radici e senza dimora, separati dal loro patrimonio spirituale.

4. Dialogo
"Quello che io sto dicendo non è quello che tu stai sentendo". Gli ambiti di interesse includono l’applicazione della migliore procedura e la conoscenza delle questioni che sorgono dallo studio della comunicazione interpersonale, della ricerca di mercato, delle pubbliche relazioni, della conoscenza delle differenze tra contenuto e forma, del recupero e dell’applicazione completa dei diversi tipi di linguaggio, inclusi il suono, la vista, il tatto, il gusto e i mezzi non verbali per superare le nuove frontiere; seguire le tendenze della comunicazione dopo McLuhan, la cui famosa affermazione che il medium diviene il messaggio spesso dà origine alla formula: il mezzo (non) è il messaggio; questioni che sorgono con la velocità di cambiamento e con modelli di dialogo tramite e-mail, sms, siti internet interattivi, per un pubblico abituato a un mondo di convergenza tra suono, immagine, testo e multimediale, in cui l’interattività, l’efficienza, la trasparenza e la partecipazione sono i nuovi valori; problemi inerenti alle tecniche dei media, che sono incentrati sulla personalità e gratificano l’ego, e una prassi di monologo informativo, per esempio mettere in rete omelie e discorsi, e i limiti del parlare ecclesiastico autoreferenziale; l’annuncio ad intra e ad extra per quanto riguarda la comunicazione religiosa ha bisogno di sapere come attrezzarsi per esprimersi con modi nuovi, senza perdere la sua identità nell’atto di cambiare il contenuto o lo stile, e senza chiudersi nei riferimenti personali che sarebbero incomprensibili per coloro che vivono "fuori del Tempio" con l’obiettivo di proclamare il messaggio tra semplicità, chiarità, e semplificazione.

5. Una visione positiva dell’evangelizzazione attraverso l’uso dei Mass Media e delle nuove tecniche di comunicazione.
Dal fascino all’uso effettivo. Emerge la necessità di suscitare stimoli culturali per mettersi a servizio dei "nativi digitali" nel loro mondo interattivo, senza dimenticare gli altri mezzi più tradizionali – riviste, libri, giornali, televisione, radio, telefono, cinema. Non è nostra preoccupazione promuovere l’uso delle tecniche più moderne ma analizzare e mettere in risalto l’humanum dentro di essi. Strumenti e dispositivi non sono soltanto mezzi, ma plasmano anche la cultura, influiscono sulla comprensione e condizionano la recezione: non solo tecnologia, ma anche comunicazione, così recita lo slogan. Cioè, lo spostamento dalla distribuzione dell’informazione alla relazione comunicativa.

Bollettino Ufficiale Santa Sede

1 commento:

Caterina63 ha detto...

MONUMENTALE....davvero un ottima Conferenza!
Dovrebbe essere fatta circolare in tutte le Diocesi e Parrocchie, in tutti i SEMINARI....occorrerebbe dare ai Seminaristi questa lettura e VIETARE K.Rahner...