martedì 5 gennaio 2010

La Libreria Editrice Vaticana pubblica un libro sul lavoro dei vaticanisti italiani durante la morte e i funerali di Papa Wojtyla


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo, per gentilissima concessione dell'autore, la proposta di recensione del testo "La morte e i funerali di Giovanni Paolo II nella stampa italiana". Si tratta di un lavoro molto importante ed interessante che analizza la particolarita' dei giorni successivi alla morte di Papa Wojtyla a quasi cinque anni di distanza.
Grazie ancora per il dono
:))
R.

La Libreria Editrice Vaticana pubblica un libro sul lavoro dei vaticanisti italiani durante la morte e i funerali di Wojtyla

Benedetto XVI ha firmato il decreto sulle virtù eroiche di Giovanni Paolo II, mentre la Libreria Editrice Vaticana ha pubblicato un libro che analizza la copertura informativa data dai maggiori quotidiani italiani alla morte e ai funerali dello stesso Pontefice, a cinque anni di distanza.

GIOVANNI TRIDENTE
La morte e i funerali di Giovanni Paolo II nella stampa italiana
LEV, Città del Vaticano 2009, pp. 350 - ISBN: 978-88-209-8303-1

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PROPOSTA DI RECENSIONE

I mezzi di comunicazione sociale, preparatisi per anni a raccontare la morte del Pontefice che ha varcato il secondo millennio con la Chiesa, si sono visti travolti da uno tsunami che ha inondato i loro sistemi di registro. La morte del primo Papa polacco ha radunato a Roma circa tre milioni di persone, convenute spontaneamente, e questo è stato l’“evento mediatico” planetario più seguito dopo l’11 settembre. Per farsi un’idea del volume della copertura informativa, la stampa italiana ha scritto di più sulla malattia e la morte di Giovanni Paolo II nell’arco di pochi giorni che non tutta la stampa internazionale sul Giubileo del 2000, anno record in termini di copertura di eventi religiosi.

Sono elementi, questi, che emergono dall’ultimo libro di Giovanni Tridente, “La morte e i funerali di Giovanni Paolo II nella stampa italiana”, pubblicato dalla Libreria Editrice Vaticana. Il testo, come si evince dal titolo, ripercorre le tappe “giornalistiche” degli ultimi momenti del Pontificato di Giovanni Paolo II, così come raccontati dalle 14 più importanti testate italiane.

Secondo l’Autore, in quei giorni si è verificato uno spostamento di frame informativo. Nonostante i media erano pronti a raccontare la malattia e la morte del Papa più carismatico, popolare e noto del secolo XX, simultaneamente hanno anche raccontato, volenti o nolenti, il senso della sofferenza e della morte di Giovanni Paolo II uomo, rendendosi “complici” volenterosi nell’esporre quello che l’autore definisce il “Vangelo della sofferenza”.

Nella nuova società postmoderna, dove i “nuovi poveri” sono i moribondi e gli anziani invalidi, invisibili nella sfera pubblica, durante l’aprile del 2005 i mezzi di comunicazione hanno raccontato il valore della vita umana fino all’ultimo momento. Il fattore che ha reso possibile lo spostamento di frame in modo naturale sono stati in pratica i pellegrini e le immagini della gente comune, in preghiera ovunque.

I protagonisti non erano dunque i potenti della terra, i duecento Capi di Stato e le delegazioni che li accompagnavano, ma il popolo comune che pazientemente si snodava in file interminabili per le vie attorno a Piazza San Pietro, che dormiva a cielo aperto pur di esserci. Si potrebbe dire che è stata la volta del protagonismo dei piccoli, i “piccoli” di Giovanni Paolo II “Magno”.

Come si legge nella Prefazione del Prof. Norberto González Gaitano, è possibile selezionare da questo racconto cronache da incorniciare, come quella del giornalista che si è tuffato nella gente comune e ha percorso in pullman, come un pellegrino, i 1.700 km che separano Cracovia da Roma. Si è visto inoltre il colore delle testimonianze personali della gente in fila per illustrare i pezzi o le trasmissioni in diretta. Tanti piccoli gesti genuini sono trapelati dal vortice incontrollabile di immagini, dirette, servizi; tutti colti dal popolo – e non dall’audience – trasmessi come attraverso una misteriosa comunicazione senza fili. La stessa misteriosa comunicazione instaurata da Giovanni Paolo II con il suo popolo, durante tutto il Pontificato. L’avvenimento ha quindi stravolto i sistemi di packaging delle redazioni mentre i giornalisti in campo, i veri operai dell’informazione, hanno raccontato quello che tutti vedevamo attraverso le immagini.

Lo studio è stato compiuto presso la Facoltà di Comunicazione Sociale Istituzionale della Pontificia Università della Santa Croce di Roma, dove l’autore insegna, su un campione di circa 2000 articoli.

Tra i dati più interessanti, emerge che ben 655 persone hanno firmato almeno un articolo in tutto il periodo analizzato, e soltanto il 15% è privo di paternità.
Oltre il 10% degli articoli ha un inquadramento liturgico-spirituale e circa il 20% dimostra che i giornalisti si sono immersi nella folla realizzando interviste e reportage circostanziati, vivendo in prima persona il fenomeno che erano chiamati a raccontare.
In tutto il campione è emerso inoltre che il 22% dei testi esprime apprezzamento al Papa e alla Chiesa mentre solo un risicato 2% ne offre un’immagine negativa.

Il testo è suddiviso in 5 capitoli:

1. Giovanni Paolo II e la comunicazione, che presenta tutti quegli elementi che mostrano il legame esistente tra il Pontefice polacco e gli strumenti della comunicazione sociale.

Viene esposto il vissuto comunicativo del Papa – la sua naturale predisposizione alle arti umanistiche, coltivata sin da giovane, ed una selezione dei gesti ritenuti “mediatici”, compiuti a partire dal giorno della sua elezione – ed una rassegna del contenuto magisteriale da lui impartito in tema di comunicazione.
Questi elementi sono stati ritenuti necessari per anticipare il contesto da cui sarebbe scaturita, insieme ad altri inevitabili fattori, tutta l’attenzione mediatica riservata al papato. La Chiesa di Roma ha assunto in quei giorni una forte esposizione mediatica, forse pari solo al Grande Giubileo del 2000, anche se in quel caso si trattava di un appuntamento molto atteso, programmato con anticipo e della durata di 12 mesi

2. Metodologia di analisi e descrizione degli eventi, dove viene esposta la fase analitica vera e propria della. Nella seconda parte del secondo capitolo viene offerta una presentazione asettica della cronaca dei momenti più significativi registrati nel periodo esaminato, che l’autore considera la base fattuale da cui le singole testate sono partite per costruire ed alimentare i loro servizi

3. La copertura informativa, in cui vengono presentati – con l’ausilio di opportune tabelle – i risultati numerici dello studio, le frequenze effettive di ciascun elemento della ricerca (campione, autori rappresentativi, argomenti, inquadramenti, protagonisti, ecc.) e le successive correlazioni di tutti questi valori con ciascuna testata.

4. L’esposizione retorica, i risultati qualitativi della ricerca, in pratica lo stile retorico e pragmatico utilizzato dai giornalisti. Il criterio espositivo non è cronologico ma discorsivo; vengono sottolineati 6 grandi argomenti tematici, frutto dell’interpretazione dell’autore

La prima sfera argomentativa riguarda il Vangelo della sofferenza, che viene “proclamato” (insegnamento e testimonianza sul dolore offerti da GPII), “incarnato” (il soffrire vero e proprio, fisico e spirituale), e “spinge all’azione” (reazione di migliaia di fedeli).

Il secondo aspetto riguarda il pellegrinaggio, con un “tempo del cammino” (istanza interiore per realizzare un viaggio di fede con uno specifico itinerario) ed un “tempo della visita” (permanere nel luogo santo: omaggio alla salma e partecipazione ai funerali).

La dimensione spirituale è il terzo aspetto retorico individuato; essa investe sia il prima che il dopo della morte del Papa ed ha a che fare con la capacità dei giornali di cogliere il senso “religioso” di alcuni specifici momenti, guardando al contesto spirituale entro cui accadono.

Il quarto gruppo tematico riguarda la comunicazione degli eventi, ossia la valutazione di ciò che viene considerata la “regia” di tutto l’avvenimento. Per capire il modo in cui sono stati messi a fuoco gli aspetti più importanti del racconto, Tridente individua tre grandi ambiti: il “come” Giovanni Paolo II ha comunicato una testimonianza; il ruolo svolto dagli organismi vaticani, dalla Sala Stampa (prima criticato e poi apprezzato); il ruolo della stampa in generale, presa in alcuni casi da una sorta di autoreferenzialità.

Vi è poi il macroargomento delle ipotesi sul futuro, dove viene verificato il modo in cui è stata contestualizzata l’imminente apertura del Conclave e le ipotesi di successione.

Infine, vi è la classificazione denominata Giovanni Paolo II ‘storico’, che raccoglie in maniera riassuntiva tutti quegli articoli avente carattere biografico e storico-magisteriale.

5. Il racconto per immagini, l’ultimo capitolo dedicato al racconto dell’avvenimento attraverso le immagini e le infografie. Il genere di istantanee classificate si riferisce a quelle immagini ritenute in se stesse significative, perché contenenti ciò che è stata definita la “catena cromosomica” informativa dell’evento, nel senso che pur osservandole a distanza di anni si riuscirebbe a risalire al momento esatto al quale corrispondono.

Nello specifico, le 14 testate giornalistiche esaminate (Avvenire, Corriere della Sera, Il Foglio, il Giornale, il Manifesto, Il Messaggero, Il Sole 24 Ore, Il Tempo, la Repubblica, La Stampa, Liberazione, Libero, L’Osservatore Romano, l’Unità) non hanno trascurato alcun particolare della serie di eventi e celebrazioni, e non poteva essere altrimenti vista la popolarità di Wojtyła, da più parti considerato come l’icona spirituale di un mondo pervaso dai mezzi di comunicazione.

Ad imporre l’agenda dei media è stato, da una parte, Giovanni Paolo II, che con la sua reiterata e genuina testimonianza ha richiamato la riflessione sulla sofferenza e sulla morte, in una cultura ormai assuefatta al successo facile, alla bellezza, al divertimento, quindi propensa a disfarsi dei poveri, degli emarginati e soprattutto degli ammalati e a rimandare il più possibile il momento del trapasso. Così facendo ha fatto in modo che venisse assegnato un senso ed un significato alle varie situazioni e celebrazioni, ribadendo attraverso i media che il dolore e la morte, se ben vissuti possono addirittura acquisire dignità.

Dall’altra parte c’era la gente comune, le singole persone con le loro storie personali e le loro ansie spirituali che si sono riunite in pellegrinaggio; quei protagonisti inattesi che mentre si domandavano il senso dell’esistenza e onoravano la grandezza di un grande uomo esprimendogli sincera gratitudine, spingevano i mezzi di comunicazione a porsi nuove domande, ad interrogarsi sull’importanza di quella mobilitazione popolare, a ridare patria sui giornali alla religione, alle testimonianze di fede, alle preghiere, alle parole e al significato della Messa.

Perciò si è trattato di una festa della comunicazione, sia umana che religiosa, dove ne sono state protagoniste le persone, a cominciare dal Papa, con la folla e i giornalisti e ne è uscita beneficiata la religione, il senso del sacro e l’immagine del papato, chiosa Tridente.

GIOVANNI TRIDENTE (Capua, 1983) è Professore Incaricato di Etica informativa e legislazione di stampa presso la Pontificia Università della Santa Croce. Per la stessa Università si occupa dell’Ufficio Comunicazione. Dottore in Comunicazione Sociale Istituzionale, è giornalista pubblicista dal 2002 e collabora con alcune testate nazionali. È inoltre direttore responsabile della rivista interuniversitaria Synthesis e nel 2006 ha pubblicato il libro Attacco all’informazione. Un approccio etico alla copertura mediatica del terrorismo (Edusc).

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