martedì 4 maggio 2010

In piazza San Carlo Benedetto XVI ha celebrato la messa e ha incontrato i giovani di Torino (Gianluca Biccini)


In piazza San Carlo Benedetto XVI ha celebrato la messa e ha incontrato i giovani di Torino

Fede e fabbriche

dal nostro inviato Gianluca Biccini

A Torino, città di fabbriche e di santi, in cui non mancano problemi e preoccupazioni, ma anche straordinario serbatoio di operosità sociale, Benedetto XVI ha compiuto, domenica 2 maggio, la prima visita pastorale in Italia di questo 2010, la diciottesima del pontificato. Si è recato nel capoluogo piemontese per venerare la Sindone, rispondendo alle attese dei tanti torinesi che lo aspettavano da due anni, da quando il 2 giugno 2008, nell'Aula Paolo VI, egli stesso aveva annunciato l'ostensione.
È venuto il Papa per incoraggiare gli sforzi di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica, per esortare i politici a collaborare per il perseguimento del bene comune e rendere la metropoli sempre più umana e vivibile, come ha detto all'omelia della celebrazione presieduta al mattino in piazza San Carlo. Ma è venuto anche per confermare nella fede una Chiesa generosa e attiva, a cominciare dai suoi preti, eredi dei grandi santi che nell'Ottocento hanno risposto alle sfide del loro tempo, interpretando i bisogni degli ultimi. Necessità che oggi si chiamano precarietà, disoccupazione, immigrazione, emarginazione, solitudine.
E la celebrazione eucaristica alla presenza di oltre cinquantamila fedeli è stata il biglietto da visita con cui Torino ha accolto il Pontefice, che prima del canto del Regina caeli ha voluto affidare alla Vergine Maria quanti hanno lavorato per il suo viaggio apostolico e per l'ostensione: affinché - ha auspicato - i due avvenimenti "favoriscano un profondo rinnovamento spirituale" nella città, nei quartieri, nelle comunità e nelle famiglie. E per questo rinnovamento il Papa punta soprattutto sui giovani, come ha spiegato incontrando le nuove generazioni nel pomeriggio, nella stessa piazza San Carlo, dove in tantissimi si sono dati appuntamento nonostante il maltempo.
Nelle poco più di dieci ore, dalle 9 alle 19.30, trascorse a Torino, Benedetto XVI ha pronunciato cinque discorsi nel corso di quattro incontri pubblici. La giornata è iniziata con il trasferimento in elicottero dal Vaticano all'aeroporto di Roma-Ciampino. Da qui, dopo un'ora di volo, il velivolo dell'Aeronautica militare italiana con a bordo il Papa è atterrato allo scalo Sandro Pertini di Caselle.
Accompagnavano Benedetto XVI i cardinali piemontesi Tarcisio Bertone, segretario di Stato, Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, Andrea Cordero Lanza di Montezemolo e Giovanni Coppa; gli arcivescovi Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, e James Michael Harvey, prefetto della Casa Pontificia; il vescovo Paolo De Nicolò, reggente della Prefettura; monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Papa; il medico personale del Pontefice, Patrizio Polisca, il direttore del nostro giornale e il vice direttore della Sala Stampa della Santa Sede, il passionista Ciro Benedettini.
Allo scalo torinese Benedetto XVI è stato accolto dal cardinale arcivescovo Severino Poletto, dal nunzio apostolico in Italia, arcivescovo Giuseppe Bertello, anch'egli piemontese; dal vescovo Guido Fiondino, ausiliare di Torino. In rappresentanza del Governo italiano era il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri, Gianni Letta, che come in occasione dei viaggi a Cagliari e a Brescia, si era unito al Papa a Ciampino, insieme al segretario generale della presidenza del Consiglio dei ministri, Manlio Strano.
Tra le altre autorità presenti, il presidente della Regione Piemonte, Roberto Cota, l'ambasciatore d'Italia presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi, il prefetto di Torino, Paolo Padoin, il presidente della Provincia, Antonio Saitta, il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, il primo cittadino di Caselle, Giuseppe Marsaglia Cagnola, il direttore generale e il presidente dell'aeroporto, Fausto Palombelli e Maurizio Montagnese, il parroco di Caselle, don Claudio Giai Cischia.
Giunto in auto in città, in piazza Diciotto Dicembre - data in cui nel 1922 si consumò un'efferata strage fascista - all'imbocco di via Cernaia, Benedetto XVI è salito a bordo della papamobile, diretto a piazza San Carlo per incontrare la cittadinanza.
Il corteo ha proceduto lentamente lungo le strade del centro, tra la folla festante, quasi a smentire i luoghi comuni sulla freddezza dei piemontesi. Ai lati dei diciotto chilometri di transenne poste lungo il percorso, anche i numerosi volontari in casacca viola che in questi giorni dell'ostensione si occupano dell'accoglienza ai visitatori.
Nel cuore di Torino, sul palco di 35 metri quadrati incastonato tra le chiese gemelle di Santa Cristina e San Carlo, il Papa è stato salutato dal sindaco e dal cardinale arcivescovo. Oltre alle venticinquemila persone raccolte nella piazza altrettante hanno seguito l'incontro attraverso i maxischermi di via Roma e piazza Castello.
All'ingresso della chiesa seicentesca dedicata al Borromeo, ad attendere il Pontefice erano il parroco Mario Azzano, dei servi di Maria, e i religiosi della comunità. Nell'occasione il Papa ha anche benedetto la prima pietra della nuova chiesa del Servizio missionario giovanile all'Arsenale della pace, intitolata a "Maria, madre dei giovani". Erano presenti il fondatore del Sermig Ernesto Olivero, l'architetto Benedetto Camerana, che ha realizzato gratuitamente il progetto, e i genitori di Cecilia Gilardi, una diciassettenne morta tragicamente in un incidente stradale, al cui ricordo sarà dedicato il tempio. Il papà Alessandro e un gruppo di famiglie torinesi hanno sostenuto economicamente l'iniziativa.
Rivestiti i paramenti liturgici, Benedetto XVI si è diretto di nuovo verso la piazza per la messa, concelebrata dai cardinali Bertone, Poletto, Sodano, Coppa e Cordero Lanza di Montezemolo, dal cardinale Francesco Marchisano, dagli ecclesiastici del seguito papale e dai presuli di Piemonte e Valle d'Aosta, con i quali ha successivamente pranzato in arcivescovado. Sullo sfondo del palco in metallo - interamente rivestito di cotone bianco, come il telone superiore - una croce stilizzata che richiama quella riprodotta sulle stole dei concelebranti.
Al rito, diretto dal maestro delle celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice, monsignor Guido Marini, assistito dai cerimonieri Camaldo e Viviani, sono state elevate intenzioni per il Pontefice, per chi vive l'esperienza del dolore, per le vocazioni e per quanti giungono a Torino a venerare la Sindone.
Gli interventi musicali sono affidati a un'orchestra del Conservatorio cittadino. Con loro un coro di 270 elementi provenienti da tutta Italia. Alla processione offertoriale, prima della comunione, hanno sfilato sull'altare due giovani, una coppia con un bimbo piccolo in braccio al papà, due suore, due anziani, una famiglia di immigrati africani composta da genitori e tre figli: in pratica una sintesi delle categorie sociali chiamate in causa dal Papa all'omelia, con l'invito alla testimonianza cristiana in ogni ambiente di vita.
Nel pomeriggio, prima di lasciare la residenza arcivescovile Benedetto XVI è stato salutato da alcuni benefattori che hanno contribuito alla realizzazione della visita - tra loro il notaio Antonio Maria Marocco con la consorte Mariella, il presidente della Fiat John Elkann con la consorte Lavinia Borromeo, e il presidente di Mediobanca Gabriele Galateri di Genola - e dai discendenti dei Savoia.
Quindi l'incontro con le nuove generazioni torinesi, introdotto dal cardinale Poletto e dai saluti di Isabella Brianza, vice presidente diocesana dei giovani di Azione Cattolica, e Vincenzo Camarda, rappresentante dell'associazione degli oratori torinesi.
Con le t-shirt colorate a mezze maniche, sfidando il temporale che ha preceduto l'arrivo del Pontefice, migliaia di ragazzi e ragazze - giunti anche dalle altre diocesi della regione - hanno cantato per tutto il tempo dell'attesa. Citando un giovane molto amato da queste parti, il beato Pier Giorgio Frassati, Benedetto XVI ha chiesto di "vivere e non vivacchiare". In questi tempi in cui "cambiare" sembra diventata la parola d'ordine per chiunque voglia esercitare una libertà che poco ha a che fare con il significato più autentico del termine, ha proposto loro il "per sempre" di Cristo, che impone scelte definitive, da vivere con fedeltà: nello studio, nel matrimonio e nella consacrazione. Per ringraziarlo i giovani gli hanno donato un dipinto che l'artista torinese Ezio Gribaudo aveva realizzato quando Benedetto XVI è stato eletto Successore di Pietro.

(©L'Osservatore Romano - 3-4 maggio 2010)

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