martedì 24 agosto 2010

Francia, fa discutere il fermo monito di Benedetto XVI (Giannotti)


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Francia, fa discutere il fermo monito di Benedetto XVI

Tullio Giannotti

PARIGI

Le parole – in francese – di Benedetto XVI hanno lasciato il segno: se per l'opposizione socialista sono la dimostrazione che la Francia è ormai stata messa «al bando dalle nazioni» per le espulsioni di Rom, qualche crepa l'hanno aperta perfino a destra. Durissimo Dominique de Villepin, più sfumata Rachida Dati. Ma dal governo c'è chi ricorda che in Francia vige la separazione Stato-Chiesa.
Nel Palazzo, le parole del papa a Castelgandolfo in favore dell'accoglienza «degli uomini di tutte le origini» hanno smosso qualcosa. A venire allo scoperto è stato prima di tutto Brice Hortefeux, ministro degli Interni, dicendosi «assolutamente disponibile» ad incontrare il cardinale Andrè Vingt-Trois, presidente della conferenza episcopale francese, ricevendo in serata una conferma da parte dell'alto prelato. Ma nello stesso governo, il ministro dell'Agricoltura, Bruno le Maire, è insorto reclamando «il principio della separazione totale fra Chiesa e Stato» in Francia. Un tema che altri hanno cavalcato e che rappresenta una costante nella storia francese, un principio che trova approvazione quasi unanime. «La Chiesa – ha protestato il ministro – assume le sue posizioni che sono dettate dalla morale, dalle proprie regole, ma il presidente della Repubblica e il governo hanno il dovere di far rispettare la regole del diritto sul territorio».
Eric Besson, ministro dell'Immigrazione, ha invece preferito entrare nel merito delle parole del Papa: «A questa fratellanza universale la Francia fa più della sua parte. Noi siamo il secondo Paese al mondo dopo gli Stati Uniti, abbiamo superato il Canada, in materia di asilo. Accogliamo sul nostro territorio 170.000 stranieri ogni anno per lunghe permanenze». Si tratta, per lui, di critiche «molto ingiuste» nei confronti della Francia, che si comporta «almeno altrettanto bene dei suoi partner europei, se non molto meglio».
Se i socialisti parlano di un paese «al bando» internazionale per il non rispetto di diritti umani, e la giovane leader dei Verdi, Cecile Duflot, sente «i conati di vomito» per le parole di Hortefeux, è nella maggioranza di centrodestra che si comincia ad aprire qualche crepa. Prevedibile quella dell'ex premier Dominique de Villepin, nemico acerrimo di Sarkozy, che ha parlato di una «macchia sulla bandiera», un po' meno quella di Rachida Dati, una «creatura di Sarkozy», che la inventò ministro della Giustizia prima di spedirla al Parlamento di Strasburgo l'anno scorso: «Per i figli dell'immigrazione – scrive la Dati su "Le Monde" alludendo evidentemente anche a se stessa – l'eguaglianza è il vettore e la finalità del successo dell'integrazione».

© Copyright Gazzetta del sud, 24 agosto 2010

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ciao Raffa.
Ti segnalo:
dal Riformista a pag. 1 e 7 la bella intervista a Mons. Muller "Il dolore del Papa per la vicenda pedofilia" di Fausta Speranza
a pag. 15 Le parole eversive di Papa Ratzinger sulla convivenza dell'ottimo Benedetto Ippolito
dal Fatto in prima Immigrati e farisei di Marco Politi per una volta pro Papa e Chiesa
a pag. 13 Il Papa , i rom e la funesta campagna d'agosto di Sarkò
dall'Unità
pag 26/27 Rom esplulsi Sarkozy isolato. Villepin: una vergogna
Anche qui reazioni diverse dei vari schieramenti alle parole deo Papa.
Anche rep sullo stesso tenore
Diversa la reazione dei giornali di centro destra che tendono a evidenziare le critiche all'Angelus del Papa.
Insomma, come già detto ognuno tende a manipolare la situazione secondo il proprio particulare. In pratica non hanno capitto un acca del messaggio cristiano che sta dietro a ogni pronunciamento del Papa. Al prossimo Angelus magari la situazione sarà rovesciata.
Alessia