lunedì 18 gennaio 2010

Papa in sinagoga, "Nessuno può dirsi soddisfatto" (Garelli)

Clicca qui per leggere l'editoriale di Garelli secondo il quale e' mancato, nell'incontro di ieri, "il pathos di un incontro - come quello avvenuto 24 anni fa tra Giovanni Paolo II e il rabbino Toaff - capace di dire al mondo, anche simbolicamente, che i cattolici e gli ebrei vivono una nuova storia".
Caro Garelli, che cosa doveva fare il Papa? Il gesto mediatico di abbracciare Di Segni? O Pacifici? E a che cosa sarebbe servito? A mettere una bella foto sui giornali? E dopo? E domani?
I gesti mediatici non servono a nulla se gli interlocutori non dialogano fra di loro.
Meglio un confronto alla pari nel rispetto reciproco piuttosto che baci ed abbracci che lasciano il tempo che trovano
.
R.

p.s. Non e' affatto vero che tutti i Lefebvriani rifiutano di riconoscere la Shoa.
Encomiabile il silenzio rispettoso della Fraternita' San Pio X. L'ho apprezzato moltissimo. E, fra parentesi, Floriano Abrhamowicz, che ieri ha celebrato una "messa riparatrice, non e' un lefebvriano, come i giornali maliziosamente hanno scritto, perche' espulso dalla Fraternita' lo scorso anno
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16 commenti:

incontentabile ha detto...

Pacifici, ospite ieri di Lucia Annunziata, l'aveva detto chiaro e tondo che non gli interessavano tanto i gesti per le foto e il cerimoniale, quanto la sostanza dei discorsi. Ora non credo si possa recriminare anche sui mancati abbracci, per di più in un incontro preceduto da contestazioni basate sulla nazionalità del Pontefice

mariateresa ha detto...

l'articolo di Garelli è stupido e anche imprecisom come dici tu.
Lasciamo stare il pathos: ma come si fa a essere così superficiali?E' proprio vero che viviamo in un mondo in cui quello che conta è ciò che appare e non ciò che è, ma Benedetto non è la controfigura di un papa che si svende alla popolarità e ai giornali.E' se stesso. E vi pare poco?
Il pathos. Ma vaffa.

anonimo non veneziano ha detto...

Come da copione, oggi tutti in adorazione dell'espressione “ebrei, fratelli maggiori” ricordata ormai come pietra miliare del dialogo ebraico-cristiano. Eppure non furono subito rose e fiori mediatici per il pur mediaticissimo Wojtyla, negli anni successivi alla pronuncia di quelle parole:

http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1997/10/07/il-lapsus-freudiano-di-papa-wojtyla.html

Maria R. ha detto...

Con questa prendo due piccioni con una fava e ne approfitto anche per esprimere il mio parere ad una carissima amica, che ieri sera mi diceva proprio questo, che si aspettava dal Papa un abbraccio e un bacio al rabbino Di Segni.
Io la penso esattamente come te, Raffaella, rimanendo il fatto -non da poco- che il clima dell'incontro di ieri era ben diverso da quello di 20 anni fa. All'epoca poteva contribuire a dare pathos il fatto stesso che ebrei e cristiani si incontrassero, dopo millenni di divisione, il sentimentalismo, l'emozione, potevano trovare spazio maggiore anche per questo. E forse, per quel momento, andava anche bene.
Ma una relazione che cresce (come capita anche in un matrimonio, no?) ha bisogno, ad un certo punto, di accantonare il solo "gesto" e farsi dialogo serio.
Personalmente, considerando l'aria tesa (di cui per me, il termometro era l'insolita non sorridente faccia del Card. Bertone!), un gesto di "esternazione d'affetto", l'avrei visto come i cavoli a merenda. A qualcuno sarebbe apparso anzi come una presa in giro, considerando che nessuno ha risparmiato di rimarcare la questione su Pio XII.
Per me conta la concretezza, tanto piu' che, se devo dirla tutta, la propensione ad un dialogo affettuoso va bene oltre le apparenze di baci e abbracci. Basta guardare Toaff e Benedetto XVI. Si sono solo stretti le mani, ma c'era cosi' tanta commozione in entrambi, che bastavano anche solo sorrisi e mani intrecciate!

azzeccagarbugli ha detto...

dopo l'esempio di umiltà, sobrietà ed eleganza mostrato ieri dal nostro Papa mi riesce difficile mettere mano alla tastiera per rintuzzare sulle solite polemiche e i triti confronti. Per ora preferisco meditare sul dono di questo grandioso Pontefice. Buona settimana, Raffaella, grazie per il tuo immenso lavoro

Fabio ha detto...

Il mondo ebarico è un modo estremamemnte frammentato.
I Rabbini e personalità ebariche che sono intervenute ieri in Sinagoga rappresentano una parte assai limitata del mondo ebraico.
Per questo bisognerebbe non lasciarsi condizionare più di tanto dai loro atteggiamenti e parole.
Il dialogo della Chiesa Cattolica con gli Ebrei è sincero, anche se qualcuno, in modo non giustificato e offensivo, continua a suscitare sospetti e dubbi.
Intanto il venerabile Pio XII ha compiuto il miracolo necessario per la beatificazione (http://www.papanews.it/default.asp). A questo punto penso che per la Chiesa Cattolica sia necessario proseguire sulla strada della verità con coraggio e detrminazione.

Anonimo ha detto...

Don Floriano Abrahamowicz è pur sempre stato responsabile territoriale della Fraternità, ed è stato espulso solo dopo aver reso pubbliche le sue “provocazioni”. Per cui sarebbe lectio chiedersi se si tratti solo di coincidenza e se dopo questi provvedimenti altri che probabilmente condividono queste posizioni estreme o antisemite, non si siano semplicemente limitati a non farle arrivare alla stampa. Continuare con questa falsa cecità, invece di riconoscere il problema, non aiuterà nessuno.

Raffaella ha detto...

Ci sono prove in questo senso?
Io non ho letto dichiarazioni ufficiali.
Se e quando esse verranno pubblicate ne daremo conto.
R.

mariateresa ha detto...

Abrahamowicz è stato espulso per quelle dichiarazioni.Vuol dire che non erano condivise. Pensare che altri le condividano ma stanno zitti mi sembra la storia di se mio nonno aveva le ruote era un tranvai.

Anonimo ha detto...

Che palle!

Anonimo ha detto...

Davvero? Ritieni quindi che sia solo una coincidenza che proprio all’interno del gruppo estremamente tradizionalista siano stati registrati almeno due casi di questo genere, nel giro di pochi mesi? Due casi che hanno coinvolto non gli ultimi seminaristi arrivati, ma due figure con incarichi di responsabilità? Ed è davvero così irragionevole pensare che dopo il polverone sollevato sulla comunità lefebvriana, specie in questo periodo delicato, chi anche condividesse quelle posizioni cerchi di evitare che arrivino ai media? Raffaella io non ho scritto che Don Abrahamowicz è stato espulso per aver dichiarato pubblicamente le sue “opinioni”, ma che lo è stato dopo averle rilasciate. Tuttavia anche io leggo la cosa come hai fatto tu, la tempistica indica implicitamente quale sia stata la causa del provvedimento. Possibile che nessuno si preoccupi delle comunità che queste persone stavano e stanno guidando? Di quello che in maniera più o meno sottile persone con questa carica di disprezzo possano aver coltivato?

sam ha detto...

A me l'espressione "Fratelli maggiori" piace moltissimo - agli Ebrei piacque molto meno proprio per questo - perchè ricorda la vicenda di Esaù che disprezzò e vendette la primogenitura per un piatto di lenticchie a suo fratello minore Giacobbe, il quale grazie alla Madre, gli fregò pure pure l'eredità paterna. E comunque alla fine i due con i rispettivi clan si riconciliarono - ma senza riunificarsi - e vissero tutti felici e contenti.
Ecco il racconto della riconciliazione, subito dopo la lotta notturna sostenuta con Dio da Giacobbe, divenuto così Israele.

Egli (Giacobbe) davanti passò a loro e si prostrò sette volte fino a terra, Mentre andava avvicinandosi al fratello. Ma Esaù gli corse incontro, lo abbraccio, gli si getto al collo, lo baciò e piansero.
Gen 33, 3-4

Quindi, se prendiamo questo episodio come indicatore, la Lettura Biblica giustifica e incoraggia un atteggiamento di profonda umiltà, pur nella conservazione delle rispettive identità, nel riavvicinamento ai Fratelli Maggiori.
Il Santo Padre è stato, come sempre, meraviglioso.

euge ha detto...

Cara mariateresa condivido in pieno il tuo post delle 8.45 :-))))

Mefisto ha detto...

Beh ..... infatti si è visto a distanza di tempo quanto il tanto osannato pathos di Garelli abbia contribuito a risolvere i veri problemi del dialogo tra ebrei e cristiani.
Benedetto XVI ha detto ieri che ebrei e cristiani non si conoscono ed è la sacrosanta verità visto che appunto troppo presi dal Pathos e dall'apparenza, non si è mai dato peso seriamente, agli argomenti che dividono. Già è meglio seguire la via facile del
" volemose bene" che però come abbiamo visto, non porta da nessuna parte.

un passante ha detto...

non è una provocazione, lo chiedo perchè non lo so. Ma...Giovanni Paolo II si è mai espresso pubblicamente sui silenzi di Pio XII? Effettivamente, mi stride un pò tutto questo panegirico da parte ebraica sulla scorsa visita, sui rapporti idilliaci col precedente papa, quando tutta questa visita in fondo è stata incentrata sulla questione di Pio XII. Non dico in sinagoga, ma c'è qualche altra occasione in cui Giovanni Paolo II si è pronunciato sui silenzi di Pio XII, mentre la causa di beatificazione (se non sbaglio) procedeva?
E le costrizioni cui erano sottoposti gli ebrei da parte dei papi del passato, erano state menzionate nella precedente visita in sinagoga?
Stasera invito i figli dei miei creditori a cena, così nel pieno dell'accoglienza, gli presento il conto per i debiti dei loro padri. Come sono ospitale...
Ps. Se loro non mi abbracciano, domattina scrivo che sono freddi e sono sicuro che il mio vicino di casa dirà che senza gli abbracci e il pathos la visita è stata inutile. Vagli a spiegare che gli abbracci si, sono belli, ma mica lo estingono il debito. E poi resta sempre per i nipoti

euge ha detto...

Passante :-))))))))))!

quante verità hai scritto!