domenica 29 agosto 2010
Il Papa: Cristo è un modello di umiltà e gratuità per l'umanità degradata dal peccato (Apcom)
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Il Papa: Non ci può essere pace senza rispetto per l'ambiente (Apcom)
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Il Papa: "Ancora una volta guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l’obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: "Amico, vieni più avanti!" (cfr Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui" (Angelus)
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Inizia l'incontro del Papa con i suoi ex allievi sull'interpretazione del Concilio Vaticano II (Rome Reports)
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Dal 27 al 30 agosto 2010 si riunisce il "Ratzinger Schulerkreis" sul Concilio Vaticano II (Izzo)
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Ecco perché gli attacchi non cesseranno: E attenti all'Inghilterra. Il vaticanista irlandese O' Connell recensisce il libro di Rodari e Tornielli
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Papa: Cristo modello di umiltà e gratuità per umanità
"Lui prese 'ultimo posto', come l'umanità degradata dal peccato"
Roma, 29 ago. (Apcom)
Cristo è un "modello di umiltà e gratuità" per l'umanità "degradata dal peccato". Papa Benedetto XVI, durante l'Angelus, illustra il vangelo domenicale, che oggi ricorda la parabola raccontata da Gesù, invitato a casa di un capo dei farisei, in cui si invita a non lottare per ottenere i primi posti: "Nel Vangelo di questa domenica (Lc 14,1.7-14), incontriamo Gesù commensale nella casa di un capo dei farisei. Notando che gli invitati sceglievano i primi posti a tavola, Egli raccontò una parabola, ambientata in un banchetto nuziale. 'Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più degno di te, e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cèdigli il posto! ... Invece, quando sei invitato, va' a metterti all'ultimo posto' (Lc 14,8-10)".
"Il Signore - spiega il papa - non intende dare una lezione sul galateo, né sulla gerarchia tra le diverse autorità. Egli insiste piuttosto su un punto decisivo, che è quello dell'umiltà: 'chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato' (Lc 14,11). Questa parabola, in un significato più profondo, fa anche pensare alla posizione dell'uomo in rapporto a Dio. L''ultimo posto' può infatti rappresentare la condizione dell'umanità degradata dal peccato, condizione dalla quale solo l'incarnazione del Figlio Unigenito può risollevarla. Per questo Cristo stesso 'ha preso l'ultimo posto nel mondo - la croce - e proprio con questa umiltà radicale ci ha redenti e costantemente ci aiuta' (Enc. Deus caritas est, 35).
Inoltre, continua Benedetto XVI, "al termine della parabola, Gesù suggerisce al capo dei farisei di invitare alla sua mensa non gli amici, i parenti o i ricchi vicini, ma le persone più povere ed emarginate, che non hanno modo di ricambiare (cfr Lc 14,13-14), perché il dono sia gratuito. La vera ricompensa, infatti, alla fine, la darà Dio, 'che governa il mondo ... Noi gli prestiamo il nostro servizio solo per quello che possiamo e finché Egli ce ne dà la forza' (Enc. Deus caritas est, 35)". Dice il Papa: "Ancora una volta, dunque, guardiamo a Cristo come modello di umiltà e di gratuità: da Lui apprendiamo la pazienza nelle tentazioni, la mitezza nelle offese, l'obbedienza a Dio nel dolore, in attesa che Colui che ci ha invitato ci dica: 'Amico, vieni più avanti!' (cfr Lc 14,10); il vero bene, infatti, è stare vicino a Lui".
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2 commenti:
Come mi è piaciuto questo richiamo all'umiltà accostato, subito dopo, a quello, rivolto a se stesso e a suo figlio, di San Luigi, Re di Francia!!
Non ho potuto non pensare alla distanza che si legge tra la visione cristiana e la visione 'laica' odierna dell'uomo e delle cose degli uomini.
Scendendo sulla terra, in quel frangente, non ho potuto non pensare a quel tal ’minc’ (che abbiamo potuto conoscere recentemente) autopromossosi (a quanto pare) consigliere del 're' di Francia odierno. Non ho potuto non pensare a questo signor nessuno che, in virtù del suo piccolo potere, si è creduto autorizzato, lui, lungimirante e unico, a distribuire il diritto di parola a tizio e caio: tu sì, puoi parlare (perché dici cose che mi gratificano hic e t nunc), tu no (perché non mi piaci e ti permetti di dire cose che valicano i confini del tempo e dei contesti).
Oggi, mi pare, anche gli asini si sentono autorizzati a ragliare contro il cielo. Tragico quando ci si dimentica di essere solo modesti ‘quadrupedi’!
Benedetto XVI mi è sembrato stupendo, e sottilmente arguto, in questo passaggio del suo ‘angelus”.
Eh! La classe non è acqua!
se solo si degnassero di ascoltarlo caro gianniz...altro che inutile spin doctor o responsabile della comunicazione
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