giovedì 28 ottobre 2010

La teologia delle esequie cristiane. La riflessione di don Enrico Finotti (Zenit)

Clicca qui per leggere la toccante riflessione segnalataci da Fabio.

1 commento:

Anonimo ha detto...

La morte dev'essere il punto centrale della vita di un cristiano! Il momento in cui riprendamo le nostre valige e torniamo al cielo, perché di cielo siamo fatti, come diceva Giovanni XXIII. Il momento in cui saremmo faccia a faccia con il nostro Signore. Ma anche il momento della battaglia finale, in cui viene il ladro o il momento della notte in cui arriva lo sposo. Nessuno conosce il momento, ma guai a trovarsi impreparati.Dovremmo sempre invocare la palma della santa perseveranza finale! e quale mezzo migliore se non essere sempre in grazia di Dio per esser sempre pronti e con il vestito a posto per il banchetto?ma chi oggi parla di queste cose?sembrano cose arcaiche eppure sono il centro della nostra fede. Il mio vecchio parroco , vero sacerdote, fonte e esempio della mia fede, non si stancava mai di ricordarcelo, eppure era anche prete sociale come diremmo oggi. Mai ho incontrato oggi un parroco che come lui ha incarnato il vero senso del concilio come continuità. Messa nuovo ordo, ma con una solennità e un rispetto dei tempi, dei silenzi, del tabernacolo straordinari. Fondamentale per lui era il rispetto dei 3 momenti delle esequie.

E 3 devono essere, anche stanco e malato mai ne saltava uno. Ora il nuovo parooco giovane e forte, dice che lo caricherebbe di lavoro e NON SI USA PIU', allora basta solo la messa. La liturgia della chiesa se prevede 3 momenti ci sarà un motivo. A casa serve a far capire che la comunità é presente, si stringe intorno ai famigliari,ma non nella disperazione, ma nella preghiera e nella speranza cristiana, e mostra anche ai vicini, che magari non son credenti, che la morte se si ha fede nel Risorto, non fa più cosi paura e soprattutto che chi crede, non é mai solo! La processione funebre idem, mostra al paese o alla comunità parrocchiale, che un proprio fratello non c'é più, ma molto più prosaicmente, ricorda a tutti quelli che l'incrociano che la morte fa parte della nostra vita. e il fatto che debbano fermarsi, li obbliga anche a staccarsi un secondo dal tram tram quotidiano e lo fa riflettere sul senso ultimo della nostra esistenza. Idem per il corteo verso il cimitero e la benedizione delle tombe. Si invoca l'angelo santo di Dio a esserne custode, come lo fu del sepolcro di Gerusalemme. Dicendo ai cari che nel giorno finale anche il loro congiunto risusciterà nella carne allo stesso modo.

Oggi invece la morte diventa un fatto privato, da nascondere. spesso si muore in ospedale e dunque si vede il defunto che il giorno dopo, con orari di visita, con 6 salme per stanza. poi spesso non si va neanche in parrocchia, ma si celebra la messa direttamente nella chiesa del cimitero. Si risparmia tempo! Il passaggio per la propria parrocchia secondo me dev'essere fondamentale, é la testimonianza più efficace della comuione dei santi. Qui ci riunivamo prima per celebrare l'eucarestia da vivi, qui ci riuniamo per salutarci e celebrarla ancora per l'eternità non da morti, ma da risorti.
Io spero il papa faccia qualcosa per OBBLIGARE a rispettare i 3 momenti delle esequie e per celebrarle nella più degna maniera possibile. Oggi il nostro morire cristiano é riassunto solo da quella coroncina di plastica neanche benedetta, messa fra le mani gelide dalle stesse onoranze funebri.Che tristezza!

Max