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CEI: NO AL MULTICULTURALISMO, SI' AL PLURALISMO SCOLASTICO
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 28 set.
La Cei prende le distanze dal cosiddetto multiculturalismo: "i rapporti con culture ed esperienze religiose diverse, resi piu' intensi dall'aumento dei flussi migratori e dalla facilita' delle comunicazioni, possono costituire - si legge nel testo pubblicato oggi - una risorsa feconda, da valorizzare senza indulgere a irenismi e semplificazioni o cedere a eccessivi timori e diffidenze".
E se "la molteplicita' dei riferimenti valoriali, la globalizzazione delle proposte e degli stili di vita, la mobilita' dei popoli, gli scenari resi possibili dallo sviluppo tecnologico costituiscono elementi nuovi e rilevanti, che segnano il venir meno di un modo quasi automatico di prospettare modelli di identita' e inaugurano dinamiche inedite, la cultura globale - pero' - mentre sembra annullare le distanze, finisce con il polarizzare le differenze, producendo nuove solitudini e nuove forme di esclusione sociale".
"L'approccio educativo al fenomeno dell'immigrazione puo' essere la chiave che spalanca la porta a un futuro ricco di risorse e spiritualmente fecondo", scrivono ancora i vescovi italiani nei loro "Orientamenti pastorali" per il prossimo decennio.
"La comunita' cristiana - si legge nel documento pubblicato oggi - educa a riconoscere in ogni straniero una persona dotata di dignita' inviolabile, portatrice di una propria spiritualita' e di un'umanita' fatta di sogni, speranze e progetti.
Molti di coloro che giungono da lontano sono fratelli nella stessa fede: come tali la Chiesa li accoglie, condividendo con loro anche l'annuncio e la testimonianza del Vangelo".
Per i presuli, "l'acquisizione di uno spirito critico e l'apertura al dialogo, accompagnati da una maggiore consapevolezza e testimonianza della propria identita' storica, culturale e religiosa, contribuiscono a far crescere personalita' solide, allo stesso tempo disponibili all'accoglienza e capaci di favorire processi di integrazione". Stigmatizzando quelle "forme di intolleranza e di conflitto, che talora sfociano anche in manifestazioni violente", il testo auspica che all'accoglienza possa "seguire la capacita' di gestire la compresenza di culture, credenze ed espressioni religiose diverse. L'opera educativa deve tener conto di questa situazione e aiutare a superare paure, pregiudizi e diffidenze, promuovendo la mutua conoscenza, il dialogo e la collaborazione. Particolare attenzione - raccomandano gli Orientamenti - va riservata al numero crescente di minori, nati in Italia, figli di stranieri".
L'attenzione della Chiesa, dunque, "si rivolge in modo particolare al fenomeno delle migrazioni di persone e famiglie, provenienti da culture e religioni diverse. Esso fa emergere opportunita' e problemi di integrazione, nella scuola come nel mondo del lavoro e nella societa'. Per la Chiesa e per il Paese si tratta senza dubbio di una delle piu' grandi sfide educative".
Il documento ricorda poi che "l'educazione non puo' pensare di essere neutrale, illudendosi di non condizionare la liberta' del soggetto.
Il proprio comportamento e stile di vita, lo si voglia o meno, rappresentano di fatto una proposta di valori o disvalori. E' ingiusto - secondo i vescovi italiani - non trasmettere agli altri cio' che costituisce il senso profondo della propria esistenza. Un simile travisamento restringerebbe l'educazione nei confini angusti del sentire individuale e distruggerebbe ogni possibile profilo pedagogico. Di fronte agli educatori cristiani, come pure a tutti gli uomini di buona volonta', si presenta, pertanto, la sfida di contrastare l'assimilazione passiva di modelli ampiamente divulgati e di superarne l'inconsistenza, promuovendo la capacita' di pensare e l'esercizio critico della ragione".
"La comunita' cristiana - spiegano ancora i presuli - si rivolge ai giovani con speranza: li cerca, li conosce e li stima; propone loro un cammino di crescita significativo. I loro educatori devono essere ricchi di umanita', maestri, testimoni e compagni di strada, disposti a incontrarli la' dove sono, ad ascoltarli, a ridestare le domande sul senso della vita e sul loro futuro, a sfidarli nel prendere sul serio la proposta cristiana, facendone esperienza nella comunita'". Occorre dunque "investire in una scuola che promuova, anzitutto, una cultura umanistica e sapienziale, abilitando gli studenti ad affrontare le sfide del nostro tempo. In particolare, essa deve abilitare all'ingresso competente nel mondo del lavoro e delle professioni, all'uso sapiente dei nuovi linguaggi, alla cittadinanza e ai valori che la sorreggono: la solidarieta', la gratuita', la legalita' e il rispetto delle diversita'".
Secondo i vescovi, il carattere pubblico della scuola "non ne pregiudica l'apertura alla trascendenza e non impone una neutralita' rispetto a quei valori morali che sono alla base di ogni autentica formazione della persona e della realizzazione del bene comune". "Il principio dell'uguaglianza tra le famiglie di fronte alla scuola impone - pero' - interventi di sostegno alla scuola cattolica", e soprattutto "il pieno riconoscimento, anche sotto il profilo economico, dell'opportunita' di scelta tra la scuola statale e quella paritaria. La scuola cattolica potra' essere cosi' sempre piu' accessibile a tutti, in particolare a quanti versano in situazioni difficili e disagiate.
Il confronto e la collaborazione a pari titolo tra istituti pubblici, statali e non statali, possono contribuire efficacemente a rendere piu' agile e dinamico l'intero sistema scolastico, per rispondere meglio all'attuale domanda formativa". "La scuola cattolica - scrivono - costituisce una grande risorsa per il Paese.
In quanto parte integrante della missione ecclesiale, essa va promossa e sostenuta nelle diocesi e nelle parrocchie, superando forme di estraneita' o di indifferenza e contribuendo a costruire e valorizzare il suo progetto educativo.
In quanto scuola paritaria, e percio' riconosciuta nel suo carattere di servizio pubblico, essa rende effettivamente possibile la scelta educativa delle famiglie, offrendo un ricco patrimonio culturale a servizio delle nuove generazioni".
Infine, "la comunita' cristiana guarda con particolare attenzione al mondo della comunicazione come a una dimensione dotata di una rilevanza imponente per l'educazione.
La tecnologia digitale, superando la distanza spaziale, moltiplica a dismisura la rete dei contatti e la possibilita' di informarsi, di partecipare e di condividere, anche se rischia di far perdere il senso di prossimita' e di rendere piu' superficiali i rapporti".
© Copyright (AGI)
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2 commenti:
Nel messaggio recentemente pubblicato per la prossima Giornata delle Migrazioni, il Papa parlava di "società che si fanno sempre più multietniche e interculturali".
Il punto è vitale: INTERculturalismo significa dialogo fra persone di diversa "pasta", mentre MULTIculturalismo significa Babele dei pensieri e dei modi di vita.
Il primo è umanesimo, il secondo è satanismo.
Cara Raffaella, nell'approsimarsi delle solenità dei Santi e della Commemorazione dei Fedeli Defunti, ti segnalo un bella riflessione sulla teologia delle esequie ancora di don Enrico Finotti su Zenit.
http://www.zenit.org/article-24302?l=italian
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