martedì 2 novembre 2010

“Fuori di qui, Enrico De Pedis...” (Le Monde)

Clicca qui per leggere la traduzione dell'articolo.
Le Monde dovrebbe informarsi meglio visto che la presa di posizione del Vicariato di Roma (cardinale Vallini, Pontificato di Papa Benedetto) sul possibile spostamento di De Pedis precede di mesi la lettera di Veltroni. Inoltre non si comprende la ragione di citare Benedetto XVI che con la banda della Magliana ed il sequestro Orlandi non c'entra proprio nulla! Si poteva e si doveva agire qualche tempo fa e chiedere PRIMA delle spiegazioni visto che la presenza di De Pedis in quella chiesa e' nota da anni ed anni. Non vorrei che ora saltasse fuori qualche altro "bottone" :-)

14 commenti:

Anonimo ha detto...

Dal giornale di oggi:
titolo
"Inossidabile fallito di successo : E' tornato Walter Veltroni: il Pd trema"
sottotitolo
"Accumula sconfitte ma non si fa mai da parte. E ora dalle pagine di Corriere e Repubblica l'ex segretario democratico torna a dare consiglio non richiesti"
Come dire, prendi e porta a casa :-)))
Alessia

Anonimo ha detto...

A proposito dell'affaire "bottone" non mi risulta che nessuno, oltre Barile di Papanews, abbia riportato la notizia dell'interrogazione parlamentare, ammesso abbia avuto corso. Boh!
Alessia

un passante ha detto...

certe responsabilità della Chiesa a qualcuno che ne è a capo devono pur essere addossate, lo volete capire o no? E se non al predecessore (perchè non c'è più a difendersi e comunque per tanti motivi non si può o non si vuole) vanno tutte al successore (perchè c'è e per qualcuno "rompe", perchè tanto non si difende o non lo si difende mai, quindi si può e forse si vuole). A me pare lampante.
Comunque, vivendo al di fuori ho la sensazione che i più grossi attacchi all'attuale papa e le difese estreme (a volte pateticamente contro l'evidenza)a chi lo ha preceduto, sono fertilizzate dall'interno e solo riprese e amplificate dall'esterno. In una istituzione complessa come la chiesa, è sempre difficile che le responsabilità siano di uno solo, senza almeno compartecipazione di altri che detengono posti di comando. E chi fa analisi monche ne dovrà prima o poi rispondere alla storia, che superate le enfasi, le simpatie e le opportunità ideologiche e politiche dell'onda del momento, presenta sempre il conto

Raffaella ha detto...

Si', il discorso di Passante fila.
Forse mi sbaglio, probabilmente non sono una buona cattolica, ma io amo la giustizia.
Per indole persona non sopporto di sentire accuse gettate addosso a qualcuno che non se le merita e che, soprattutto, non VUOLE difendersi.
Probabilmente Benedetto XVI ha deciso di caricarsi da solo la croce di tutti e per tutti.
Io lo rispetto e lo ammiro, ma nulla mi vieta e mi vietera' di denunciare questa ingiustizia.
Ieri sera, a cena, ho avuto modo di toccare con mano il grande lavoro fatto dai media e da parte della Chiesa contro questo Papa, ma non prevarranno!
R.

euge ha detto...

Non posso che essere in sintonia con il post di passante e con il tuo Raffaella; Comunque, rimane il fatto che Benedetto XVI rimane sempre suo malgrado, l'obiettivo e l'agnello da sacrificare per gli errori del precedente pontificato ( adesso basta ! quello che c'è da dire bisogna dirlo ) anche perchè è questa l'evidenza che piaccia oppure no. Anch'io rispetto la decisione se veramente è quella di Papa Benedetto, di prendere su di se le colpe altrui perchè mi da tanto l'idea che sia una scelta forzata visto che del passato, non c'è rimasto quasi nessuno ........ salvo, qualche papavero dell'enturage di Giovanni Paolo II che forse qualcosa potrebbe anche sapere e dire! Ma questi argomenti, sono dei tabù e tali resteranno tanto ormai hanno Benedetto che, nella CDF, prendeva i ceffoni già come Prefetto, mentre gli altri, venivano osannati, sempre e comunque.

Anonimo ha detto...

Li hai invitati a visitare il tuo blog, Raffa, se già non lo conoscono? Oppure ti sei sentita dare dell'ingenua e della credulona? Tu non loro.
Alessia

Raffaella ha detto...

La seconda che hai detto!
Tieni conto che il Vangelo era il libro di Dan Brown.
Comunque ho fatto cadere l'asino chiedendo i titoli delle encicliche di Giovanni Paolo II.
Scena muta.
R.

Anonimo ha detto...

Dan Brown, eh? Totale ignoranza sul resto, eh? Complimenti! Un bel parlare a vanvera dato dal fatto che quando si smette di credere si è impermeabili a tutto.
Il discorso del nostro passante fila che è un piacere. Il Papa è conscio che il male, il nemico che vorrebbe distruggerlo in quanto fedele Vicario di Cristo, è dentro la Chiesa e trova linfa dal venir meno della fede e relativo tradimento dei suoi membri, e che per sconfiggere questo male ci vogliono penitenza e preghiera oltre che atti. Ci vuole l'aiuto di Dio! Ed è proprio perché confida in Dio che il nostro Papa non si difende attaccando a sua volta. Sa che sarebbe inutile. Del resto se leggiamo le profezie del grandi mistici tutti sono concordi sul fatto che viviamo un periodo in cui la speranza e la fede sembrano aver ceduto all'odio e all'apostasia, al tradimento, ma dicono anche che quando tutto sembrerà perduto allora arriverà l'aiuto. "Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le forze degli inferi non prevarranno contro di essa".
Alessia

Anonimo ha detto...

un tempo si cercava la "verità", ora si seguono le fole dei "giornalisti"...

Ma chi vi ha detto che De Pedis sia un pluriomicida?? La Sciarelli??
Ma lo sapete che (in vita e dopo) aveva (ed ha) solo una condanna per rapina in giovanissima età e che, per il resto è praticamente "incensurato"??

Cosa ne sappiamo noi di questi fatti escludemdo le campagne mediatiche?

Nel prossimo commento posterò un testo, lungo, ma importantissimo!!!


PG

Anonimo ha detto...

Arriva in libreria in questi giorni, si intitola
"Cronaca criminale",
ha per sottotitolo "La storia definitiva della Banda della Magliana", lo ha scritto il giornalista e saggista Pino Nicotri e lo ha pubblicato la casa editrice Baldini-Castoldi-Dalai.

A leggerlo si ricevono vari scossoni e qualche shock. Il più forte di tutti è apprendere che la morte di Aldo Moro, lo statista democristiano rapito dalle brigate rosse nel marzo 1978 e ucciso dopo 55 giorni, è stata scientemente voluta da un uomo, Steve Pieczenik, inviato dal Dipartimento di Stato degli Usa a presiedere il comitato di crisi, comprendente il ministro degli Interni di allora Francesco Cossiga, che doveva decidere come fronteggiare la strategia impostata dai brigatisti con quel rapimento.

E' infatti lo stesso Pieczenik ad averlo dichiarato in più sedi, specificando che Moro stava cedendo, rivelava ai brigatisti troppe cose, scriveva troppe lettere accusatorie contro il mondo politico ad amici, parenti e redazioni di giornali, mettendo così troppo a rischio la stabilità politica dell'Italia quando invece il supremo interesse Usa era la stabilità filo atlantica, cioè filo Usa, dei suoi vari alleati, compreso il nostro Paese.

Pieczenik ha specificato che per spingere i sequestratori a uccidere Moro venne fatto confezionare a bella posta, d'accordo con il futuro presidente della repubblica Cossiga, un falso comunicato brigatista, il N. 7 di quei drammatici 55 giorni, che ne annunciava falsamente l'avvenuta uccisione.
Un modo per far capire a chi aveva in mano Moro che non c'era nulla da trattare e che la sua morte era ormai un dato di fatto già accettato dall'opinione pubblica e, soprattutto, dal potere che la manovrava. L'autore del falso comunicato, e di altri depistaggi "brigatisti", è stato un malavitoso del giorno della banda della Magliana, Antonio "Toni" Chichiarelli. Come si vede, un intreccio da far tremare i polsi.

Un altro scossone lo si riceve apprendendo che il famoso "rapimento" di Emanuela Orlandi, la bella ragazzina sedicenne abitante in Vaticano sparita nel giugno dell'83, non è mai esistito, è stato sempre e solo un "rapimento mediatico", cioè un messa in scena chiaramente per nascondere una pesante verità che chiama in causa qualche pezzo grosso del Vaticano.
E suscita sgomento scoprire che il can can che per esempio porta avanti da anni su tale vicenda il programma televisivo "Chi l'ha visto?" è lastricato di falsi e scoop fasulli, il più vistoso dei quali è il "mistero" della sepoltura di Renato De Pedis, definito a torto un boss della banda della Magliana e un pluriassassino nonostante sia morto incensurato e sia sempre stato assolto dalle varie accuse sempre più pesanti.

Il "mistero" era infatti già stato esplorato e archiviato come inesistente dalla magistratura romana ben 10 anni prima che la trasmissione di Federica Sciarelli ci si tuffasse a capofitto. Non a caso Nicotri ha fatto parlare la vedova De Pedis, signora Carla, che per la prima volta prende pubblicamente la parola e dice la sua in una ventina di pagine

Si resta di sale anche ad apprendere che il famoso generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia il 3 settembre '82, iscritto alla P2 di Gelli, ha cercato di mettere in piedi una montatura contro il potente uomo politico democristiano Giulio Andreotti evidentemente perché lo riteneva pericoloso e con legami fin troppo compromettenti, come del resto hanno dimostrato varie inchieste delle quali Nicotri traccia un sunto.

....continua....

Anonimo ha detto...

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Un altro scossone lo si riceve apprendendo che il famoso "rapimento" di Emanuela Orlandi, la bella ragazzina sedicenne abitante in Vaticano sparita nel giugno dell'83, non è mai esistito, è stato sempre e solo un "rapimento mediatico", cioè un messa in scena chiaramente per nascondere una pesante verità.
E suscita sgomento scoprire che il can can che per esempio porta avanti da anni su tale vicenda il programma televisivo "Chi l'ha visto?" è lastricato di falsi e scoop fasulli, il più vistoso dei quali è il "mistero" della sepoltura di Renato De Pedis, definito a torto un boss della banda della Magliana e un pluriassassino nonostante sia morto incensurato e sia sempre stato assolto dalle varie accuse sempre più pesanti.

Il "mistero" era infatti già stato esplorato e archiviato come inesistente dalla magistratura romana ben 10 anni prima che la trasmissione di Federica Sciarelli ci si tuffasse a capofitto. Non a caso Nicotri ha fatto parlare la vedova De Pedis, signora Carla, che per la prima volta prende pubblicamente la parola e dice la sua in una ventina di pagine

Si resta di sale anche ad apprendere che il famoso generale dei carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa, ucciso dalla mafia il 3 settembre '82, iscritto alla P2 di Gelli, ha cercato di mettere in piedi una montatura contro il potente uomo politico democristiano Giulio Andreotti evidentemente perché lo riteneva pericoloso e con legami fin troppo compromettenti, come del resto hanno dimostrato varie inchieste delle quali Nicotri traccia un sunto.
l suo libro sembra che parli di fatti del passato, ma da quel passato emergono nomi e modi di operare, quali il faccendiere sempre in pista Flavio Carboni, la loggia segreta P2 progenitrice dell'odierna cosiddetta P3, le scorribande finanziarie della banca IOR del Vaticano e l'uso disinvolto da parte dello stesso Vaticano del suo enorme patrimonio immobiliare romano per "addomesticare" i personaggi che per la Chiesa è utile addomesticare o comunque tenerseli buoni.
...continua...

Anonimo ha detto...

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Il 20 gennaio 2010 il magistrato del tribunale di Roma Giancarlo Capaldo in un dibattito alla libreria Mondadori ha dichiarato che la Banda della Magliana «è un'invenzione giornalistica» e che «non è mai esistita una organizzazione unitaria della malavita romana».
In effetti, Nicotri la chiama spesso "la banda a geometria variabile" o la definisce un mosaico di tessere tra loro diverse, a volte convergenti in un disegno unitario, ma più spesso in lotta tra loro, al punto da sterminarsi a vicenda ponendo fine nei primi anni '90 a un'epopea nera iniziata nella seconda metà degli anni '70.
Eppure la «bandaccia», come veniva anche chiamata, è stata protagonista di romanzi, film e sceneggiati televisivi di grande successo e suggestione, fino a diventare sinonimo di «cupola» onnicomprensiva della malavita capitolina dalla seconda metà degli anni Settanta alla fine degli anni Ottanta, e a far sospettare, addirittura, che esista ancora.

Ritenuta ricca di agganci compiacenti nelle zone torbide dei servizi segreti, della finanza, della massoneria, del terrorismo e della gerarchia vaticana, fino a essere la loro longa manus negli affari più sporchi, alla Banda della Magliana sono stati addebitati quasi tutti i casi che hanno scandito la burrascosa storia italiana di quegli anni «ruggenti» e sanguinosi: l'omicidio del giornalista Mino Pecorelli, l'attentato al banchiere Roberto Rosone, la morte del banchiere Roberto Calvi, i depistaggi riguardo il rapimento e l'uccisione dell'onorevole Aldo Moro e la strage della stazione di Bologna, le razzie della banca vaticana IOR, della mafia, della camorra, della 'ndrangheta, della Loggia P2 di Licio Gelli, ecc...
...continua...

Anonimo ha detto...

...continua...
La dedica che Nicotri ha scritto per il suo libro è ad un tempo un omaggio a tutte le vittime della "scimmia" e un terribile schiaffo in faccia all'ipocrisia e alle menzogne del caso Moro e del caso Orlandi:

"A Carlo Rivolta,
a Edoardo Agnelli
e a tutti gli sconosciuti
con "la scimmia sulla schiena"
che non ce l'hanno fatta.

Ad Aldo Moro
e a Emanuela Orlandi,
traditi e venduti da tutti".


P.S. risulta che la Sciarelli, autrice di uno dei più squallidi sciacallaggi mediatici dell'anno (caso Sara Scazzi), sottile propagandista, impegnata in prima linea nella campagna anticattolica per la quale approfitta di ogni appiglio, sia fidanzata di quell'ambiguo Woodcock che in questi giorni si è lanciato in una crociata pro Confindustria. Per qualcuno si chamano 'inchieste', per altri 'dossieraggi'.

pino nicotri ha detto...

Vedo che anche Le Monde e il suo giornalista Philippe Ridet amano raccogliere e avvalorare senza pudore fesserie e calunnie. Il signor Ridet ci dica quali sarebbero i papi e i cardinali sepolti nella basilica di S. Apollinare. Poi però, quando si sarà finalmente informato e avrà scoperto di avere scritto fandonie, o chiede pubblicamente scusa oppure è meglio che cambi mestiere.Di sciacalli in questa vicenda ce ne sono già troppi.
pino nicotri