venerdì 12 novembre 2010

"Morte alla blasfema": contadina cristiana condannata in Pakistan (Caprara)

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Dobbiamo dare atto a Libero (prima con l'articolo di Caterina Maniaci, poi con quello di Socci) di avere sollevato il velo di silenzio su questa vicenda terribile.

2 commenti:

A.R. ha detto...

Con tutto il rispetto per la tragedia di Sakineh è veramente disgustoso che si parli nell'articolo di Asia Bibi come la "Sakineh pakistana". Questa donna non è accusata, come l'iraniana, di omicidio del marito, che è un'accusa seria e in tutti gli stati deve essere vagliata con un giusto processo. Anche nei civilissimi Stati Uniti esiste la pena di morte in casi di omicidio volontario. Che poi ci siano altre motivazioni politiche dietro la faccenda è un'altra questione. Ma Bibi è accusata di aver difeso la sua fede, senza nemmeno aver nessun testimone che riferisca attendibilmente che abbia offeso la religione musulmana. E non ci sono questioni politiche dietro la sua condanna, se non l'odio per la fede cristiana che va diffondendosi con la complicità dell'occidente rassegnato e attento a non urtare la suscettibilità dei produttori di petrolio e degli alleati alla "guerra al terrorismo", come la chiamano.
Sono comunque allibito della faciloneria con cui per ragioni meramente mediatiche e di impatto sul lettore si utilizzino locuzioni quanto mai inappropriate, avvicinando casi che non hanno proprio nulla in comune, se non il fatto di far rabbrividire per la palese ingiustizia perpetrata.

Raffaella ha detto...

Concordo su tutta la linea!
R.