martedì 23 marzo 2010
TRADUZIONE IN ITALIANO DELLA LETTERA "DE DELICTIS GRAVIORIBUS" DELLA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE
Riportiamo la traduzione piu' "gettonata" su internet :-)
Le norme sono chiarissime. Nessuna volonta' di insabbiamento, tanta buona volonta' di sanare una piaga. Da notare la citazione ripetuta del motu proprio di Giovanni Paolo II il che dimostra la malafede di tanti commentatori e giornalisti.
Una ulteriore precisazione: sia il motu proprio sia questo documento NON SONO MAI STATI SEGRETI.
R.
Circa i delitti più gravi riservati alla Congregazione per la dottrina della fede
18 maggio 2001
Per l'applicazione della legge ecclesiastica, che all'art. 52 della Costituzione apostolica sulla curia romana dice: "[La Congregazione per la dottrina della fede] giudica i delitti contro la fede e i delitti più gravi commessi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti, che vengano a essa segnalati e, all'occorrenza, procede a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche a norma del diritto, sia comune che proprio", era necessario prima di tutto definire il modo di procedere circa i delitti contro la fede: questo è stato fatto con le norme che vanno sotto il titolo di Regolamento per l'esame delle dottrine, ratificate e confermate dal sommo pontefice Giovanni Paolo II, con gli articoli 28-29 approvati insieme in forma specifica (2).
Quasi nel medesimo tempo la Congregazione per la dottrina della fede con una Commissione costituita a tale scopo si applicava a un diligente studio dei canoni sui delitti, sia del Codice di diritto canonico sia del Codice dei canoni delle Chiese orientali, per determinare "i delitti più gravi sia contro la morale sia nella celebrazione dei sacramenti", per perfezionare anche le norme processuali speciali nel procedere "a dichiarare o a infliggere le sanzioni canoniche", poiché l'istruzione Crimen sollicitationis finora in vigore, edita dalla Suprema sacra Congregazione del Sant'Offizio il 16 marzo 1962, (3) doveva essere riveduta dopo la promulgazione dei nuovi codici canonici.
Dopo un attento esame dei pareri e svolte le opportune consultazioni, il lavoro della Commissione è finalmente giunto al termine; i padri della Congregazione per la dottrina della fede l'hanno esaminato più a fondo, sottoponendo al sommo pontefice le conclusioni circa la determinazione dei delitti più gravi e circa il modo di procedere nel dichiarare o nell'infliggere le sanzioni, ferma restando in ciò la competenza esclusiva della medesima Congregazione come Tribunale apostolico.
Tutte queste cose sono state dal sommo pontefice approvate, confermate e promulgate con la lettera apostolica data in forma di motu proprio Sacramentorum sanctitatis tutela.
I delitti più gravi sia nella celebrazione dei sacramenti sia contro la morale, riservati alla Congregazione per la dottrina della fede, sono:
- I delitti contro la santità dell'augustissimo sacramento e sacrificio dell'eucaristia, cioè:
1° l'asportazione o la conservazione a scopo sacrilego, o la profanazione delle specie consacrate: (4)
2° l'attentata azione liturgica del sacrificio eucaristico o la simulazione della medesima; (5)
3° la concelebrazione vietata del sacrificio eucaristico assieme a ministri di comunità ecclesiali, che non hanno la successione apostolica ne riconoscono la dignità sacramentale dell'ordinazione sacerdotale; (6)
4° la consacrazione a scopo sacrilego di una materia senza l'altra nella celebrazione eucaristica, o anche di entrambe fuori della celebrazione eucaristica; (7)
7) - Delitti contro la santità del sacramento della penitenza, cioè:
1° l'assoluzione del complice nel peccato contro il sesto comandamento del Decalogo; (8)
2° la sollecitazione, nell'atto o in occasione o con il pretesto della confessione, al peccato contro il sesto comandamento del Decalogo, se è finalizzata a peccare con il confessore stesso; (9)
3° la violazione diretta del sigillo sacramentale; (10)
- Il delitto contro la morale, cioè: il delitto contro il sesto comandamento del Decalogo commesso da un chierico con un minore al di sotto dei 18 anni di età.
Al Tribunale apostolico della Congregazione per la dottrina della fede sono riservati soltanto questi delitti, che sono sopra elencati con la propria definizione.
Ogni volta che l'ordinario o il gerarca avesse notizia almeno verosimile di un delitto riservato, dopo avere svolte un'indagine preliminare, la segnali alla Congregazione per la dottrina della fede, la quale, a meno che per le particolari circostanze non avocasse a sé la causa, comanda all'ordinario o al gerarca, dettando opportune norme, di procedere a ulteriori accertamenti attraverso il proprio tribunale. Contro la sentenza di primo grado, sia da parte del reo o del suo patrono sia da parte del promotore di giustizia, resta validamente e unicamente soltanto il diritto di appello al supremo Tribunale della medesima Congregazione.
Si deve notare che l'azione criminale circa i delitti riservati alla Congregazione per la dottrina della fede si estingue per prescrizione in dieci anni (11). La prescrizione decorre a norma del diritto universale e comune (12): ma in un delitto con un minore commesso da un chierico comincia a decorrere dal giorno in cui il minore ha compiuto il 18° anno di età.
Nei tribunali costituiti presso gli ordinari o i gerarchi, possono ricoprire validamente per tali cause l'ufficio di giudice, di promotore di giustizia, di notaio e di patrono soltanto dei sacerdoti. Quando l'istanza nel tribunale in qualunque modo è conclusa, tutti gli atti della causa siano trasmessi d'ufficio quanto prima alla Congregazione per la dottrina della fede.
Tutti i tribunali della Chiesa latina e delle Chiese orientali cattoliche sono tenuti a osservare i canoni sui delitti e le pene come pure sul processo penale rispettivamente dell'uno e dell'altro Codice, assieme alle norme speciali che saranno date caso per caso dalla Congregazione per la dottrina della fede e da applicare in tutto.
Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio.
Con la presente lettera, inviata per mandato del Sommo Pontefice a tutti i vescovi della Chiesa cattolica, ai superiori generali degli istituti religiosi clericali di diritto pontificio e delle società di vita apostolica clericali di diritto pontificio e agli altri ordinari e gerarchi interessati, si auspica che non solo siano evitati del tutto i delitti più gravi, ma soprattutto che, per la santità dei chierici e dei fedeli da procurarsi anche mediante necessarie sanzioni, da parte degli ordinari e dei gerarchi ci sia una sollecita cura pastorale.
Roma, dalla sede della Congregazione per la dottrina della fede, 18 maggio 2001.
+ Joseph card. Ratzinger, prefetto
+ Tarcisio Bertone, SDB, arc. em. di Vercelli, segretario
Note
1) IOANNES PAULUS II, Const. apost. Pastor bonus de romana curia, 28.6.1988, art. 52: AAS 80(1988), 874: EV 11/884.
2) CONGREGATIO PRO DOCTRINA FIDEI, Agendi ratio in doctrinarum examine [regolamento per l'esame delle dottrine]. 29.6.1997: AAS 89(1997), 830-835: EV 16/616-644.
3) SUPREMA SACRA CONGREGATIO SANCTI OFFICII, Instr. Crimen sollicitationis ad omnes patriarchas, archiepiscopos, episcopos aliosque locorm ordinarios " etiam ritus orientalis ": De modo procedendi in causis sollicitationis [a tutti i patriarchi, arcivescovi, vescovi e agli altri ordinari dei luoghi "anche del Rito orientale"; "Procedimento nelle cause di sollecitazione"], 16.3.1962. Tipografia poliglotta vaticana 1962.
4) Cf. Codex Iuris Canonici [Codice di diritto canonico] (CIC), can. 1367: Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium [Codice dei canoni delle Chiese orientali] (CCEO), can. 1442. Cf. et pontificium consilium de legum textibus interpretandis. Responsum ad propositum dubium [anche Pontificio Consiglio per l'interpretazione dei testi legislativi. Risposta al dubbio] Utrum in can. 1367 CIC. 4.6.1999 [3.7.1999]: AAS 91(1999). 918: EV 18/1259-1266.
5) Cf. CIC cann. 1378 § 2 n. 1 e 1379: CCEO can. 1443.
6) Cf. CIC cann. 908 e 1365; CCEO cann. 702 e 1440.
7) Cf. CIC can. 927.
8) Cf. CIC can. 1378 § 1: CCEO can. 1458
9) Cf. CIC can. 1387: CCEO can. 1458.
10) Cf. CIC can. 1362 § 1 N.1: CCEO can. 1152 § 2 n.1.
11) Cf. CIC can. 1388 § 1: CCEO can. 1456 § 1
12) Cf. CIC can. 1362 § 2: CCEO can. 1152 § 3
http://www.ratzinger.us/modules.php?name=News&file=article&sid=202
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20010518_epistula_graviora%20delicta_lt.html
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10 commenti:
Leggo che: la tanto vituperata crimen sollicitationis aveva valore di legge, essendo al momento della sua promulgazione, il Sommo Pontefice (Giovanni XXIII) a capo dell’allora sant’Uffizio e non il cardinale pro tempore, segretario (Ottaviani)
Che la delictis gravioribus non era iniziativa segreta del cardinale Ratzinger, visto che se ne parla anche nella parte introduttiva del motu proprio di Giovanni Paolo II
Mi chiedo da tempo perché si è lasciato che su questi due documenti venisse costruito un mare di accuse lasciando credere che il "crimen" fosse legge di Ratzinger e la delictis sua lettera segreta ai vescovi
Se non piace come la Chiesa ha affrontato la questione, si analizzi tutto, non solo la parte che serve alla causa che si vuole portare avanti
Caro Passante, e' esattamente questo il motivo per cui ho insistito cosi' tanto per la traduzione ufficiale dei documenti e la spiegazione dettagliata degli stessi.
Evidentemente manca la volonta' di fare chiarezza. Perche'? Chi lo sa...
R.
Forse il giorno della presentazione del motu proprio e relativa lettera di accompagnamento la sala stampa della Santa Sede era vuota per qualche virus collettivo, visto che nessuno dei giornalisti dopo si è mai ricordato di essere stato presente
mi correggo: nessuna conferenza stampa c'è stata per questi documenti, temo. Diamo ai giornalisti quel che è dei giornalisti...
comunque, ricordo alcuni articoli cheio stessa ho trovato nell'archivio di repubblica dai toni piuttosto positivi sulle nuove norme allora vagliate da Giovanni Paolo II, evidentemente note. Ora non vanno più bene, e non ne sapeva nulla nessuno. Mi pare di aver letto anche un'intervista a Bertone, ex segretario della cdf, in cui ne spiegava alcuni punti
Ecco l'intervista a Bertone:
http://www.30giorni.it/it/articolo.asp?id=278
Grazie, Seraphicus :-)
R.
In senso strettamente apologetico qualcuno mi sa spiegare che significa la frase "Le cause di questo genere sono soggette al segreto pontificio" ? Grazie!
Quello canonico e' un processo come tutti gli altri, ma appartiene all'ordinamento della Chiesa.
In Italia diremmo "segreto istruttorio".
Anche se ormai nessuno lo rispetta piu', tale segreto e' necessario nella fase delle indagini per garantire le vittime e per assicurare all'accusato una adeguata difesa.
Non c'e' alcuna volonta' di occultamento perche' il processo canonico e quello ordinario (penale e/o civile) viaggiano su binari e secondo ordinamenti diversi.
Come si vede nel testo nulla vieta ad un vescovo di collaborare con la giustizia del suo Paese.
R.
Grazie!...a quando Raffella al posto di P. Lombardi...:-)
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