mercoledì 15 settembre 2010

L'Angelus del 16 maggio 2010 e le parole del Papa sull'aereo per Lisbona: stralci dal libro di Aldo Maria Valli "La verità del Papa"


La verità del Papa. Perché lo attaccano, perché va ascoltato" di Aldo Maria Valli. Commenti, recensioni ed articoli

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

DAL LIBRO

Il 16 maggio 2010 a Roma il clima è piovoso e invita a restare in casa, eppure di buon mattino migliaia di persone incominciano ad affluire in piazza San Pietro. Appartengono a tutte le organizzazioni cattoliche (Rinnovamento nello Spirito, Comunione e Liberazione, Azione Cattolica, Comunità di Sant’Egidio, Movimento Scouts, Acli, Coldiretti, Gruppi di preghiera Padre Pio, Gioventù Mariana, Associazione Genitori Scuole Cattoliche, Movimento dei Focolari e tantissime altre) e sono state chiamate a raccolta dalla Consulta nazionale delle aggregazioni laicali, sotto l’impulso della Conferenza episcopale italiana. Scopo della mobilitazione è esprimere sostegno e solidarietà al Papa dopo gli attacchi subiti da Benedetto XVI e dalla Chiesa cattolica in seguito ad atti di pedofilia compiuti da sacerdoti. Ampi settori del mondo ecclesiale italiano, infatti, ritengono che le notizie, provenienti in massima parte dall’estero, circa i reati commessi da alcuni sacerdoti siano state utilizzate in modo ingiusto, spesso falsando la realtà, per scatenare contro il Pontefice una campagna di diffamazione, con l’obiettivo di dimostrare che la Chiesa per troppo tempo ha coperto tali misfatti e che anche Joseph Ratzinger, specialmente durante gli anni in cui fu vescovo di Monaco (dal 1977 al 1982) e poi ricoprì l’incarico di prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede (dal novembre 1981 all’aprile 2005), si rese corresponsabile di una politica dell’insabbiamento.
Quando manca poco a mezzogiorno, l’ora in cui il pontefice si affaccia alla finestra del palazzo apostolico per la recita del Regina Caeli (la preghiera che dalla domenica di Pasqua fino a Pentecoste sostituisce l’Angelus), i presenti sono quasi duecentomila e formano una macchia multicolore che si estende anche in via della Conciliazione. Ogni gruppo ha portato bandiere e striscioni, cappelli e palloncini. Ci sono intere famiglie, con nonni e bambini, e non manca una rappresentanza di politici. Sui cartelli si leggono scritte come «Tu sei Benedetto», «Il popolo di Roma con il Papa», «Tu sei Pietro e noi giovani ti amiamo», «Insieme con il Papa», «In te c’è la verità». Molti mostrano la prima pagina del quotidiano cattolico «Avvenire» con un titolo a grandi caratteri che dice: «Con te».
Prima che il Papa si affacci prende la parola per una preghiera il presidente dei vescovi italiani, cardinale Angelo Bagnasco, che ai giornalisti spiega: «L’Italia vuol bene al Papa, e questo è un segno, molto semplice e umile ma convinto ed eloquente, dell’amore che la Chiesa in Italia, ma credo l’intero paese, ha per il Santo Padre». La manifestazione, dice Bagnasco, più che una critica agli attacchi nei confronti del Papa vuole essere «un modo per dire sì al pontefice e al suo amore per la Chiesa e per l’Italia, per la Chiesa nel mondo e per l’umanità intera».
Quando la figura bianca di Benedetto XVI compare nel rettangolo della finestra scoppia un applauso fragoroso che attraversa la folla come un’onda. Joseph Ratzinger deve aspettare qualche istante prima di poter parlare, ma quando lo fa non si occupa della manifestazione in suo sostegno, bensì dell’ascensione di Gesù al cielo, celebrata appunto il 16 maggio, e della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, dedicata al tema: «Il sacerdote e la pastorale nel mondo digitale: i nuovi media al servizio della Parola». Dopo aver chiesto agli adolescenti che ricevono il sacramento della Cresima di «restare fedeli alla Parola di Dio e alla dottrina appresa», Benedetto parla «ai miei fratelli nel sacerdozio» e rivolge loro un invito affinché nella vita e nell’azione «si distinguano per una forte testimonianza evangelica». Infine, prima di recitare il Regina Caeli, cita un passo da un libro di Pavel Florenskij: «Osservate più spesso le stelle. Quando avete un peso nell’animo, guardate le stelle o l’azzurro del cielo. Quando vi sentirete tristi, quando vi offenderanno, intrattenetevi col cielo. Allora la vostra anima troverà la quiete».
Qualcuno fra i presenti resta stupito. Dal Papa nemmeno un accenno alla manifestazione indetta per lui. Ma si tratta solo di aspettare qualche minuto. Terminata la preghiera, infatti, Benedetto XVI riprende la parola e dice:


Vi ringrazio di cuore, cari fratelli e sorelle, per la vostra calorosa e nutrita presenza! Grazie! […]. A tutti vorrei esprimere la mia viva riconoscenza […]. Cari amici, voi oggi mostrate il grande affetto e la profonda vicinanza della Chiesa e del popolo italiano al Papa e ai vostri sacerdoti, che quotidianamente si prendono cura di voi, perché, nell’impegno di rinnovamento spirituale e morale, possiamo sempre meglio servire la Chiesa, il popolo di Dio e quanti si rivolgono a noi con fiducia. Il vero nemico da temere e da combattere è il peccato, il male spirituale, che a volte, purtroppo, contagia anche i membri della Chiesa. Viviamo nel mondo, dice il Signore, ma non siamo del mondo, anche se dobbiamo guardarci dalle sue seduzioni. Dobbiamo invece temere il peccato e per questo essere fortemente radicati in Dio, solidali nel bene, nell’amore, nel servizio. È quello che la Chiesa, i suoi ministri, unitamente ai fedeli, hanno fatto e continuano a fare con fervido impegno per il bene spirituale e materiale delle persone in ogni parte del mondo […]. Proseguiamo insieme con fiducia questo cammino, e le prove, che il Signore permette, ci spingano a maggiore radicalità e coerenza.

Dal Papa, come si vede, simpatia e gratitudine per l’iniziativa lanciata dalle aggregazioni cattoliche, ma nessuna particolare enfasi e, soprattutto, nessun accenno a complotti o persecuzioni contro la Chiesa. Al contrario, da parte sua, la sottolineatura della pericolosità del peccato e della conseguente necessità di combatterlo dall’interno, con la testimonianza cristiana, nella consapevolezza che il Signore consente queste prove per spingere il credente a migliorarsi.

Fatima, messaggio attuale

È una linea che Benedetto XVI ha manifestato in modo molto chiaro già qualche giorno prima, nel corso del viaggio in Portogallo, per il decimo anniversario della beatificazione dei veggenti Francisco e Giacinta Marto, i due pastorelli di Fatima che, assieme alla cugina Lúcia, ebbero le visioni della Vergine nel 1917.
La mattina dell’11 maggio, durante il volo da Roma a Lisbona, Joseph Ratzinger risponde a tre domande poste dai giornalisti. Sono quesiti per lui non inattesi, perché gli inviati li hanno sottoposti in anticipo a padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, e c’è da immaginare che il Papa, accettando di rispondere, ci abbia riflettuto sopra. Una delle tre domande riguarda l’attualità del messaggio delle apparizioni di Fatima e padre Lombardi, a nome dei vaticanisti imbarcati sull’aereo, la pone così:

Santità, quale significato hanno oggi per noi le apparizioni di Fatima? Quando lei presentò il testo del terzo segreto nella sala stampa vaticana, nel giugno 2000 [il riferimento è al Commento teologico sul messaggio di Fatima, diffuso dall’allora prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, cardinale Joseph Ratzinger, N.d.R.], c’erano diversi di noi e altri colleghi di allora, e le fu chiesto se il messaggio poteva essere esteso, al di là dell’attentato a Giovanni Paolo II, anche alle altre sofferenze dei Papi. È possibile, secondo lei, inquadrare anche in quella visione le sofferenze della Chiesa di oggi, per i peccati degli abusi sessuali sui minori?

La risposta del Papa è espressa in italiano, in modo colloquiale, senza alcun testo scritto. La forma quindi ne risente, ma il contenuto è ugualmente chiaro. Riferendosi al suo commento del 2000, nel quale prendeva in esame il passaggio del terzo segreto di Fatima in cui si accenna al «vescovo vestito di bianco» che cade a terra «come morto», e nel quale Giovanni Paolo II vide un riferimento a se stesso e all’attentato subito in piazza San Pietro il 13 maggio 1981, il Papa spiega che quando una persona ha una visione soprannaturale «traduce» necessariamente ciò che riceve in base ai mezzi espressivi, culturali e linguistici di cui dispone in quel momento, ma non per questo la portata della visione va limitata nello spazio e nel tempo. In altre parole, il vescovo vestito di bianco rappresenta senz’altro il Papa, ma non soltanto se stesso e non un solo Papa. È un’immagine che rimanda piuttosto alla Chiesa intera e alla passione che sempre l’attende, in ogni epoca, perché «il Papa sta per la Chiesa e quindi sono sofferenze della Chiesa che si annunciano». Dice poi Benedetto XVI:

Quanto alle novità che possiamo oggi scoprire in questo messaggio, vi è anche il fatto che non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia. Con una parola, dobbiamo ri-imparare proprio questo essenziale: la conversione, la preghiera, la penitenza e le virtù teologali. Così rispondiamo, siamo realisti nell’attenderci che sempre il male attacca, attacca dall’interno e dall’esterno, ma che sempre anche le forze del bene sono presenti e che, alla fine, il Signore è più forte del male, e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna, della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia.

Nonostante la forma approssimativa, dovuta al fatto che il Papa ha parlato a braccio e non in tedesco, la risposta è cristallina e presenta almeno sei punti da sottolineare. Primo: il messaggio di Fatima, con quella visione della Chiesa e del Papa perseguitati ed esposti al martirio, non riguarda solamente il passato ma è sempre attuale. Secondo: l’attacco non viene tanto dall’esterno della Chiesa, «dai nemici fuori», quanto dall’interno, a causa di peccati che configurano una situazione «terrificante». Terzo: di fronte a tali peccati, il dovere cristiano del perdono non elimina il dovere laico di ricorrere alla giustizia. Quarto: in presenza di un quadro così drammatico, occorre tornare alla scuola (dobbiamo «ri-imparare») della penitenza, della purificazione e delle tre fondamentali virtù teologali: fede, speranza e carità. Quinto: questa strada non costituisce una fuga dalle responsabilità, ma è, al contrario, il percorso più realistico perché è il più efficace. Sesto: questo impegno è senz’altro difficile, ma ci deve sostenere la consapevolezza della speranza cristiana, perché se è vero che il male è sempre all’attacco è altrettanto vero che l’ultima parola non spetta al male ma alla bontà di Dio, e non solo in una dimensione ultraterrena ma proprio «nella storia».

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