martedì 19 ottobre 2010

Conclusa la 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Un impegno rinnovato per il bene comune (Osservatore Romano)

Conclusa la 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani

Un impegno rinnovato per il bene comune

Reggio Calabria, 18. Lavorare alacremente per il bene comune attraverso un'opera a tutto tondo che comprenda anche la formazione di una nuova generazione di cattolici impegnata nel sociale e nella politica. È questo, in estrema sintesi, l'obiettivo in cima a quell'«agenda di speranza» per il futuro del Paese messa a punto a Reggio Calabria, dove per quattro giorni -- dal 14 al 17 ottobre -- 1.200 delegati, in rappresentanza di 184 diocesi, hanno dato vita alla 46ª Settimana sociale dei cattolici italiani. Un obiettivo che raccoglie le indicazioni più volte fornite da Benedetto XVI e confermate anche ieri nello speciale saluto rivolto ai convegnisti durante la recita domenicale dell'Angelus.
I partecipanti alla Settimana sociale hanno potuto ascoltare in diretta televisiva le parole del Papa, giunte dopo gli interventi conclusivi del vescovo d'Ivrea, Arrigo Miglio, presidente del comitato scientifico e organizzatore, e del suo vice, Luca Diotallevi, i quali hanno fatto propri i contenuti emersi nelle cinque aree tematiche: educazione, politica, immigrazione, lavoro, sviluppo.
Per Miglio è duplice l'impegno che attende i cattolici. Da una parte, appunto, l'opera educativa e formativa di «una nuova generazione di laici cattolici chiamati al servizio per il nostro Paese». Dall'altra, il «vivere e operare per il “bene comune”, che è per tutti», ma «soprattutto» per i «giovani». Per Miglio «saremo incisivi come cattolici al servizio del bene comune se saremo pienamente cattolici senza riduzionismo o schizofrenie culturali o religiose». In questo senso, ha poi anche ringraziato i parlamentari di vari partiti presenti all'incontro di Reggio Calabria, «che hanno partecipato al discernimento comune in maniera discreta, come uno dei segni di speranza nel nostro Paese alla ricerca del bene comune». Un impegno che deve saper rispettare e valorizzare le legittime differenze. «Le differenze, guardando a Dio -- ha detto -- diventano ricchezze, per poter servire tutto l'uomo, la vita, la famiglia, in un cammino unitario che prende sempre più coscienza di tutti gli aspetti del bene comune».
Per Diotallevi, a Reggio Calabria si è «sperimentato un modo nuovo di essere Chiesa, facendo i conti con le cose così come sono». E la «chiave» di questa «opera di discernimento» è stata «il primato della vita spirituale». Secondo Diotallevi, dunque, «siamo noi la prua della nave di una nuova generazione che si misura con l'onere di un pensiero nuovo e di un'azione nuova, che il Papa ci ha chiesto nella Caritas in veritate».
Una prospettiva richiamata nell'omelia della messa conclusiva anche dall'arcivescovo di Reggio Calabria-Bova, Vittorio Luigi Mondello, per il quale ogni «ostacolo al bene» va combattuto dalla società con le leggi, ma «troverà la sua sicura sconfitta» solo grazie alla preghiera, nella «gioia» e nel «coraggio» della fede.
Numerose le indicazioni concrete giunte dalle diverse aree tematiche. Per una delle coordinatrici, Lucia Fronza Crepaz, del Movimento per l'Unità dei Focolari, occorre «completare la transizione politico-istituzionale con tutti, senza lasciare “al di qua” nessuno, senza lasciare indietro i poveri, i giovani, i non qualificati». Fronza Creapz ha poi ricordato l'auspicio che «si torni a dare all'elettore un reale potere di scelta di indirizzo e di controllo sull'eletto, come cuore della democrazia». Non si tace, inoltre, sui rischi del federalismo, ma si condivide la visione che esso costituisca «una grande chance se vissuto davvero come opportunità di nuova unione e non di una nuova frattura ancor più insanabile tra Nord e Sud».
Per Franco Miano, presidente dell'Azione Cattolica italiana, occorre elaborare «un modello di sviluppo in cui coniugare crescita e solidarietà» e in cui l'università, in quanto «luogo e tempo decisivo per la mobilità sociale» e «attraverso una diversa interazione con il territorio», assolva il compito di accorciare le distanze tra scuola e mondo del lavoro.
Da Andrea Olivero, presidente delle Associazioni cristiane lavoratori italiani, è arrivata la richiesta di «cambiare la legge sulla cittadinanza con particolare riferimento agli oltre 600.000 minori nati in Italia e figli di stranieri», riducendo «i tempi, la discrezionalità e l'eccessiva e pericolosa burocrazia». Si avverte, inoltre, «la necessità di predisporre specifici percorsi per l'inclusione e l'esercizio della cittadinanza: diritto di voto almeno alle elezioni amministrative, servizio civile, coinvolgimento nelle associazioni ecclesiali e nelle aggregazioni giovanili». Per Olivero, «la paura dello straniero, il rifiuto e i pregiudizi non possono trovare casa nella comunità ecclesiale che anche attraverso i suoi pastori è chiamata a un di più di accoglienza, di rispetto e di condivisione».
Una chiara «condanna del fenomeno dell'evasione fiscale», che si conferma «un macigno che pesa sulla crescita e condiziona il cammino dello sviluppo dell'intera società» è arrivata da Carlo Costalli, presidente del Movimento cristiano lavoratori, il quale, ricordando la «precarietà» in cui si trovano soprattutto i giovani, ha posto l'accento sulla necessità che «il lavoro non contraddica le logiche della famiglia ma le sostenga».

(©L'Osservatore Romano - 18-19 ottobre 2010)

Nessun commento: