martedì 23 novembre 2010

Humanae vitae, un documento che oggi si capisce anche di più (Lucetta Scaraffia)

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Un documento che oggi si capisce anche di più

di Lucetta Scaraffia

«La verità espressa nell'Humanae vitae non muta; anzi, proprio alla luce delle nuove scoperte scientifiche, il suo insegnamento si fa più attuale e provoca a riflettere sul valore intrinseco che possiede»: con queste parole Benedetto XVI ha ribadito il valore e l'attualità dell'enciclica Humanae vitae quarant'anni dopo, rivolgendosi ai partecipanti al convegno lateranense le cui relazioni sono raccolte in questo libro. Una affermazione importante e certo non inutile, dal momento che si tratta di una enciclica criticata con asprezza fin dal momento della sua pubblicazione, il 29 luglio 1968, e spesso dimenticata anche all'interno dello stesso mondo cattolico. Critiche riprese ancora oggi, in occasione dell'anniversario, da una parte di cattolici che non si rassegna alla posizione «antimoderna» della Chiesa nei confronti del controllo delle nascite con metodi artificiali, ma che oggi suonano ancora più deboli e ingiustificate di quarant'anni fa.
La storia successiva, infatti, ha confermato lo sguardo profetico di Paolo VI nel decidere per questa strada difficile, ma coerente con la tradizione della Chiesa, cioè quella di pronunciarsi contro il controllo artificiale delle nascite. Quarant'anni dopo, infatti, vediamo come la separazione del concepimento dall'atto coniugale ha minato alle radici il matrimonio, senza eliminare un male come l'aborto, e ha contribuito in modo determinante alla crisi della famiglia, mentre l'introduzione della tecnica in un settore così delicato come l'origine della vita umana ha aperto derive sempre più pericolose come la fecondazione artificiale e la possibilità di esercitare esperimenti scientifici sugli embrioni creati al di fuori della protezione del ventre materno.
Anche sul piano demografico, quel calo delle nascite che doveva assicurare a tutti condizioni migliori di vita si è rivelato invece causa di gravi problemi sociali: in diversi paesi occidentali, la mancanza di giovani che lavorano per pagare l'assistenza alle generazioni di anziani -- il cui numero è in continuo aumento grazie all'allungamento della vita -- sta cominciando a creare deficit economici alle finanze statali, non compensati dalla presenza degli immigrati, che in molti casi sono all'origine di malesseri culturali e tensioni.
Inoltre, proprio quella rivoluzione sessuale che prometteva di assicurare la felicità a tutti, offrendo la possibilità di avere rapporti sessuali senza regole e senza conseguenze, si è rivelata un penoso fallimento, soprattutto per le donne giovani, che incontrano sempre maggiori difficoltà a vivere la naturale vocazione materna.
Da qui l'interesse per questo volume che raccoglie le relazioni dei partecipanti al convegno «Interpreti e cooperatori della vita. L'attualità dell'Humanae vitae (1968-2008)», tenutosi nel maggio 2008 per ripensare l'enciclica alla luce dei cambiamenti verificatisi in questi quarant'anni, cambiamenti particolarmente significativi proprio nel settore dei rapporti matrimoniali e dei rapporti sessuali, cioè quelli concernenti il tema dell'enciclica.
Dalle relazioni discusse in questo convegno emerge un'Humanae vitae non solo sempre attuale, ma anche più comprensibile, forse, di quarant'anni fa.
In primo luogo, perché l'enciclica va alla radice dei problemi fra uomo e tecnica caratteristici della cultura contemporanea, che ha visto l'essere umano intervenire nel processo di vita e morte per modificarlo, diventando così il punto di partenza della riflessione bioetica in ambito cattolico. Ma poi anche perché l'Humanae vitae affronta le rivoluzioni sociali e culturali che hanno trasformato il mondo nel Novecento: quella demografica, con il calo delle nascite e la diffusione del «figlio desiderato»; quella scientifica, che ha visto i medici prendere il posto dei sacerdoti nella definizione delle regole morali relative alla sessualità e alla procreazione; quella delle donne nella società, ormai libere di affrontare qualsiasi ruolo pubblico ma in grande difficoltà di fronte al desiderio di maternità; lo sviluppo dell'individualismo e del mito della realizzazione individuale, che si è allargato anche alla sfera affettiva e sessuale.
In coerenza con l'enciclica, la Chiesa propone la ricerca di un'altra via scientifica, che rispetta la natura e l'essere umano. Questa è stata trovata con il metodo Billings di regolamentazione delle nascite, che protegge la salute della donna e del nascituro e rafforza la dinamica matrimoniale, individuando nell'introduzione dei contraccettivi una via di distruzione del legame di fedeltà e collaborazione fra i coniugi, come è poi stato ampiamente dimostrato dal proliferare del divorzio e delle unioni di fatto negli ultimi decenni. E, mantenendo il valore generativo dell'atto sessuale, mantiene la presenza del mistero -- e quindi di Dio -- fra i coniugi e realizza così il valore sacramentale dell'unione.
Si può giungere quindi a una conclusione ottimista: paradossalmente, dopo che per quarant'anni le società occidentali hanno trasgredito le norme morali proposte dall'Humanae vitae, oggi è più facile far capire il loro valore e la loro necessità. Il fallimento clamoroso della rivoluzione sessuale, che non ha portato la felicità sperata, ma al contrario disperazione e solitudine, oltre a un proliferare di malattie sessuali, e la delusione davanti al crollo dell'utopia del figlio desiderato -- che certo non è né migliore né più felice di quelli nati «per caso» -- rende la società più sensibile a un discorso diverso, pronunciato da chi, come la Chiesa, conosce bene l'essere umano e per questo non ha mai creduto alle utopie moderne.

(©L'Osservatore Romano 22-23 novembre 2010)

1 commento:

Anonimo ha detto...

Sarà. Ma Lucetta Scaraffia non sembra pienamente convincente sul discorso dell'Humanae Vitae. Ella ha elencato le terribili derive negative del rifiuto della concezione della sessualità come sempre e comunque aperta alla vita. Non ha però elencato anche le "complicazioni" (al momento non trovo un sostantivo più appropriato) del rifiuto del "controllo meccanico-chimico delle nascite". Ne cito solo alcune: gravidanze indesiderate, in donne deboli, che hanno messo a rischio la loro vita; che le hanno prostrate in una depressione piena di complicanze per loro e per le loro famiglie; disaffezione del rapporto sessuale nella normale vita coppia (sposata) per il rischio di figliolanze indesiderate con successiva ricerca di "partner femminili" (prostitute) prive di inibizioni;
problemi economici famigliari per la difficoltà di di tempo e di mezzi economici, di crescere, accudire ed educare, allo studio ed al lavoro, figliolanze numerose; ricorso all'aborto come pratica antigravidanza; stress sistematico di genitori preoccupati per "far quadrare il bilancio minimo famigliare di sussistenza, sia nel caso di lavoro del solo capo-famiglia, sia nel caso di lavoro di entrambi i coniugi, con salari minimi, in tempi di "vacche magre"; allontanamento progressivo dalla fede e dalle pratiche religiose per senso di colpa nelle coppie disobbedienti (preservativo, pillola, iud, candelette, etc; rivalsa psicologica contro "le regole morali della Chiesa", sull'etica di coppia, da taluni cattolici concepite come una sorta di castità imposta (agli sposati) quasi come una sorta di "parallelismo compiaciuto" rispetto alla vita religiosa consacrata (purtroppo non sempre) alla castità (intesa come rinuncia totale ai rapporti sessuali con donne). Potrei citare altri aspetti, che meriterebbero attenzione.
Nella mia (e lo affermo senza presunzione) ho imparato - con sincera riflessione sui fatti - a dubitare dei "laici cattolici" che vorrebbero imporre, giustificandola dal dettato della Chiesa e potenziandola di proprio, una morale sessuale, ancora più "avvitata in castità", di quella "ragionevole", secondo il comune, onesto buon senso. Come se la sessualità (nel 2010) dovrebbe essere esclusivamente o quasi, un percorso riproduttivo, povero di contenuti affettivi.