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Sotto i cieli d'Europa
Benedetto XVI a Santiago di Compostela
“Vengo come pellegrino in questo Anno Santo Compostelano e porto nel cuore lo stesso amore a Cristo che spingeva l’Apostolo Paolo a intraprendere i suoi viaggi, con l’anelito di giungere anche in Spagna”. Ha esordito così, stamattina, Benedetto XVI, al suo arrivo all’aeroporto di Santiago di Compostela. La visita alla cattedrale e la santa messa in occasione dell'Anno Santo Compostelano sono stati gli altri due momenti centrali di questo primo giorno del viaggio papale in Spagna.
L’autentica verità. “Come il Servo di Dio Giovanni Paolo II, che da Compostela esortò il Vecchio Continente a dare nuovo vigore alle sue radici cristiane, anch’io vorrei esortare la Spagna e l’Europa – ha detto il Papa nella cerimonia di benvenuto – a edificare il loro presente e a progettare il loro futuro a partire dalla verità autentica dell’uomo, dalla libertà che rispetta questa verità e mai la ferisce, e dalla giustizia per tutti, iniziando dai più poveri e derelitti. Una Spagna e un’Europa non solo preoccupate delle necessità materiali degli uomini, ma anche di quelle morali e sociali, di quelle spirituali e religiose, perché tutte queste sono esigenze autentiche dell’unico uomo e solo così si opera in modo efficace, integro e fecondo per il suo bene”.
Confermare la fede. “In questo Anno Santo Compostelano, come Successore di Pietro, ho voluto anch’io venire in pellegrinaggio alla Casa del ‘Señor Santiago’ (san Giacomo, ndr), che si appresta a celebrare l’anniversario degli ottocento anni dalla sua consacrazione, per confermare la vostra fede e ravvivare la vostra speranza, e per affidare all’intercessione dell’Apostolo i vostri aneliti, fatiche e opere per il Vangelo”, ha affermato il Pontefice, durante la visita alla cattedrale di Santiago di Compostela. “Tra verità e libertà – ha osservato il Santo Padre – vi è una relazione stretta e necessaria. La ricerca onesta della verità, l’aspirazione ad essa, è la condizione per un’autentica libertà. Non si può vivere l’una senza l’altra. La Chiesa, che desidera servire con tutte le sue forze la persona umana e la sua dignità, è al servizio di entrambe, della verità e della libertà. Non può rinunciare ad esse, perché è in gioco l’essere umano, perché la spinge l’amore all’uomo” e “perché senza tale aspirazione alla verità, alla giustizia e alla libertà, l’uomo si perderebbe esso stesso”. Poi un’esortazione “a vivere illuminati dalla verità di Cristo, professando la fede con gioia, coerenza e semplicità, in casa, nel lavoro e nell’impegno come cittadini”.
Per la promozione umana. “Non vi è maggior tesoro che possiamo offrire ai nostri contemporanei” che conoscere “il Signore ogni giorno di più” e dare “una testimonianza chiara e valida del suo Vangelo”. Lo ha affermato, oggi pomeriggio, Benedetto XVI nella messa a Plaza del Obradoiro. “Per i discepoli che vogliono seguire e imitare Cristo – ha chiarito il Papa –, servire il fratello non è più una mera opzione, ma parte essenziale del proprio essere. Un servizio che non si misura in base ai criteri mondani dell’immediato, del materiale e dell’apparente, ma perché rende presente l’amore di Dio per tutti gli uomini e in tutte le loro dimensioni, e dà testimonianza di Lui, anche con i gesti più semplici”. Nel proporre questo “nuovo modo di relazionarsi nella comunità, basato sulla logica dell’amore e del servizio”, Gesù si rivolge anche ai “capi dei popoli”, perché “dove non vi è impegno per gli altri sorgono forme di prepotenza e sfruttamento che non lasciano spazio a un’autentica promozione umana integrale”. Questo messaggio il Pontefice lo ha rivolto soprattutto ai giovani: “Proprio a voi, questo contenuto essenziale del Vangelo indica la via perché, rinunciando a un modo di pensare egoistico, di breve portata, come tante volte vi si propone, e assumendo quello di Gesù, possiate realizzarvi pienamente ed essere seme di speranza”.
Uno sguardo all’Europa. Secondo Benedetto XVI, “è una tragedia che in Europa, soprattutto nel XIX secolo, si affermasse e diffondesse la convinzione che Dio è l’antagonista dell’uomo e il nemico della sua libertà”. Invece “Dio è l’origine del nostro essere e il fondamento e culmine della nostra libertà, non il suo oppositore”. “Noi uomini – ha aggiunto – non possiamo vivere nelle tenebre, senza vedere la luce del sole”. Perciò, “è necessario che Dio torni a risuonare gioiosamente sotto i cieli dell’Europa”, anzi il Vecchio Continente, ha insistito il Papa, “deve aprirsi a Dio, uscire all’incontro con Lui senza paura, lavorare con la sua grazia” per la “dignità dell’uomo”. Il Pontefice, ricordando la croce che accoglie e orienta ai crocicchi dei cammini che conducono a Compostela, ha ammonito: “Questa croce, segno supremo dell’amore portato fino all’estremo, e perciò dono e perdono allo stesso tempo, dev’essere la nostra stella polare nella notte del tempo. Croce e amore, croce e luce sono stati sinonimi nella nostra storia, perché Cristo si lasciò inchiodare in essa per darci la suprema testimonianza del suo amore, per invitarci al perdono e alla riconciliazione, per insegnarci a vincere il male con il bene. Non smettete di imparare le lezioni di questo Cristo dei crocicchi dei cammini e della vita, in lui ci viene incontro Dio come amico, padre e guida. O Croce benedetta, brilla sempre nelle terre dell’Europa!”.
Aprirsi alla trascendenza e alla fraternità. “Lasciate che proclami da qui la gloria dell’uomo, che avverta delle minacce alla sua dignità per la privazione dei suoi valori e ricchezze originari, l’emarginazione o la morte inflitte ai più deboli e poveri – ha detto il Santo Padre –. Non si può dar culto a Dio senza proteggere l’uomo suo figlio e non si serve l’uomo senza chiedersi chi è suo Padre e rispondere alla domanda su di lui”. Per Benedetto XVI, “l’Europa della scienza e delle tecnologie, l’Europa della civilizzazione e della cultura, deve essere allo stesso tempo l’Europa aperta alla trascendenza e alla fraternità con altri continenti, al Dio vivo e vero a partire dall’uomo vivo e vero. Questo è ciò che la Chiesa desidera apportare all’Europa: avere cura di Dio e avere cura dell’uomo, a partire dalla comprensione che di entrambi ci viene offerta in Gesù Cristo”.
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