domenica 27 dicembre 2009

Il Papa: l'Italia ha bisogno di intesa e di comprensione. Appelli alla vicinanza ai poveri, agli immigrati e ai cristiani perseguitati


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Il Papa: l'Italia ha bisogno di intesa e di comprensione

Appelli alla vicinanza ai poveri, agli immigrati e ai cristiani perseguitati

VATICANO

Appelli alla pace, alla vicinanza ai poveri, agli immigrati e ai cristiani perseguitati in molte parti del mondo, ma soprattutto un reiterato richiamo alla «comprensione» e ad un «clima d'intesa», rivolto specificamente all'Italia, sono stati i temi principali dei discorsi e delle omelie pronunciati da Benedetto XVI in questi giorni di festività natalizie nei molti impegni tradizionali, tutti rigorosamente rispettati nonostante l'incidente subito a San Pietro la notte di Natale.
Ieri, all'Angelus di Santo Stefano, Benedetto XVI ha espresso l'augurio che il Natale susciti «in tutti un rinnovato impegno di amore vicendevole e di reciproca comprensione, affinchè all'interno delle famiglie e dell'intera Nazione si viva quel clima di intesa e di comunione che tanto giova al bene comune». Già avant'ieri, nell'augurio natalizio pronunciato in 65 lingue diverse, il pontefice aveva raccomandato all'Italia «un generoso impegno per la concorde costruzione di una società più giusta e solidale». Richiami che hanno coinciso in questi giorni anche con quelli del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che avant'ieri, dopo aver espresso in mattinata la sua «affettuosa solidarietà» con il pontefice per il tentativo di aggressione di cui era stato vittima nella notte di Natale, ha voluto rinnovare direttamente ieri sera, nel corso di una telefonata, la sua solidarietà e i suoi auguri. Un discorso apprezzato da Rosy Bindi, presidente dell'assemblea nazionale del Pd, e da vari esponenti del Pdl, tra i quali il vicepresidente della Camera, Maurizio Lupi.
Il pensiero del papa, tuttavia, non è andato solo all'Italia, ma più in generale ad un mondo «contemporaneo» sempre più «distratto» e «disorientato», «vittima dell'egoismo», «lontano da Dio», e che dovrebbe invece andargli incontro per riscoprire il rispetto di sè e per il prossimo.
E anche ieri, prima dell'Angelus di Santo Stefano, ha indicato ad esempio il primo martire cristiano che – ha detto - «muore perdonando i propri persecutori e ci fa comprendere come l'ingresso del Figlio di Dio nel mondo dia origine ad una nuova civiltà, la civiltà dell'amore, che non si arrende – ha aggiunto – di fronte al male e alla violenza». Di qui anche l'invito all'accoglienza e all'"amore verso i poveri».
Il Papa si è poi rivolto, nel giorno di Natale, direttamente all'Occidente, all'Europa e all'America settentrionale, spronandoli «a superare la mentalità egoista e tecnicista, a promuovere il bene comune, a rispettare le persone più deboli, a cominciare da quelle ancora non nate», ricordando che «è la crisi morale, più ancora di quella economica, a ferire l'umanità».
Il pontefice ha infine invocato la pace per la Terrasanta, l'Iraq, l'Asia e l'Africa, e in particolare per «i tanti credenti che in varie parti del mondo sono perseguitati a causa della loro fede».
Oggi, Benedetto XVI celebrerà la Giornata della Santa famiglia pranzando con i poveri assistiti dalla comunità di Sant'Egidio alla mensa di via Dandolo.
L'evento è particolarmente atteso dalla comunità che, sotto Natale, ospita in tutto oltre 100 mila persone bisognose, fra zingari, senzatetto, anziani e nuovi poveri, considerati a pieno titolo – spiega la Radio Vaticana – membri della «grande famiglia» della Chiesa. Il Papa giungerà a via Dandolo intorno alle 13, pranzerà con duecento ospiti della struttura e offrirà un dolce natalizio e doni a una trentina di bambini. Poi, il pontefice salirà al piano superiore della mensa, dove ha sede la scuola di italiano per stranieri. Avviata nel 1982, conta oggi 35.000 studenti.
All'appuntamento ha dedicato ieri ampio spazio l'Osservatore romano, in un articolo intitolato «Aggiungi un posto a tavola per Benedetto XVI». La visita del Papa alla mensa di Sant'Egidio viene definita «un gesto di solidarietà nel clima del Natale per restituire la dignità di esseri umani ai tanti "fantasmi" che ogni giorno si aggirano per le strade della città, cercando di sopravvivere tra l'indifferenza dei più». Una particolare attenzione per quanti subiscono la «morte anagrafica», definizione burocratica – ricorda il giornale vaticano – per definire la perdita dei diritti dei senza dimora.

Un "viatico" per le riforme
Nel giorno di Santo Stefano il Papa, all'Angelus in Piazza San Pietro, invoca un clima di intesa che giovi al paese, auspicando riconciliazione tra stati e persone. E Silvio Berlusconi nel pomeriggio di eiri, al telefono con Don Gelmini, ha assicurato che il 2010 sarà l'anno delle riforme istituzionali «in tutte le direzioni». Dai partiti l'invito alla concordia venuto dal Pontefice viene interpretato come viatico al confronto politico, necessario tra maggioranza ed opposizione, per mettere mano al processo delle riforme da tempo promesse e da più parti invocate.
Sarà il «volemose bene» favorito dal clima natalizio, per dirla con Massimo Donadi dell'Idv, fatto sta che anche dall'opposizione, escluso Di Pietro che anche oggi torna ad attaccare il premier suscitando la dura reazione del Pdl, non viene chiusa la porta al dialogo. Complice anche il clima positivo determinatosi dopo l'aggressione al premier di Piazza Duomo, come sottolinea il presidente del Senato Renato Schifani.
Per il Pdl le parole del Papa, come dice Italo Bocchino, costituiscono una «spinta» ,"un ulteriore, autorevole tassello alla costruzione di quel clima necessario ad avviare la stagione delle riforme». Tutti, nel Pdl, sollecitano il Pd ad isolare la posizione «del ducetto» Di Pietro, come lo appella Francesco Casoli. Il leader dell'Idv, ostile al confronto con la maggioranza, anche oggi non rinuncia ad attaccare il premier.

© Copyright Gazzetta del sud, 27 dicembre 2009

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