mercoledì 24 febbraio 2010

2050, l’anno del non sacerdozio. Così per la Chiesa Cattolica in Europa si prepara un futuro senza preti (Rodari)


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2050, l’anno del non sacerdozio. Così per la chiesa cattolica in Europa si prepara un futuro senza preti

Paolo Rodari

Quanti sacerdoti ci saranno in Europa tra quaranta, cinquant’anni? A leggere i dati diffusi due giorni fa dal Vaticano e desunti dall’annuario pontificio 2010, ce ne saranno molto pochi. Un minimo storico che non può che preoccupare.
La “radiografia” della chiesa cattolica nel mondo – appunto l’annuario pontificio – è stata mostrata sabato a Benedetto XVI dal segretario di stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, e dal sostituto della stessa segreteria, monsignor Fernando Filoni.
La cosa è stata resa nota da un comunicato della sala stampa vaticana dove si dicono molte cose. Anzitutto che i sacerdoti, sia diocesani che religiosi, nel periodo 2001-2008 sono sì aumentati progressivamente ma soltanto dell’uno per cento: dai 405.178 del 2000 si è arrivati ai 408.024 del 2007 e ai 409.166 del 2008. Insieme si spiega che cresce il numero dei seminaristi. E qui, oltre a rilevare che l’aumento è irrisorio (il numero è sempre lo stesso: uno per cento) si fa un quadro per continenti. E si dice che i candidati al sacerdozio crescono soprattutto in Africa (3,6 per cento), in Asia (4,4 per cento) e in Oceania (6,5 per cento), mentre l’Europa ha fatto registrare un calo del 4,3 per cento e l’America risulta stazionaria. Cosa significa tutto ciò? Che andando avanti nel tempo, quando i tanti sacerdoti europei che già oggi hanno più di 65 anni lasceranno, l’Europa si troverà sprovvista di preti e non potrà fare altro che “pescare” altrove. E’ fra trenta, quarant’anni che l’effetto di questa crisi vocazionale mostrerà tutti i suoi effetti. Recentemente è stata pubblicata una proiezione relativa all’Italia: nel 1978 i preti diocesani erano 41.627, nel 2006 soltanto 33.409, il 25 per cento in meno. Ancora più rilevante è il calo dei sacerdoti appartenenti a ordini religiosi, passati da 21.500 a 13.000, il 40 per cento in meno.
La crisi vocazionale europea è senz’altro ascrivibile a una generale secolarizzazione di tutto il continente. Giovanni Paolo II ha fatto molto per arginare questo fenomeno tanto che non in pochi si domandano dove sarebbe arrivata la chiesa se non ci fosse stato lui. Non per niente si deve senz’altro al suo grande pontificato il fatto che è la Polonia, prima dell’Italia e della Spagna, ad avere ancora oggi il maggior numero di sacerdoti e di seminaristi. Seppure il calo rispetto a venti, trent’anni fa, è netto: nel 1972 c’erano in Polonia 8.458 seminaristi, oggi ce ne sono 5.736. Nel 1972 c’erano in Italia 8.131 seminaristi, nel 2007 sono scesi a 5.791. Impressionante il calo della Spagna: nel 1972 di seminaristi ce n’erano 4.583, oggi ce ne sono 2.115. Tra i paesi europei il dato più negativo è quello irlandese: nel 1972 nella cattolica Irlanda c’erano 1.144 seminaristi. Oggi se ne contano soltanto 178.
Anche le principali diocesi europee mostrano dati allarmanti. Milano passa dai 250 seminaristi del 1989 ai 139 di oggi. Torino dai 52 del 1989 ai 19 di oggi. Parigi dagli 81 del 1989 ai 63 di oggi. A Praga nel 1989 c’erano 33 seminaristi, oggi che il regime comunista non c’è più ce ne sono nove. Varsavia è passata da 333 a 193. Cracovia da 395 a 136. L’unica eccezione positiva è Madrid: dai 150 del 1989 ai 191 di oggi.
La chiesa è un’istituzione sempre in movimento e nulla vieta che nel giro di pochi anni questo trend indiscutibilmente negativo cambi di segno. Un indizio (e una speranza per la chiesa) in questo senso viene dai movimenti ecclesiali o comunque dalle associazioni esterne alle diocesi.

Pubblicato sul Foglio martedì 23 febbraio 2010

© Copyright Il Foglio, 23 febbraio 2010 consultabile online anche qui, sul blog di Paolo Rodari.

Personalmente ho molta fiducia nella "generazione Benedetto XVI". Se ci sara' un aumento delle vocazioni non avverra' pero' nei seminari diocesani. In questo Rodari ha colto nel segno. Si chiedano i vescovi le ragioni di questa "fuga".
R.

6 commenti:

Anonimo ha detto...

Raffa, non è il nostro Papa che un giorno ebbe a dire suppergiù "meglio pochi preti ma buoni"?
Alessia

don Marco (radiologo e storico) ha detto...

Non sono un radiologo nè ho la sfera di cristallo, ma forse sarebbe utile tenere presente che l'umanità e quindi il cristianesimo, hanno sempre attraversato momenti di crisi.
Tutti dicono sempre, histria magistra vitae, ma pare che nessuno ci creda. Trovo del tutto normale che la primavera sia sempre preceduta da rigidi inverni, e senza scomodare le stagioni, la storia lo insegna da secoli, ma forse siamo in pochi a conoscerla.

Anonimo ha detto...

La Chiesa continua a "vivere" anche grazie ai sacerdoti. Ma chi guida la Chiesa nella storia ? Non è forse il suo Capo Nostro Signore Gesù Cristo? Dunque se tutto è in mano sua, nonostante le ferite storiche della Chiesa stessa, non c'è nulla da temere...Certe statistiche e "sventurate" previsioni dipingono la Chiesa come un'azienda prossima al fallimento. Negli anni '60 si annunciava l'immediato tramonto della Chiesa Cattolica. Son passati cinquant'anni...!!!!

Anonimo ha detto...

E' improbabile che un aumento delle vocazioni in Italia ed in Europa possa derivare dai movimenti ecclesiastici (laici). I movimenti, fatalmente, preferiscono dedicarsi a compiti più terreni e meno sacrificanti: assistere le prostitute, le ragazze madri, le persone tossico-dipendenti, i peccatori e le peccatrici del mondo dello spettacolo, i carcerati e le carcerate, i soggetti portatori di handicap e naturalmente, dulcis in fundo, non disdegnare le comparsate politiche di alcuni loro capi.

ariel ha detto...

il futuro sta nei seminari,nelle associazioni e nei conventi tradizionalisti che non conoscono crisi di vocazione.

Anonimo ha detto...

Non so quali criteri utilizzi la comunita di San Pio X (Lefebvre) per selezionare le vocazioni sacerdotali. Può darsi che "la materia base" non sia sempre al massimo livello; resta il fatto che in quella comunità le vocazioni e le ordinazioni sembrano (sembrano?) fiorire ed i preti non disdegnano la tradizionale tunica nera; in Europa, dove i presbiteri sono (o si reputano)all'avanguardia,lo stile del vestiario è quanto mai casual e talvolta improponibile, mentre le vocazioni crollano e qualche prete, di tanto in tanto, opta per le attrazioni fatali femminili, o, in qualche raro caso, per la pedofilia.
Ai posteri l'ardua sentenza!