martedì 23 febbraio 2010

L'intervento di Mario Monti sulla Caritas in veritate: Verso un ripensamento radicale della finanza (Possati)


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Verso un ripensamento radicale della finanza

di Luca M. Possati

"Oltre quarant'anni dopo la Populorum progressio, il suo tema di fondo, il progresso, resta ancora un problema aperto, reso più acuto ed impellente dalla crisi economico-finanziaria in atto". Sfida enorme e inquietante, quella evocata da Benedetto XVI nella Caritas in veritate: ripensare il progresso alla luce della globalizzazione e dei limiti del capitalismo, puntando tutto sulla centralità della persona umana. Sfida difficile e complicata, è vero, ma non impossibile.
L'impegno per un nuovo modello di sviluppo non può prescindere da una riflessione profonda sul ruolo della finanza e sulle modalità della collaborazione internazionale in vista della costituzione di "una vera Autorità politica mondiale".
L'urgenza di cogliere questa nuova dinamica descritta dalla Caritas in veritate in riferimento alla situazione economica mondiale è stata richiamata da Mario Monti, presidente dell'università Bocconi di Milano e commissario dell'Unione europea per il Mercato unico, servizi finanziari e fiscalità (1995-1999) e della Concorrenza (1999-2004), nell'incontro sul tema "Gli attori e le cause dello sviluppo umano integrale" introdotto dal cardinale Agostino Vallini. L'evento si è tenuto ieri, lunedì, nella Basilica di San Giovanni in Laterano.
È stata la seconda di una serie di conferenze dedicate all'enciclica: il prossimo 8 marzo sarà la volta di Stefano Zamagni, che parlerà del rapporto tra sviluppo economico e società civile.
"Il mondo degli economisti ha prestato un'attenzione straordinaria e inattesa all'enciclica", ha rilevato Monti, sottolineandone la pubblicazione in un momento molto delicato, cioè nel pieno della peggiore crisi economica degli ultimi settant'anni. Ma non è la crisi il vero oggetto della Caritas in veritate, anzi "è stato perfino notato che c'è una scarsa ricorrenza della parola crisi nel testo". Le parole del Papa non solo guardano verso un orizzonte molto più vasto della congiuntura attuale, cioè nella direzione di un ripensamento radicale della finanza, ma soddisfano anche un desiderio degli economisti stessi, tra i quali "soprattutto i migliori sono sempre pronti ad un'introspezione anche critica". In effetti, il ruolo essenziale della fiducia e dell'etica nel mercato "è un aspetto che gli economisti considerano con grande attenzione, com'è sottolineato anche da un'antica tradizione del pensiero liberale".
Citando le parole di Jacques Maritain, il pensatore cattolico che tanto ha inciso sui padri fondatori dell'Europa, Monti ha insistito su due punti fondamentali. L'inevitabilità di una governance mondiale dell'economia, anzitutto, perché la globalizzazione non è il male assoluto. "Benedetto XVI non si sottrae certo a una presa in considerazione della globalizzazione; la sua è un'analisi che è parsa a me, così come a molti altri osservatori, straordinariamente fredda, nel senso ch'essa si è tenuta al riparo dalle ondate emotive degli ultimi anni". La globalizzazione va orientata, questo è il punto. L'invito della Caritas in veritate a formare un'Autorità politica mondiale è un passo "straordinariamente impegnativo" e che dev'essere ascoltato anche dai non credenti. Tuttavia, "quel che impedisce la realizzazione di una tale autorità è la riluttanza degli Stati nazionali alla cessione di sovranità da parte dei pubblici poteri nazionali". Cessione che solo in parte è una perdita in termini reali.
Ma l'aspetto ancor più importante del discorso di Monti ha riguardato l'Unione europea, "l'esempio finora più avanzato di una gestione coordinata della globalizzazione". I tempi sono dunque maturi per un bilancio onesto e rigoroso dell'esperienza comunitaria. Nel mondo cattolico perplessità ci sono state a causa del mancato riconoscimento delle radici cristiane dei popoli europei nella Carta dei diritti fondamentali approvata a Nizza (dicembre 2000) e a causa della mancanza di carità, di un'unità che vada al di là del fatto puramente economico. Monti però difende il progetto dell'Unione "che da mezzo secolo è riuscita a fare quello che oggi l'enciclica chiede, associando aperture di mercato e coordinamento dell'azione dei pubblici poteri". È vero, una carenza si sente: "come cattolico - ha detto Monti - anch'io avrei preferito vedere un riferimento alle radici cristiane, ma, come cattolico che tiene molto all'Europa, ho sempre pensato che occorra anche guardare al di là delle dichiarazioni".
L'Unione europea non è l'arido prodotto della tecnica economica perché è in grado di aprire prospettive etiche. Secondo Monti, la moneta unica "ha trasformato in meglio la solidarietà intergenerazionale". Difficile rendersene conto oggi, ma "prima dell'euro diversi Paesi creavano dei disavanzi pubblici del dieci, quindici o venti per cento per pil, aumentando a dismisura il debito pubblico a discapito di dosi massicce di debito". Inoltre, l'Europa - ha sottolineato Monti - è stata la prima sede a livello mondiale in cui si sono affermati con decisione i principi della tutela ambientale e della lotta contro il cambiamento climatico.
La necessità di una maggiore integrazione nel mercato è stata richiamata anche dal cardinale Agostino Vallini. Per apprendere l'essenza delle parole del Papa - ha ricordato Vallini - occorre anzitutto tenere bene presente una precisa concezione dell'uomo e dell'essere sociale: "La visione antropologica che sottende la dottrina della Caritas in veritate, per la quale naturalmente appaiono riduttive e inaccettabili tutte le teorie naturalistiche e immanentistiche, sostiene che l'autentico sviluppo dell'uomo riguarda unitariamente la totalità della persona in ogni sua dimensione".

(©L'Osservatore Romano - 24 febbraio 2010)

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