domenica 2 maggio 2010

Il Papa: la Sindone testimonia anche le nostre sofferenze (Izzo)


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Il Papa: "Nella Sacra Sindone vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo: "Passio Christi. Passio hominis". Proprio per questo essa è un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l’anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sarà asciugata e non ci sarà più morte, né lutto, né lamento, né affanno" (Omelia)

Il Papa a Torino per la Sindone: amare come Gesù, senza limiti, per affrontare sofferenze e difficoltà e porre un argine al male

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VISITA PASTORALE DEL SANTO PADRE A TORINO (2 MAGGIO 2010): LO SPECIALE DEL BLOG

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

Papa: sindone testimonia anche le nostre sofferenze

(AGI) - Torino, 2 mag.

(di Salvatore Izzo)

La fragilita' delle famiglie, caustata dalla secolarizzazione, e la precarieta' del lavoro legata alla attuale crisi economica sono i problemi piu' preoccupanti della societa' di oggi.
"La vita cristiana - dice il Papa nella grande messa celebrata a piazza San Carlo per 25 mila fedeli - non è facile; so che anche a Torino non mancano difficoltà, problemi, preoccupazioni: penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro,dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale; penso alle famiglie, ai giovani, alle persone anziane che spesso vivono la solitudine, agli emarginati, agli immigrati".
"Esorto le famiglie - scandisce - a vivere la dimensione cristiana dell'amore nelle semplici azioni quotidiane, nei rapporti familiari superando divisioni e incomprensioni, nel coltivare la fede che rende ancora piu' salda la comunione".
In visita al capoluogo del Piemonte in occasione dell'Ostensione della Sindone ("pellegrino con altri due milioni di fedeli", come ha ricordato nel suo discorso di saluto il card. Severino Poletto) il Pontefice preferisce non usare la parola "reliquia" non entrando cosi' nella disputa sulla datazione del lenzuolo donato dai Savoia (Vittorio Emanuele e Marina Doria sono presenti in prima fila con il sottosegretario Letta, il sindaco Chiamparino, il governatore Roberto Cota e il procuratore generale Caselli).
"La Sacra Sindone - spiega - ci ricorda in maniera eloquente che Colui che e' stato crocifisso e ha condiviso la nostra sofferenza, e' colui che e' risorto e ci vuole riunire tutti nel suo amore. In essa vediamo, come specchiati, i nostri patimenti nelle sofferenze di Cristo. E' un segno di speranza: Cristo ha affrontato la croce per mettere un argine al male; per farci intravvedere, nella sua Pasqua, l'anticipo di quel momento in cui anche per noi, ogni lacrima sara' asciugata e non ci sara' piu' la morte".
Per Benedetto XVI, dunque, se "la vita porta ad affrontare molte difficoltà, molti problemi, è proprio la certezza che ci viene dalla fede, la certezza che non siamo soli, che Dio ama ciascuno senza distinzione ed è vicino a ciascuno con il suo amore, che rende possibile affrontare, vivere e superare la fatica dei problemi quotidiani".
La Chiesa intende, spiega, "incoraggiare lo sforzo, spesso difficile, di chi e' chiamato ad amministrare la cosa pubblica: la collaborazione per perseguire il bene comune e rendere la Citta' sempre piu' umana e vivibile e' un segno che il pensiero cristiano sull'uomo non e' mai contro la sua liberta', ma in favore di una maggiore pienezza che solo in una 'civilta' dell'amore' trova la sua realizzazione". Lo afferma il Papa nell'omelia pronunciata in piazza San Carlo. "Affido al Signore - assicura - la citta' di Torino e tutti i suoi abitanti in questa celebrazione eucaristica, che, come ogni domenica, ci invita a partecipare in modo comunitario alla duplice mensa della Parola di verita' e del Pane di vita eterna".
Nel mondo di oggi, sottolinea ancora il Pontefice, serve "una Chiesa generosa e attiva, a cominciare dai suoi preti". "A volte - ammette rivolto ai sacerdoti presenti - essere operai nella vigna del Signore puo' essere faticoso, gli impegni si moltiplicano, le richieste sono tante, i problemi non mancano". "Gesu' - ricorda il Papa - ci chiede di vivere il suo stesso amore, che e' il segno davvero credibile, eloquente ed efficace per annunciare al mondo la venuta del Regno di Dio. Ovviamente con le nostre sole forze siamo deboli e limitati. C'e' sempre in noi una resistenza all'amore e nella nostra esistenza ci sono tante difficolta' che provocano divisioni, risentimenti e rancori. Ma il Signore ci ha promesso di essere presente nella nostra vita, rendendoci capaci di questo amore generoso e totale, che sa vincere tutti gli ostacoli. Se siamo uniti a Cristo, possiamo amare veramente in questo modo".
Per il Pontefice teologo, "amare gli altri come Gesu' ci ha amati e' possibile solo con quella forza che ci viene comunicata nel rapporto con Lui, specialmente nell'Eucaristia, in cui si rende presente in modo reale il suo Sacrificio di amore che genera amore". "Vorrei dire - conclude - una parola d'incoraggiamento in particolare ai sacerdoti e ai diaconi di questa Chiesa, che si dedicano con generosita' al lavoro pastorale, come pure ai religiosi e alle religiose. Sappiate attingere quotidianamente dal rapporto di amore con Dio nella preghiera la forza per portare l'annuncio profetico di salvezza; ri-centrate la vostra esistenza sull'essenziale del Vangelo; coltivate una reale dimensione di comunione e di fraternita' all'interno del presbiterio, delle vostre comunita', nei rapporti con il Popolo di Dio; testimoniate nel ministero la potenza dell'amore che viene dall'Alto".

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