martedì 4 maggio 2010

In quella sacrestia il successore di Poletto (Galeazzi)


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In quella sacrestia il successore di Poletto

Giacomo Galeazzi

Come nel giallo «Dieci piccoli indiani» di Agatha Christie, dove l’assassino andava cercato «tra i presenti nella stanza», così ieri mattina il prossimo arcivescovo di Torino sedeva con ogni probabilità nella sagrestia di San Carlo. Prima della messa papale in piazza, tra i vescovi e i cardinali che hanno indossato i paramenti sacri nella chiesa adiacente c’erano i presuli piemontesi Miglio, Versaldi, Bertello, cioè i candidati più accreditati alla successione del cardinale Poletto.
Annuncio imminente: fine giugno, in occasione della festa della Consolata o di quella di San Giovanni. Sul palco di San Carlo hanno concelebrato ventidue vescovi, otto cardinali, 700 preti e diaconi. Rappresentazione plastica della variegata e influente Chiesa piemontese: in processione gli uni accanto agli altri, figure di peso come il segretario di Stato Bertone, il «vescovo rosso» Bettazzi, il decano del collegio cardinalizio Sodano. Ormai i Sacri Palazzi parlano piemontese: il governatore vaticano Lajolo, il portavoce Lombardi (Saluzzo), il sottosegretario Cei Rivella (Moncalieri), gli ambasciatori all’Onu Migliore (Cuneo) e a Strasburgo Giordano (Cuneo), il vicecamerlengo Sardi (Ricaldone), il capo degli archeologi sacri Carrù (Torino). Tutti approdati nelle gerarchie ecclesiastiche direttamente dalle otto province sabaude. Una presenza capillare che svaria dal collegio cardinalizio (Marchisano, Canestri, Furno,Antonetti, Cheli, Martini, Coppa), alla Segreteria di Stato, dalle commissioni Cei ai nunzi apostolici. L’arcidiocesi di Torino vanta il primato regionale per numero di esponenti del proprio clero arrivati a indossare le vesti purpuree e violacee (Mana, Fiandino. Micchiardi, Maritano, Sibilla, Martini, Lanzetti, Ellena, Marchisano, Giovenale). Ben rappresentata da propri «figli» nel collegio episcopale è anche la diocesi di Novara (Zaccheo, Masseroni, Ciocca Vasino, Moretti, Antonetti, Lajolo). «Fabbriche» vescovili e cardinalizie sono pure le diocesi di Ivrea (Bertello, Miglio, Debernardi, Bertone,Careggio), Alessandria (Badini Confalonieri, Canestri, Pasqualotto), Cuneo (Guerrini, Migliore). Stessa «vocazione curiale» per Alba, Asti, Vercelli, Casale Monferrato, Mondovì, Biella, Acqui, Saluzzo, Susa e Pinerolo.
Con organigrammi così saldamente «made in Piemonte» appare improbabile che il nuovo arcivescovo di Torino venga scelto da Benedetto XVI fuori regione.
La prova di forza della «cintura piemontese» che ieri lo ha scortato nel pellegrinaggio alla Sindone sembra dimostrare l’unità e la ricchezza di personalità dell’episcopato regionale. Persino l’«outsider» è piemontese: il vercellese Gianni Ambrosio, attuale vescovo di Piacenza ed ex assistente ecclesiastico generale dell’Università Cattolica.

© Copyright La Stampa (Torino), 3 maggio 2010

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