martedì 4 maggio 2010

La visita del Papa a Torino nel commento del Corriere Adriatico


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Il Papa ai politici: “Fate il bene comune”

La pioggia non ha spento l’entusiasmo dei piemontesi: in 50 mila hanno assistito alla messa

Renato Botto

Torino Il cielo è stato per tutto il giorno plumbeo, con nuvole gonfie di pioggia, ma Torino si è scaldata e illuminata per la visita pastorale di Benedetto XVI. Un pontefice mancava in città dal '98, quando venne Giovanni Paolo II, e i torinesi e molti altri fedeli venuti da fuori, hanno accompagnato con emozione e curiosità le tappe in città del suo successore. Felici di un fugace saluto lungo il percorso in città a bordo della “Papamobile”, o emozionati per una vicinanza più lunga, in piazza San Carlo, durante la messa del mattino o l’incontro con i giovani nel pomeriggio.
“Una giornata storica per Torino e per il Piemonte”, commenta il neo governatore della Regione Piemonte, Roberto Cota. “Questa è la città dell’accoglienza”, aggiunge il sindaco del capoluogo piemontese, Sergio Chiamparino, che nel suo saluto al pontefice in piazza San Carlo ha citato la lunga tradizione dei santi sociali piemontesi.
I due appuntamenti di piazza hanno radunato decine di migliaia di persone: 50 mila per la messa, seguita anche su sei maxi-schermi allestiti nel centro cittadino, 25 mila i giovani che hanno applaudito il papa, incuranti della pioggia sempre più intensa. La giornata torinese di Benedetto XVI, iniziata con l’arrivo poco dopo le 9 all’aeroporto di Caselle, ha avuto anche momenti più raccolti, in Duomo, dove ha meditato sostando davanti alla Sindone, e alla Piccola Casa della Divina Provvidenza-Cottolengo, un simbolo della solidarietà.
Nella messa celebrata a piazza San Carlo, ha anche esortato i politici, specie quelli locali, a perseguire sempre il bene comune, anche tra le difficoltà. E’ inoltre tornato a parlare di “divisioni, rancori, risentimenti” che affliggono la Chiesa e la società, nonostante il precetto di Gesù di amarsi, come lui ha amato i suoi discepoli. A fine messa, nella preghiera del Regina Caeli, ha invocato la Madonna perché vegli sulla comunità ecclesiale e sui suoi pastori.
Tra un impegno e l’altro, Benedetto XVI, ha trascorso anche qualche ora lontano dalla folla: nel palazzo dell’Arcivescovado ha pranzato con i vescovi piemontesi, un pasto frugale - hanno raccontato alcuni commensali - prima di un breve riposo e del saluto a ospiti illustri. Alla Curia sono arrivati il presidente della Fiat John Elkann, accompagnato dalla moglie Lavinia Borromeo, il presidente della Telecom Gabriele Galateri di Genola, l'imprenditore Marco Boglione, i principi di casa Savoia e molti altri esponenti del mondo economico e finanziario della città, i parenti dell’arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto.

© Copyright Corriere Adriatico, 3 maggio 2010

L’omaggio alla Sindone, simbolo dell’umanità oscurata

Elisa Pinna

Torino Davanti alla Sindone, il telo che - secondo la tradizione - avvolse il corpo di Gesù dopo la croce, il Papa parla del nascondimento di Dio, di una umanità oscurata dagli orrori del XX secolo ma anche di quelli di oggi; solleva il tema della morte e della sensazione spaventosa di abbandono e confessa che, col passare degli anni, si sente “più sensibile” al messaggio della sacra icona. Anche perché, stavolta, è venuto a renderle omaggio come “Successore di Pietro”, portando nel suo cuore la Chiesa e l’umanità.
La preghiera in ginocchio davanti alla teca illuminata del lino che riprodurrebbe il volto e il corpo martoriati di Cristo, nel duomo di Torino, è stato il momento centrale di una visita di undici ore che il pontefice ha compiuto ieri nel capoluogo piemontese.
Particolarmente festoso, l’incontro con i giovani che lo hanno accolto tra canti, ola, danze e girotondi. Dall’allegria pomeridiana di questo incontro, Benedetto XVI è passato nell’oscurità del Duomo, per pregare e riflettere davanti alla Sindone. Qui papa Benedetto XVI ha confessato di essere diventato, con il passare degli anni, ancor più sensibile al “messaggio di questa straordinaria icona”, simbolo del Sabato santo, del “nascondimento di Dio”, ma anche prefigurazione della sua resurrezione. Ratzinger ha spiegato come tutti abbiano sentito la sensazione “spaventosa di abbandono” della morte. “Gesù Cristo - ha detto - rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine umana per guidare anche noi a oltrepassarla con Lui”. La Sindone, inoltre, ha spiegato, è un’icona che interpella, in tutta la sua attualità, l’umanità oscurata dalle guerre, dalle violenze, e in particolare dagli orrori del secolo scorso, dai lager ai gulag, da Hiroshima a Nagasaki.
Nella messa mattutina, nel “salotto buono” di Piazza San Carlo, il pontefice si era soffermato su temi più sociali.

© Copyright Corriere Adriatico, 3 maggio 2010

Bacia e abbraccia i malati del Cottolengo

Torino Il Papa ha incontrato nella chiesa, dopo la benedizione dei fedeli, alcuni dei malati e degli operatori della Piccola Casa della Divina Provvidenza del Cottolengo. Tanti degli ospiti della struttura hanno assistito all’incontro immobilizzati nelle loro carrozzelle. La prima a salutare il pontefice è stata una ragazza, con indosso una vestaglia ed un vistoso tatuaggio tribale sul collo. Ha parlato per qualche istante con il Papa: con lei una infermiera. Poi Benedetto XVI si è chinato a baciare un’anziana su sedia a rotelle, ha stretto le mani agli altri malati, accompagnati dalle suore, e ad un bambino immobilizzato su una lettiga.

© Copyright Corriere Adriatico, 3 maggio 2010

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