mercoledì 20 ottobre 2010

Torino,no porpora (Galeazzi)

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IL PAPA ANNUNCIA IL CONCISTORO DEL 20 NOVEMBRE 2010

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Torino,no porpora

Come anticipato da "La Stampa" lo scorso maggio, il concistoro boccia il capoluogo piemontese

GIACOMO GALEAZZI

La cattedra di San Massimo non garantisce più automaticamente la berretta cardinalizia. L'arcivescovo Cesare Nosiglia, successore di Severino Poletto alla guida dell’ambita arcidiocesi di Torino ha avuto una sorpresa poco gradita e cioè che non è stato «ipso facto» elevato al cardinalato nel primo concistoro utile celebrato dopo la sua nomina. Uno «strappo» rispetto ad un’antica consuetudine che Benedetto XVI ha già attuato nel precedente concistoro negando la porpora al capo della curia di Palermo. Una «anomalia» che stava già per verificarsi nel 1985 con l’arcivescovo di Bologna, Giacomo Biffi che però «in extremis» fu inserito personalmente da Karol Wojtyla nella lista dei nuovi cardinali. Da Pio XII a Giovanni Paolo II mai nessun Pontefice ha imposto di «saltare un turno» al titolare di una sede cardinalizia italiana. All’estero, invece, è già successo e, in uno o addirittura due «infornate» di porporati, sono stati esclusi gli arcivescovi di Boston, Zagabria, Parigi, Varsavia. In Italia, invece, fino al 2007 non era mai accaduto. A infrangere il «tabù» è stato papa Ratzinger che nell’ultimo concistoro ha negato la porpora «dovuta» all’arcivescovo di Palermo, Paolo Romeo. Nel concistoro annunciato oggi da Benedetto XVI è accaduto lo stesso al successore di Poletto, Nosiglia. Il «senato del Papa» penalizza troppo Africa e Asia a favore di un Paese storicamente cattolico come l’Italia e in prospettiva a fare le spese di questo «riequilibrio» potrebbero essere Torino, Firenze, Bologna. «Per Benedetto XVI non è scontato che le sedi cardinalizie italiane siano subito e automaticamente premiate con la porpora come hanno sempre fatto i suoi predecessori- spiegano nei Sacri Palazzi-.Papa Ratzinger ha interrotto un’inveterata consuetudine e ora, in pratica, l’unico scranno che assicura “ipso facto” il cardinalato è quello occupato dai prefetti delle congregazioni». Ossia, dai «ministri di serie A» della Santa Sede. Insomma, le creazioni cardinalizie stanno diventando di «totale discrezione del Pontefice», contrariamente alla prassi invalsa nei secoli in virtù della quale hanno subito ricevuto la porpora al primo concistoro utile tutti i titolari delle sedi cardinalizie italiane. «Per Torino, come per Firenze e, domani, per Bologna, questo riconoscimento non è più scontato al 100%-precisano Oltretevere-.La geopolitica della Chiesa è in continua evoluzione e un secolo fa erano ritenute “tradizionalmente cardinalizie” diocesi italiane che non lo sono più come Perugia, Ravenna, Benevento, Viterbo». Per il pontificato «global» di Benedetto XVI nel Sacro Collegio devono trovare maggiore rappresentanza le Chiese emergenti del Terzo Mondo. Il «club più esclusivo del mondo», invece, resta troppo sbilanciato sull’Italia e per adeguarlo ai tempi Joseph Ratzinger non esita a mettere in discussione consolidati automatismi. L’estensione culturale e geografica della Chiesa universale (che oggi conta 4500 vescovi) stride con raffiche di neo-cardinali italiani. «Per fare in modo che il Sacro Collegio sia una fotografia più fedele del XXI secolo ci sono due strade: internazionalizzare la Curia diminuendo gli italiani nei ruoli cardinalizi e ridurre in Italia le sedi i cui titolari ricevono subito la porpora». Torino ora è tra queste.

http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=2814&ID_sezione=&sezione=

4 commenti:

Anonimo ha detto...

E' bello che la Chiesa sia universale non solo nel none, ma di fatto, e che si sia superato un provincialismo tutto italiota. Alessia

Anonimo ha detto...

Premetto doverosamente che le scelte del Santo Padre vanno rispettate con ossequio e che va assicurata la nostra preghiera a tutti i nuovi porporati.
Va anche detto che il Papa, salvo forse lievissime eccezioni, con tutta evidenza non ha voluto in alcun modo rivoluzionare la prassi degli ultimi decenni (tradizionali sedi cardinalizie prive di un porporato ultraottantenne, porpora al titolare di un certo ufficio, numero degli elettori attorno a 120 ecc.).
Si può peraltro tentare in umiltà una prima valutazione su un eventuale spostamento degli equilibri di Curia e Conclave.
Direi che esso c'è ed è, seppur in modo non traumatico, in senso filoratzingeriano (diciamo così per capirci, anche se non è la definizione più acconcia).
Se infatti qualcuno può esprimere perplessità sulla piena conformazione alla linea del Pontefice di tre nuovi porporati (Marx, Romeo, Monterisi), almeno dodici sono conformi a tale linea (Amato, Baldelli, Burke, De Paolis, Koch, Sarah, Piacenza, Naguib, Nycz, Wuerl, Ranjith, Damasceno Assis), mentre gli altri cinque nomi sembrano da questo punto di vista più difficili da collocare o neutri(Ravasi, Sardi, Monsengwo Pasinya, Mazombwe, Vela).
Naturalmente vado molto per approssimazione e sono ben accette critiche o reprimende :)

Alberto

Anonimo ha detto...

"Papa Ratzinger ha interrotto un’inveterata consuetudine e ora, in pratica, l’unico scranno che assicura “ipso facto” il cardinalato è quello occupato dai prefetti delle congregazioni"

... ma se Fisichella è rimasto fuori?

Raffaella ha detto...

Semplicemente perche' Fisichella sara' Presidente di un Pontificio Consiglio e non Prefetto di un dicastero vaticano.
R.