venerdì 25 dicembre 2009

Il Papa sta bene, oggi la benedizione Urbi et Orbi (Marinella Bandini)


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Il Papa: "La nostra maniera di pensare ed agire, la mentalità del mondo odierno, la gamma delle nostre varie esperienze sono adatte a ridurre la sensibilità per Dio, a renderci “privi di orecchio musicale” per Lui. E tuttavia in ogni anima è presente, in modo nascosto o aperto, l’attesa di Dio, la capacità di incontrarlo. Per ottenere questa vigilanza, questo svegliarsi all’essenziale, vogliamo pregare, per noi stessi e per gli altri, per quelli che sembrano essere “privi di questo orecchio musicale” e nei quali, tuttavia, è vivo il desiderio che Dio si manifesti" (Omelia nella Notte Santa)

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IL PAPA AGGREDITO STA BENE, OGGI LA BENEDIZIONE URBI ET ORBI

(Marinella Bandini)

Roma, 25 dic (Velino)

Una donna svizzera, Susanna Maioa, la stessa con problemi psichici che aveva cercato di aggredirlo lo scorso anno, ha oltrepassato le transenne che separano la zona riservata al pubblico dalla navata centrale della Basilica proprio durante la processione di cardinali e concelebranti alla quale si era appena unito il Papa e lo fa fatto crollare a terra. Benedetto XVI si è subito rialzato aiutato dagli uomini del cerimoniale vaticano e ha potuto celebrare la messa dopo aver raggiunto l'altare della Confessione. Questa mattina impartirà regolarmente la benedizione urbi et orbi. E' finito invece all'ospedale con il femore fratturato il cardinale francese Roger Etchegaray, rimasto coinvolto nell'incidente. La donna e' ricoverata in una struttura psichiatrica dopo essere stata fermata dalla gendarmeria vaticana.
“La maggior parte di noi uomini moderni vive lontana da Gesù” ma “per tutti c’è una via” e Dio stesso “ci è venuto incontro”: è questa la notizia della notte di Natale ha sottolineato il Papa nell’omelia. Benedetto XVI ha ripetuto l’annuncio del “Dio con noi”, del “Dio vicino” anche per coloro che vivono “lontani”, in “affari e occupazioni che ci riempiono totalmente e dai quali il cammino verso la mangiatoia è molto lungo”. “Svegliatevi, ci dice il Vangelo”: “Colui che sogna è rinchiuso in questo mondo che è soltanto suo e non lo collega con gli altri. Svegliarsi significa uscire da tale mondo ed entrare nella realtà comune, nella verità che, sola, ci unisce tutti. Il conflitto nel mondo - dice il Papa -, l’inconciliabilità reciproca, derivano dal fatto che siamo rinchiusi nei nostri propri interessi e nelle opinioni personali, nel nostro proprio minuscolo mondo privato. L’egoismo ci tiene prigionieri dei nostri interessi e desideri, che ci dividono gli uni dagli altri”.
Svegliarsi significa “sviluppare la sensibilità per Dio - ha esortato Benedetto XVI -; per i segnali silenziosi con cui Egli vuole guidarci; per i molteplici indizi della sua presenza”. Una sorta di “orecchio musicale” per Dio anche se “la nostra maniera di pensare ed agire, la mentalità del mondo odierno, la gamma delle nostre varie esperienze sono adatte a ridurre la sensibilità per Dio, a renderci ‘privi di orecchio musicale’ per Lui”. Qualche giorno fa il Papa ha invitato ad aprire il dialogo con i “gentili”, con chi non crede. Oggi invita a “pregare (...) per quelli che sembrano essere ‘privi di questo orecchio musicale’ e nei quali, tuttavia, è vivo il desiderio che Dio si manifesti. In ogni anima è presente, in modo nascosto o aperto, l’attesa di Dio, la capacità di incontrarlo”. La condizione è essere “vigilanti” come i pastori, che il Papa ha proposto come modello di vita cristiana.
I pastori “si affrettarono” verso Betlemme: “Da loro - ha detto il Papa - vogliamo imparare a non lasciarci schiacciare da tutte le cose urgenti della vita quotidiana”, a “mettere in secondo piano altre occupazioni – per quanto importanti esse siano – per avviarci verso Dio”. Osserva il Papa: “Nell’elenco delle priorità Dio si trova spesso quasi all’ultimo posto. Questo – si pensa – si potrà fare sempre. Il Vangelo ci dice: Dio ha la massima priorità. Se qualcosa nella nostra vita merita fretta senza indugio, ciò è, allora, soltanto la causa di Dio”. I pastori vanno a Betlemme per “vedere”: “Tale è la novità di questa notte - sottolinea ancora il Papa -: la Parola può essere guardata. Poiché si è fatta carne. Quel Dio di cui non si deve fare alcuna immagine, perché ogni immagine potrebbe solo ridurlo, anzi travisarlo, quel Dio si è reso, Egli stesso, visibile” in Gesù. Un segno “umile”.
Continua Benedetto XVI: “Diventiamo simili a Dio, se impariamo, noi stessi, l’umiltà e così la vera grandezza; se rinunciamo alla violenza ed usiamo solo le armi della verità e dell’amore”. Nel segno dell’amore conclude il Papa: “Da soli non potremmo giungere fino a Lui. La via supera le nostre forze. Ma Dio è disceso. Egli ci viene incontro. Egli ha percorso la parte più lunga del cammino. Ora ci chiede: Venite e vedete quanto vi amo”. Se “il paganesimo è mancanza di sensibilità, significa un cuore di pietra”, invece “Cristo vuole darci un cuore di carne. (...) Viene a noi come uomo, affinché noi diventiamo veramente umani. Per questo - ha invitato - vogliamo pregare in questa Notte Santa. Signore Gesù Cristo, entra in me, nella mia anima. Trasformami. Rinnovami. Fa’ che io e tutti noi da pietra e legno diventiamo persone viventi”.

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1 commento:

laura ha detto...

Isolamento, chiusura, egoismo, rintanamento nei nostri piccoli problemi, sonno e sordità spirituale: tutto ciò mi interroga e mi fa arrossire. Devo sempre ringraziarLa Santità per i Suoi richuiami e per la guida al pentimento