mercoledì 23 dicembre 2009

Presentazione del libro di Francesco Antonio Grana, "Benedetto XVI oltre le mode del pensiero" (Card. Michele Giordano)


Vedi anche:

Vaticano II: rivoluzione o sintesi di tradizione e novità? Presentata l'edizione russa di un volume sul Concilio di mons. Marchetto (Zenit)

Una domanda "ingenua": ma la nota sulle virtù eroiche di Pio XII non poteva essere pubblicata sabato?

Un altro vescovo irlandese rassegna le dimissioni a Papa. E' Moriarty, ex ausiliare di Dublino (Apcom)

Il Presidente del Consiglio Berlusconi scrive al Papa per ringraziarlo della vicinanza manifestata dopo l'aggressione di Milano

Il tempo di Natale nella liturgia della Chiesa in una nota del Maestro delle celebrazioni pontificie i riti presieduti da Benedetto XVI

SCANDALO PRETI PEDOFILI IN IRLANDA: SI "DIMETTE" IL SECONDO VESCOVO

I Legionari di Cristo saranno con il Papa all'altare di San Pietro durante la Messa di Natale (Izzo)

Nota di Lombardi, soddisfatto il rabbino Di Segni (Corriere)

Lombardi: mano tesa agli ebrei, continui la ricerca storica (Izzo)

Nota di padre Lombardi sul Decreto “sulle virtù eroiche” di Pio XII

Vaticano difende la Causa di Pio XII: "Santità valuta fede, non fatti storici" (La Stampa)

La sala stampa della Santa Sede non ha nulla da dire sulle vergognose foto "tagliate ad arte" del Papa pubblicate da un noto sito web?

Domani alle 22 in San Pietro, la Messa della Notte di Natale presieduta dal Papa (Radio Vaticana)

L’eroismo di Pio XII e l’amicizia di Benedetto XVI verso gli ebrei (Bruno Mastroianni)

Benedetto XVI all'udienza generale: chi non accoglie Gesù con cuore di bambino non comprende il mistero del Natale (Radio Vaticana)

CATECHESI DEL SANTO PADRE: AUDIO INTEGRALE DI RADIO VATICANA

Il Papa: Dio viene senza armi per vincere violenza e brama di potere. San Francesco ha rilanciato e non inventato il Presepe (Izzo)

Il Papa: a Natale Dio si fa bambino inerme, per essere liberamente accolto nel cuore dell’uomo (AsiaNews)

Nota di padre Lombardi: reazioni

Il Papa: a Natale Dio viene senza armi per conquistarci (Asca)

Il Papa: "In quel Bambino si manifesta Dio-Amore: Dio viene senza armi, senza la forza, perché non intende conquistare, per così dire, dall’esterno, ma intende piuttosto essere accolto dall’uomo nella libertà; Dio si fa Bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo. In Gesù Dio ha assunto questa condizione povera e disarmante per vincerci con l’amore e condurci alla nostra vera identità" (Catechesi)

Il Papa: Chi non ha capito il mistero del Natale, non ha capito l’elemento decisivo dell’esistenza cristiana

Il Papa: Dio si fa Bambino inerme per vincere la superbia, la violenza, la brama di possesso dell’uomo

Il Papa: Grazie a san Francesco il popolo cristiano ha potuto percepire che a Natale Dio è davvero diventato il Dio-con-noi (Sir)

Il Papa: Il desiderio,che tutti portiamo nel cuore,è che il Natale ci doni serena e profonda gioia per farci toccare con mano la bontà del nostro Dio

Tra i Cristiani di Terra Santa. La fede degli inizi alla prova (Geninazzi)

Segnalazione libro di Gnocchi-Palmaro: "Cattivi maestri. Inchiesta sui nemici della verità", Piemme. Da non perdere! La recensione di Libero

L’epoca dello scienziato santone. Il violento attacco di Odifreddi a De Mattei (Borgonovo)

Pio XII e Giovanni Paolo II non saranno beatificati contemporaneamente (Vecchi)

Al Parlamento europeo un nuovo caso Buttiglione: in forse il rinnovo dell'incarico alla signora Viviane Reding. Il motivo? E' cattolica (Salina)

Libero Ratzinger in libera chiesa. “Pastori e non guide politiche”. Il Papa fa gli auguri alla Curia e traccia la sua teologia politica (Crippa)

Le parole necessarie su Pio XII (Arrigo Levi)

Il Papa: «L’odio di un’ideologia accecata» ha consegnato milioni di persone alla morte (Tornielli)

Zittite il Creazionista Roberto de Mattei. La libertà d’opinione non è uguale per tutti (Alessandro Gnocchi)

Quei due Papi (Pio XII e Giovanni Paolo II) assieme ed il terzo (Benedetto XVI) che non teme di essere inopportuno (Giardina)

Natale nelle catacombe. In pellegrinaggio con i Magi nelle viscere di Roma (Giovanni Carrù)

Virtù eroiche di Pio XII: rassegna stampa

Oggi incontro Rabbini affronterà anche visita in Sinagoga

La simpatia del Papa per chi dubita e cerca: Uno spazio comune per scrutare nel Mistero (Sindoni)

Alessandro Gnocchi e Mario Palmaro: Gli attacchi a Pio XII nascono nella Chiesa (Il Foglio). Da incorniciare!

La prova del fatto che Gnocchi e Palmaro hanno ragione? Basta leggere l'articolo di Melloni!

La comunità ebraica di Roma chiede se la beatificazione di Pio XII implichi anche un giudizio storico sul suo operato (Repubblica)

Il card. Cottier commenta il discorso del Papa alla curia romana: «Aprire un cortile dei gentili: bella sfida» (Cardinale)

Gesù il Salvatore - nuovo libro e rubrica radiofonica di Don Bux (Francesco Colafemmina)

Dossier segreti di Hitler che riabilitano Pio XII dalle calunnie comuniste (Marco Ansaldo per Repubblica del 29 marzo 2007)

Pacelli e Wojtyla: la ricchezza insondabile della Chiesa (José Luis Restán)

Il riconoscimento delle “virtù eroiche” di Pacelli e Wojtyla (Accattoli)

Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo la presentazione del libro di Francesco Antonio Grana, "Benedetto XVI oltre le mode del pensiero", tenuta dal card. Michele Giordano il 21 dicembre scorso.
Grazie per questo bellissimo regalo
:-)
Raffaella

Presentazione del libro di Francesco Antonio Grana, Benedetto XVI oltre le mode del pensiero

del card. Michele Giordano, arcivescovo emerito di Napoli

Comprendere Benedetto XVI, papa teologo, non è semplice. E comunicarlo alle genti lo è ancora di meno. In questo senso, la recente pubblicazione di Francesco Antonio Grana, che si presenta questa sera, ha fatto centro nel dare una chiave di lettura mediatica dell’attuale pontificato oltre le mode del pensiero comune, così come stilato correttamente già nel titolo del libro.

Leggendo alcuni passaggi del volume, ho ripercorso con la memoria il giorno della elezione pontificia di Benedetto XVI e sono riandato al primo contatto che egli ebbe con la stampa internazionale. Riscosse tanti applausi, ma proprio tanti, da giornalisti di diversa provenienza politica e geografica. Evidentemente non solo per i contenuti espressi nel suo discorso di insediamento, ma anche per la delicatezza delle parole utilizzate, che hanno fatto comprendere da subito lo stile di un grande uomo: partire da un “profilo basso”, di semplicità e garbo, a lui così congeniale, per conquistare naturalmente e senza calcoli la simpatia del popolo di Dio e degli uomini di buona volontà.
Infatti, se si analizzano le sue parole, si comprende che, dal punto di vista del metodo, Papa Ratzinger ha detto una grandissima verità: per comunicare occorre saper ascoltare. Ed è stato ancora più bravo quando è riuscito ad accendere i cuori delle persone presenti sul sagrato di San Pietro o a tenerle ferme davanti alla TV, dicendo che il suo programma di governo della Chiesa universale sarebbe partito dalla consapevolezza di dover ascoltare ciascun cristiano. Con queste parole egli ha fatto intendere che prima di comunicare occorre ascoltare (osa ben diversa dal semplice sentire). E da lì ha cominciato a conquistare consensi per evangelizzare, magari per giungere dove il suo grande predecessore non era arrivato.
Nel suo parlare a braccio usa ripetutamente la parola “amici” per mettere insieme praticanti e laici, uomini di fede e persone che ancora attendono la buona parola. L’aveva usata anche il giorno prima, durante l’incontro con i giornalisti, e aveva saputo ringraziarli e al tempo stesso avvertirli; chiedere collaborazione, ma anche prendere le distanze dal giornalismo spettacolo. In una parola: ha chiesto di sintonizzarsi con lui, mettendo da parte ogni “pre-giudizio”.

Ora, invece, nonostante le sue sommesse richieste, sembra che papa Benedetto XVI non riesca più a sfuggire a quelle letture pregiudiziali, che hanno portato con frequenza i suoi testi a facili strumentalizzazioni ideologiche. Quanti non sono in sintonia con il suo pensiero denunziano un’opera di restaurazione in atto nella Chiesa cattolica, dipingendolo come “il grande inquisitore”.

In questo senso sono significativi gli editoriali dell’Osservatore Romano di un anno fa, riportati fedelmente nel libro di Grana. Allora il direttore, Giovanni Maria Vian, parlava di «una caricatura che ritorna con un papa che sarebbe chiuso in raffinate elaborazioni intellettuali, intenzionato a ripetere sempre no, con spietatezza, sordo alla modernità, ostile alle altre religioni, capace solo di avere ripristinato la messa preconciliare in latino e riformato le uniformi della sua gendarmeria». E ovviamente Vian scriveva queste parole non solo nella veste di direttore del giornale della Santa Sede, ma anche in quella di fine osservatore del nostro tempo e della Chiesa dei nostri giorni, lui che prima era stato una delle firme più autorevoli del Corriere della Sera.
Quanto detto da Vian si declina su più fronti. Su quello interreligioso, per esempio, con le critiche alla lezione di Ratisbona sulla presunta arretratezza dell’Islam rispetto al Cristianesimo. Sul fronte civile, con le contestazioni di uno sparuto gruppo di studenti che hanno fatto annullare la visita del papa all’università “La Sapienza” di Roma, perché considerata un attacco alla laicità della cultura. Sul fronte morale, infine, con le dichiarazioni di Benedetto XVI su Aids e prevenzione in occasione del suo viaggio in Africa, estrapolate e manipolate dalle agenzie di stampa internazionali. Insomma, come fa rilevare Grana, sembra prendere consistenza quella situazione annunciata da Papa Ratzinger a pochi giorni dalla sua elezione: «Pregate per me, perché io non fugga per paura davanti ai lupi».
Affermare che questo pontefice sia un conservatore è errato. Come anche dire del contrario, beninteso. Progressista e conservatore, infatti, sono categorie di pensiero che non si addicono a papa Benedetto (e che in genere non dovrebbero nemmeno appartenere al lessico ecclesiale). Sono subdole schematizzazioni che compromettono una libera, profonda e corretta interpretazione della sua azione pastorale. E, in questo senso, il libro che presentiamo mi sembra ben convincere il lettore.
A un occhio attento, la linea pastorale di Benedetto XVI sul piano della comunicazione non si discosta nella sostanza da quanto contenuto nel decreto conciliare sulle comunicazioni sociali Inter mirifica, pubblicato da Paolo VI nel 1963. Un documento di straordinaria modernità, tanto da ricevere non poche critiche dalle gerarchie ecclesiastiche di allora. Il decreto, che trovò nell’istruzione pastorale Communio et progressio del 23 maggio del 1971 vere e proprie direttive sul tema, era composto di tre parti: una prima, in cui si spiegava con molta insistenza e convinzione il ruolo di grande comunicatore di Gesù Cristo, ma anche il forte connubio tra dimensione comunicativa ed essenza della religione cattolica; una seconda, in cui invece venivano descritti rischi, limiti e potenzialità degli strumenti di comunicazione; e una terza, infine, per sottolineare quale doveva essere il comportamento dei credenti in questo settore, ma anche per evidenziare gli obblighi a cui essi erano tenuti.
Ora, affermare che papa Benedetto XVI è fedele alla tradizione conciliare, tanto da adottare persino il metodo di comunicazione espresso in uno dei decreti, significa farne un conservatore? Oppure è un progressista dal momento che l’insegnamento magisteriale al quale si rifà è quello del Concilio Vaticano II, al quale egli ha partecipato nella veste di perito, concorrendo al prezioso lavoro di aggiornamento promosso dall’assise conciliare?
Convengo con il vaticanista Enzo Romeo, responsabile della redazione esteri del TG2, quando sostiene che è più facile lavorare su cliché di sicura presa popolare, come “progressista-conservatore, aperturista-integralista, pluralista-accentratore”, piuttosto che resettare ogni pre-comprensione sul personaggio per scoprire ogni giorno – non senza fatica intellettuale – chi realmente sia e cosa proponga il personaggio Ratzinger. Evidentemente, è più semplice – comodo, direi – soddisfare i tempi tecnici di una redazione con notizie sbrigative, omologate, dettate dai lanci di agenzia, anziché studiare il personaggio ed elaborare ex novo (e giorno per giorno) un profilo lontano dallo stereotipo consolidato durante il pontificato dell’indimenticabile Giovanni Paolo II, di Panzerkardinal (e, detta in tedesco, l’espressione serve a rappresentare questo papa anche come un po’ cattivo!). Ma così – e lo dico sulla base di conoscenza personale e di lunga durata – è impossibile giungere alla vera essenza di questo fine pontefice. Si fa torto alla complessità della storia che la Chiesa di oggi sta vivendo e si fa torto ai doni di sapienza, di intelletto e di spiritualità che il Padreterno ha dato a questo papa.
Affermo ciò perché diversamente non si spiegherebbe la lettura che un’altra parte di umanità (nella quale ovviamente mi colloco anch’io) dà di Benedetto XVI. Quella di una intelligenza aperta al dialogo e al confronto, come attestano gli scritti – inaugurati da cardinale – con l’allora presidente del Senato Marcello Pera, filosofo della scienza di area dichiaratamente laica; la schiettezza dei rapporti con il presidente francese Sarkozy all’insegna della «laicità positiva», aperta cioè a un dialogo reciproco che lascia alle spalle le diffidenze del passato: come pure la lezione di laicità data al vecchio continente dal suolo degli Stati Uniti: «Un grande paese laico per amore della religione», commentò Benedetto XVI in volo nel suo ultimo viaggio in America.
Mi sia concessa un’altra considerazione. La tentazione di classificare nelle categorie di destra e sinistra Papa Ratzinger, oltre che indice di pregiudizio e superficialità nella lettura di un personaggio così complesso, porta con sé un vero e proprio vizio nella comunicazione: banalizzarlo fino a delegittimarlo agli occhi dell’opinione pubblica.
E mi spiego. Da un lato, segni di intolleranza accompagnano i suoi discorsi, portando a bollarlo come reazionario. Dall’altro, forti consensi quando si esprime sulla condanna alla guerra o allo sfruttamento minorile, oppure sul rispetto dell’ambiente. Il suo pensiero diviene, così, “merce” ora di conservatori, che lo assoggettano al loro credo ideologico; ora di radicali, che per rafforzare la propria coesione lo delegittimano, mettendolo alla gogna come oscurantista; ora di un socialismo rousseauviano, che cerca di fare proseliti tra i cristiani, volendo trovare a tutti i costi elementi comuni. Tale mercificazione della dottrina sociale del magistero pontificio, spinta alle estreme conseguenze, ne determina la domanda sull’opportunità della Chiesa di esprimersi su temi di natura civile. In altre parole, si passerebbe da una domanda sull’essere favorevoli o meno su alcune posizioni del papa in materia sociale all’indifferenza che la Chiesa si esprima in un modo o nell’altro su questi temi, fino alla non opportunità che il leader di una religione intervenga – interferisca! – con i governi nazionali. Siamo, dunque, al tema abbastanza ricorrente e attuale della cosiddetta “ingerenza” della Chiesa nello Stato laico.
Fin da quando si è affacciato per la prima volta dalla finestra di piazza San Pietro, Papa Ratzinger ha dichiarato che sarebbe stato «un umile operaio della vigna di Cristo», a disposizione della Chiesa di Cristo, investito del difficile compito di successore di un «grande papa». Si tratta di espressioni che ha ripetuto più volte, senza contraddizioni, ma con la forza di chi fa dell’umiltà la sua arma migliore, perché consapevole della sua cultura, perché forte custode di una dottrina, che è di tutta la Chiesa. Il compito che assumeva era molto difficile, perché l’eredità lasciata da Giovanni Paolo II è ancora oggi pesantissima: il suo rapporto con i giovani, la sua apertura al mondo, la sua capacità di dialogo, espressa senza compiere un passo indietro sui principî e sui valori ritenuti fondamentali. E di fatto – come le rassegne della stampa possono dimostrare – le difficoltà e i fraintendimenti non hanno tardato ad arrivare.
La comunicazione di massa richiede una sensibilità etica straordinaria, proporzionata alla potenza del mezzo che si usa. Il papa lo sa bene, proprio per il modo in cui vede presentato e commentato il suo magistero. E tuttavia non ha mai levato la voce per protestare contro questi fraintendimenti che toccano lui direttamente. Mentre forte e chiaro, ancora di recente, ha denunciato le conseguenze negative che comporta l’uso distorto dei media. Solo qualche giorno fa, ai piedi della Immacolata di piazza di Spagna, ha lamentato che «ogni giorno attraverso i giornali, la televisione, la radio, il male viene raccontato, ripetuto, amplificato, abituandoci alle cose più orribili, facendoci diventare insensibili e, in qualche maniera, intossicandoci, perché il negativo non viene pienamente smaltito e giorno per giorno si accumula. Il cuore si indurisce e i pensieri si incupiscono».
C’è come un perverso meccanismo che porta i mass media a sfruttare fino all’ultimo le persone invisibile che ogni tanto balzano agli onori della prima pagina. E, a maggior ragione, a questo meccanismo non sfugge la sua figura e il suo messaggio.
Il mondo dell’informazione tende a farci sentire sempre spettatori, come se il male riguardasse solo gli altri, e certe cose a noi non potessero mai accadere. E invece siamo tutti attori, nel bene e nel male. Il nostro comportamento ha influenza sugli altri. Il modo fuorviante di rappresentare la realtà provoca come un inquinamento dello spirito, rende i nostri volti meno sorridente, scoraggia dal coltivare la speranza del cambiamento e del miglioramento. Invece nel mondo c’è desiderio di udire buone notizie, quelle che in genere sono più discrete e meno sensazionali. C’è l’attesa di cogliere dalle notizie la profondità delle persone.
Ed è questo ciò che insegna il papa, facendolo egli per primo. Gli anni trascorsi in una prestigiosa università e poi alla guida di un importante dicastero vaticano gli hanno insegnato parecchio: il miglior modo per comunicare in maniera efficace è avere pazienza e agire nel momento adatto, praticando quella legge evangelica che manda avanti il mondo senza diventare mai chiassosa notizia. Non so se ciò corrisponda al vero, ma mi piace pensare che in ciò Benedetto XVI abbia voluto ispirarsi a San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, che sosteneva: «Abbi pazienza con tutto, ma in particolare con te stesso. Non perderti di coraggio nel considerare le tue stesse imperfezioni, ma datti immediatamente d’attorno per porvi rimedio. Ricomincia daccapo questo compito ogni giorno». La stessa pazienza e lo stesso coraggio nell’analisi, a cui esorta questo bel libro dedicato a una delle più belle e illuminate menti del nostro tempo.
Perciò, mentre ringrazio Francesco Antonio Grana per questa sua ultima fatica editoriale, mi auguro che la lettura di questo libro serva a riscoprire attraverso il pensiero e l’azione del papa la verità di Cristo affidata alla Chiesa per gli uomini di tutti i tempi, compresi quelli che viviamo noi oggi.

Nessun commento: