mercoledì 6 gennaio 2010
Il Papa: dobbiamo tornare bambini nel nostro cuore (Izzo)
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Il Papa: "Il sapere dei Magi, lungi dal ritenersi autosufficiente, era aperto ad ulteriori rivelazioni ed appelli divini. Infatti, non si vergognano di chiedere istruzioni ai capi religiosi dei Giudei. Avrebbero potuto dire: facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalità odierna, ogni "contaminazione" tra la scienza e la Parola di Dio. Invece i Magi ascoltano le profezie e le accolgono..." (Angelus)
Il Papa: "Possiamo allora chiederci: qual è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no?"
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Il Papa: nel racconto evangelico arrivano a Betlemme non i potenti e i re della terra, ma dei Magi, personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto
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Riceviamo e con grandissimo piacere e gratitudine pubblichiamo il seguente commento di Salvatore Izzo.
Ho notato anche io che le misure di sicurezza sono state leggermente rafforzate (il "corridioio" centrale e' stato allargato e ci sono piu' guardie lungo il percorso) ma questo non ha impedito al Papa di fare "zig zag" lungo la navata per salutare bimbi e fedeli :-))
R.
PAPA: DOBBIAMO TORNARE BAMBINI NEL NOSTRO CUORE
(AGI) - CdV, 6 gen.
(di Salvatore Izzo)
"La fede e' donata a chi torna bambino. La presunzione di avere gia' formulato un giudizio definitivo sulle cose rende chiusi ed insensibili". E' questo il messaggio che Benedetto XVI ha voluto rivolgere nel giorno dell'Epifania, con un'omelia di grande profondita' che non ha nascosto elementi di preoccupazione riguardo al mondo di oggi, dove si ripete quel che accadde duemila anni fa in Palestina: "Erode sembra sempre essere piu' forte e quel Bambino sembra poter essere ricacciato tra coloro che non hanno importanza, o addirittura calpestato".
"Perche' alcuni credono e altri no?", si e' chiesto il Pontefice. "Manca - ha osservato nella messa celebrata in San Pietro - la capacita' evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da se' per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio".
"Quello che nel Presepio cerchiamo di riprodurre - ha aggiunto - non e' un sogno e neppure un vano gioco di sensazioni e di emozioni, prive di vigore e di realta', ma e' la Verita' che s'irradia nel mondo". Eppure, ha osservato, anche il Presepe come lo facciamo oggi testimonia che siamo "attratti" dalle apparenze: vi appaiono infatti "i cammelli, i dromedari, i re potenti di questo mondo che si inginocchiano davanti al Bambino e depongono ai suoi piedi i loro doni in scrigni preziosi". Si rischia cosi' di perdere "la realta' stupenda che Dio ci conosce e ci e' vicino, che la sua grandezza e potenza non si esprimono nella logica del mondo, ma nella logica di un bambino inerme, la cui forza e' solo quella dell'amore che si affida a noi".
Ai 60 mila fedeli che gremivano piazza San Pietro per l'Angelus (erano presenti anche i giovani del Movimento "Tra Noi" e i partecipanti al consueto corteo storico-folcloristico, ispirato quest'anno alle tradizioni delle citta' di Alatri, Fiuggi e Vico nel Lazio) il Papa ha tenuto poi a spiegare che quelli che il giorno dell'Epifania arrivarono a Betlemme, guidati dalla Stella, "erano uomini di scienza in un senso ampio, che osservavano il cosmo ritenendolo quasi un grande libro pieno di segni e di messaggi divini per l'uomo".
E "il loro sapere lungi dal ritenersi autosufficiente, era aperto ad ulteriori rivelazioni ed appelli divini". Infatti non hanno detto: "facciamo da soli, non abbiamo bisogno di nessuno, evitando, secondo la nostra mentalita' odierna, ogni 'contaminazione' tra la scienza e la Parola di Dio". Davanti al Bambino nella mangiatoia "avrebbero potuto rimanere delusi, anzi, scandalizzati".
Invece, "da veri sapienti, sono aperti al mistero che si manifesta in maniera sorprendente; e con i loro doni simbolici dimostrano di riconoscere in Gesu' il Re e il Figlio di Dio". Una testimonianza che per il Pontefice ribadisce "l'unita' tra intelligenza e fede".
Il Papa teologo ha anche voluto sottolineare pero' che i Magi erano in realta' "non i potenti e i re della terra, ma personaggi sconosciuti, forse visti con sospetto, in ogni caso non degni di particolare attenzione: gli abitanti di Gerusalemme sono informati dell'accaduto, ma non ritengono necessario scomodarsi, e neppure a Betlemme sembra che ci sia qualcuno che si curi della nascita di questo Bambino". Oro, incenso e mirra, "secondo la mentalita' vigente a quel tempo in Oriente, rappresentano il riconoscimento di una persona come Dio e Re: sono, cioe', un atto di sottomissione e di giustizia. Vogliono dire che da quel momento i donatori appartengono al sovrano e riconoscono la sua autorita'". Il Vangelo, ha scandito, ci racconta che "poco dopo il re Erode fara' capire chi effettivamente detiene il potere costringendo la Sacra Famiglia a fuggire in Egitto e offrendo una prova della sua crudelta' con la strage degli innocenti". E cosi', "l'episodio dei Magi sembra essere cancellato e dimenticato".
Nella messa celebrata con i paramenti di Paolo VI (una preziosa pianeta bianca, anziche' la post-concliare casula, per sottolineare la continuita' nella liturgia) il Pontefice e' stato assistito oggi da due cardinali-diaconi: l'italiano Attilio Nicora, presidente dell'Apsa, e il tedesco Paul Joseph Cordes, presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum. Non sono apparse con evidenza le rafforzate misure di sicurezza di cui si e' parlato nei giorni scorsi, anzi sono stati piu' del solito i fedeli che hanno ricevuto l'Eucaristia dalle sue mani inginocchiandosi, come da un anno e mezzo il Papa ha chiesto di fare.
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