mercoledì 6 gennaio 2010

Il Papa: "Possiamo allora chiederci: qual è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no?"


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"I credenti in Gesù Cristo sembrano essere sempre pochi"

Città del Vaticano, 6 gen. (Apcom)

Non fa esplicito riferimento a teologi o vescovi, il Papa, ma sembra rivolgersi ad alcuni di loro quando, nel corso della messa a San Pietro per l'Epifania, si domanda: "Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono?".
Benedetto XVI è partito dagli eventi narrati nel Vangelo al momento dell'omaggio reso dai re Magi a Gesù bambino, per rilevare che "anche se i pochi di Betlemme sono diventati molti, i credenti in Gesù Cristo sembrano essere sempre pochi. Molti hanno visto la stella, ma solo pochi ne hanno capito il messaggio".
"Possiamo allora chiederci: qual è la ragione per cui alcuni vedono e trovano e altri no? Che cosa apre gli occhi e il cuore? Che cosa manca a coloro che restano indifferenti, a coloro che indicano la strada ma non si muovono?", ha domandato Benedetto XVI. "Possiamo rispondere: la troppa sicurezza in se stessi, la pretesa di conoscere perfettamente la realtà, la presunzione di avere già formulato un giudizio definitivo sulle cose rendono chiusi ed insensibili i loro cuori alla novità di Dio. Sono sicuri dell'idea che si sono fatti del mondo e non si lasciano più sconvolgere nell'intimo dall'avventura di un Dio che li vuole incontrare. Ripongono la loro fiducia più in se stessi che in lui e non ritengono possibile che Dio sia tanto grande da potersi fare piccolo, da potersi davvero avvicinare a noi. Alla fine - ha aggiunto il Papa teologo - quello che manca è l'umiltà autentica, che sa sottomettersi a ciò che è più grande, ma anche il coraggio autentico, che porta a credere a ciò che è veramente grande, anche se si manifesta in un Bambino inerme. Manca la capacità evangelica di essere bambini nel cuore, di stupirsi, e di uscire da sé per incamminarsi sulla strada che indica la stella, la strada di Dio".

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1 commento:

Anonimo ha detto...

Noi siamo cristiani perchè crediamo in ciò che la Chiesa ci insegna di Gesù Cristo.
Il cristianesimo è la testimonianza di qualcosa che è successa e che ha riguardato Gesù.
La storia è un racconto di fatti e un testimone dice innanzitutto quello che ha visto.
Solo in seconda battuta seguono commenti ed editoriali.
Ancora dopo derivano eventuali deliberazioni ed organizzazioni che le gestiscono.
Commenti, morale e deliberazioni non sono che una logica conseguenza dei fatti, in base alla testimonianza dei testimoni.
Eventuali conoscenze precedenti, permettono una piena comprensione dei fatti.
Ma sono comunque i fatti e non le idee ad orientare le letture ragionevoli anche dell'evolveri degli accadimenti...

Lo scienziato osserva, studia e comprende i fatti.

Del vangelo è possibile una lettura storica, che dice quel che è successo.
Ma sono possibili letture morali (ideologiche) e simboliche, che non hanno bisogno di sapere come sia andata esattamente, perchè ci basta coglierne il messaggio, gli elementi universalmente validi.
Sono possibili letture mitiche, che se anche non è andata come dicono i vangeli, ci dicono ciò che ci serve.
Sono possibili letture "applicate" a noi oggi, non importa se simbolico o mitico.

I visitatori riconoscono, alla luce delle proprie conoscenze, in quel poppante DIO e il RE.

Il loro è un atto di sottomissione.
I "donatori" appartengono al sovrano cui recano i loro doni !

Da quel momento NULLA E' PIU' COME PRIMA.
Cambiano strada, trascurano il potere di Erode.

NON E' UN SOGNO, UNA DEVOZIONE, UNA FAVOLA: è LA VERITA' DI CIO' CHE ACCADE, letta nella sua essenza, DIO VENUTO NEL MONDO, malgrado gli Erode insensibili alla Sua Signoria e Logica.

Molti a quei tempi hanno visto la "stella" (anche tra i credenti, ed anche oggi tra i cristiani molti vedono i "valori", il "messaggio"), ma pochi hanno capito davvero i fatti, anche se conoscono la Scrittura.

E' questo il dramma di tante "fedi" che in fondo credono soprattutto all'uomo, alle nostre logiche, alle nostre idee e costruzioni mentali ed organizzative, secolarizzanti e moralistiche, slegate dal FATTO e dalla STORIA che SORPRENDENTEMENTE sfuggono alle nostre misure.

Manca l'umiltà autentica e manca il coraggio di credere a ciò che è davvero grande.


La fede non è quella di chi "pensa di credere", ma quella di chi crede, fidandosi ed affidandosi ad una vicenda storica, realmente successa, che ci dice quel che succede e quel che succederà.
La scienza non è quella senza fede, ma che comprende ciò che vede.

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