giovedì 29 aprile 2010

Chiesa e pedofilia: Salvatore Izzo risponde a Damian Thompson e John Allen


Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo questo commento di Salvatore Izzo, vaticanista dell'Agi, in risposta a Thompson ed Allen:

Cara Raffaella,
Thompson si chiede perche' Benedetto XVI debba portare il peso di colpe che non sono sue.
E John Allen sostiene che la Santa Sede non dice tutta la verita' su quanto ha fatto Joseph Ratzinger per tentare di eradicare il male della pedofilia perche' non vuole offuscare la reputazione di Giovanni Paolo II (il quale invece - secondo lui - non avrebbe fatto abbastanza). Personalmente credo che a queste considerazioni si possano dare risposte molto chiare, doverose se seguiamo il Vangelo che ci impone il linguaggio del si', si' e no, no.
Tuttavia ritengo necessaria una premessa: non e' vero che fino al 2000 la Chiesa abbia sempre sottovalutato il fenomeno degli abusi sessuali.
Basta pensare alla lotta di San Marcellino Champagnat contro i religiosi pedofili in Francia per trovare gia' nell'800 la stessa severita' e lo stesso coraggio che stanno dimostrando oggi Papa Ratzinger e alcuni episcopati, primo tra tutti quello degli Stati Uniti con la linea della tolleranza zero verso i pedofili (in confessionale potrai ricevere l'assoluzione ma anche per un solo episodio sei fuori per sempre dall'attivita' pastorale).
Una linea di aquiescenza (ma non solo sulla pedofilia bensi' su tutte le questioni relativa a comportamenti sessuali) si e' affermata invece in modo sistematico dopo il Concilio Vaticano II, a causa di una crisi morale che ha minato alle fondamenta le comunita' cristiane e in particolare il sacerdozio, come Benedetto XVI ha spiegato molto bene nella Lettera ai cattolici dell'Irlanda.
Evidentemente per alcuni decenni i gravi crimini dei quali parliamo erano considerati episodi del tutto slegati dal contesto ecclesiale, nel senso che si tendeva a considerarli come fatti privati tra quel singolo sacerdote e la sua coscienza, e inoltre si tendeva a ritenere che i peccati contro il sesto comandamento fossero ormai una reminiscenza del passato, in quanto troppo legati alla ''casistica'' che faceva orrore ai nuovi teologi morali, piu' attenti in effetti alle ''strutture di peccato'' e alla loro rilevanza sociale.
La desacralizzazione del sacerdozio, la rivoluzione sessuale e il '68 hanno scardinato gli equilibri precedenti e da tutto questo e' venuta una spinta fortissima verso l'abisso morale nel quale sono caduti una minoranza di sacerdoti (ma non pochissimi).
Essi sono stati coperti in primo luogo dai loro confratelli preti - che si giravano dall'altra parte perche' fare la spia sarebbe stato disdicevole e dunque era meglio non vedere - e purtroppo anche dai vescovi e dai superiori religiosi che hanno in troppi casi rinunciato al loro ruolo di padri e maestri a favore di un dialogo deresponsabilizzante con i sudditi. Un po' come hanno fatto i genitori, i professori e spesso anche i giudici civili nello stesso periodo.
Se non consideriamo questo quadro, non riusciamo a capire come la Santa Sede abbia potuto aspettare quattro decenni per affrontare con la necessaria decisione un simile problema.
Da parte sua Giovanni XXIII fu molto severo nel condannare il lassismo dei teologi morali e Paolo VI condivise tale impostazione tanto che arrivo' a parlare di fumo di Satana penetrato nella Chiesa. Ma ormai il danno era stato fatto e nella Chiesa Italiana - ad esempio - la voce del card. Siri rimase isolata nel ribadire la disciplina ecclesiastica, a partire dall'abito e dalla formazione seminaristica.
La deriva etica inizia proprio con la fine del Concilio e passa per l'accantonamento dei modelli sacerdotale e liturgico tradizionali.
Paolo VI a un certo punto prova a tirare il freno a mano ma il disastro dilaga ugualmente.
Qui - se ragioniamo con la logica di Allen e Thompson, applicando cioe' ai fatti del passato giudizi elaborati con le conoscenze alle quali siamo pervenuti oggi - si apre un primo problema: grande intellettuale e anche grande Papa, Montini fece tutto quello che poteva per impedire il degrado della Chiesa?
Personalmente penso di si', anche se alcuni segnali di allarme sfuggirono alla sua comprensione e precisamente il lavoro di alcune lobby per fare pressioni sui padri conciliari (se ne avesse avuto il sentore avrebbe forse sospeso i lavori) e la probabile affiliazione massonica di prelati che ebbero ruoli rilevanti nella riforma liturgica, anche questa emersa tuttavia decenni dopo i fatti.
Poi il 16 ottobre 1978 viene eletto Karol Wojtyla, che arrivava da una realta' dove la Chiesa era stata osteggiata dal regime comunista con ogni mezzo, comprese accuse calunniose di pedofilia. E dunque i problemi che si pose all'inizio erano altri. La caduta della cortina di ferro e del muro di Berlino, la fine dell'imperialismo sovietico e della stassa Urss sono risultati non da poco e tutti riconoscono a Karol Wojtyla e alla sua grande fede un ruolo decisivo in questo processo. Ma sarebbe del tutto falso ritenere che abbia trascurato il governo della Chiesa per dedicarsi ai viaggi e all'annuncio.
Cito ad esempio il Sinodo dell'85 sul Concilio Vaticano II, che segna l'inizio di un ripensamento della Chiesa culminato nel discorso di Benedetto XVI del 22 dicembre 2005. E il tentativo dell'88 - affidato a Ratzinger - di recuperare Lefebvre che produsse comunque la Pontificia Commissione Ecclesia Dei e il ritorno nella Chiesa di sacerdoti e religiosi tradizionalisti.
Ma questi meriti secondo John Allen sarebbero ora oscurati dalla disattenzione sui pedofili. E questo lo proverebbe proprio una lettera del card. Dario Castrillon Hoyos, che nel 2001 scrisse a un vescovo francese congratulandosi con lui per la mancata segnalazione di un prete pedofilo alla polizia.
Per padre Lombardi invece la lettera rappresenta "un'altra conferma di quanto opportuna fosse l'unificazione del trattamento dei casi di abuso sessuale sui minori [passando] dai membri della Congregazione del Clero alla Congregazione per la dottrina della fede".
Penso che abbia ragione padre Lombardi: se Papa Wojtyla avesse davvero sposato la linea omertosa di Castrillon non avrebbe emanato nello stasso 2001 le norme concordate con Ratzinger. Per Thompson quello di Lombardi sarebbe stato un modo educato per dire che Castrillon era parte del problema contro il quale l'allora cardinale Joseph Ratzinger, ora Papa Benedetto XVI, ha dovuto lottare per snellire le procedure Vaticane per trattare i casi di abuso sessuale. E questo chiarisce che Benedetto, era parte della soluzione, non del problema. Sono d'accordo.
Ma lo stesso ragionamento vale anche per Wojtyla, con il quale le nuove norme furono concordate e che in prima persona le ha firmate, consentendo un salto di qualita' nella lotta alla pedofilia che sta dando i suoi frutti, come tutti i dati recenti riconoscono. Nessuna legge statale persegue i rapporti sessuali con i minorenni - anche maggiori di 16 anni - con la stessa severita', nessuna fa decorrere i termini di prescrizione - 10 anni, cioe' il doppio che in Italia - al raggiungimento del 18esimo anno della vittima. E questo sarebbe stato un Papa lassista?
Ci sono certo delle zone d'ombra nella gestione dei casi prima del 2001, ma esse riguardano la responsabilita' dei vescovi locali - quelli che rifiutavano il ruolo di guide e maestri preferendo la condivisione e l'amicizia - che cercavano di non istruire i processi magari convincendo i sacerdoti pedofili a chiedere la riduzione allo stato laicale per potersi sposare, come accaduto nel caso Kiesle. O coprivano i pedofili perche' rei anch'essi degli stessi crimini, come l'ex arcivescovo Weakland che ora tenta di scaricare sul card. Bertone il suo perdonismo verso padre Murphy che abuso' 200 piccoli sordomuti.
Quanto ai due casi nei quali Ratzinger fu fermato dal Papa, Maciel e Groer, siamo proprio sicuri che l'errore fu consapevole e voluto? Certo l'attuale Pontefice ebbe maggiore percezione delle tremende e impensabili realta' che riguardavano il fondatore di un importante ordine religioso e il cardinale di Vienna rispetto al predecessore. Ma questo non vuol dire che in quelle inchieste ci sia stata la volonta' di coprire i crimini.
Su Groer, tra l'altro, alla fine Wojtyla si convinse, tanto che prima gli affianco' Schoenborn e poi lo scardinalo'. Su Maciel sono personalmente a conoscenza del fatto che il Papa polacco e il suo segretario Dziwisz indirizzarono al seminario dei Legionari il giovane figlio di un loro stretto collaboratore: non lo avrebbero fatto se avessero dubitato di Maciel, potevano mandarlo in qualunque altro istituto. E anche sul ruolo di Sodano e della Segreteria di Stato io credo che sia improprio parlare di cattiva fede.
Di certo non c'entrano le offerte: negli ambienti ecclesiastici e' uso comune - per quanto discutibile - omaggiare i porporati che presiedono riti e convegni vari. Ma questo non compra proprio nessun silenzio. In realta' Maciel era riuscito a convincere della propria innocenza praticamente tutti tranne Ratzinger. Onore al merito, ma questo perche' deve essere per forza la premessa per incolpare Papa Wojtyla e i suoi collaboratori?
Secondo Thompson per salvare la reputazione di Benedetto XVI potrebbe essere necessario offuscare quella di Giovanni Paolo II. A me sembra che non sia cosi' proprio per niente. E che Joseph Ratzinger - che certo ebbe opinioni diverse su Groer e Maciel - non ha riconosciuto a cuor leggero l'eroicita' delle virtu' di Wojtyla.
Credo che se ha firmato quel decreto era ben certo che il Papa polacco merita di essere Venerabile. Cosi' come la scelta dei suoi collaboratori e' stata libera e ben ponderata. Sottoporli a linciaggio morale, come e' accaduto dopo il caso Boffo, o tentare di infangarli come si sta facendo con il card. Pell al quale sara' affidata la delicata Congregazione dei Vescovi, non mi sembra sia un buon sistema per aiutare il Papa a governare la Chiesa. Benedetto XVI sa quello che fa. Merita tutta la fiducia. Dobbiamo fidarci di lui.

Salvatore Izzo

14 commenti:

Maria R. ha detto...

Quoto questo commento in pieno. Sono anche io del parere che una campagna di "difesa" di un Papa, con "attacco" all'altro, non sia il modo di aiutare Benedetto XVI e significherebbe vanificare l'unità della Chiesa,la scelta dello stesso Papa Woytjla di portare il Card. Ratzinger in curia...e invece che far venire allo scoperto i veri "manipolatori", seminerebbe solo dissensi anche fra noi "papisti".
Personalmente, non ritengo che Benedetto XVI si senta il "capro espiatorio" di Papa GP II; il rispetto e l'amore per i Papi e per la Chiesa, che egli nutre, non mi fa per nulla convincere di questa soluzione.
Buona giornata a tutti e un grande grazie al dott. Izzo :)

Anonimo ha detto...

Magistrale! Grazie! SdC

chiara ha detto...

io però non ho capito una cosa.
come mai tutti in curia si sono lasciati ammaliare da marciel e groel tranne uno,ratzinger?
come mai tutti accettavano soldi tranne uno,ratzinger?
o quest'ultima aveva doti profetiche(forse sì)oppure già c'erano tutte le avvisaglie delle malefatte di marciel e groel ma nessuno ha dato retta a ratzinger.
questa è la cosa più grave a mio modestissimo avviso.
saluti
chiara

Vatykanista ha detto...

Credo che Groer venne tenuto a Vienna sino al compimento dei 75 anni passati (arrivò a quasi 76 anni), e non 'dimissionato' prima.

Almeno formalmente, inoltre, la berretta cardinalizia non gli venne tolta. Ma sono dettagli.

http://www.catholic-hierarchy.org/bishop/bgroer.html

massimo ha detto...

ciao Raffa,grazie del contributo del sig.Izzo,lo ringrazio personalmente,magistrale!
ora ti segnalerei questo contributo,è il momento di reagire,io sono anche un pò stanco di sentir parlare solo di ste cose,la chiesa,i sacerdoti sono molto altro nella sua quasi totalità..........ciao mas.
http://querculanus.blogspot.com/2010/04/occhio.html

Anonimo ha detto...

Faccio mie le domande di Chiara.
Quanto al card. Groer, morì tale senza ammettere alcunché.
L'ultimo caso di scardinalamento mi risulta sia stato quello che colpì Louis Billot nel '28, ma erano altri tempi, non vi era ancora stato il Vat2 e tutte le devianze che ne sono seguite.
Alessia

Anonimo ha detto...

Frattanto continua la resistenza all'opera pontificia di santificazione degli uomini di Chiesa e di condanna dell'ermeneutica della rottura.
G. Farrows, sacerdote omosessuale di Los Angeles sospeso nel 2008, contesta la nomina di Mons. Gomez a Vescovo coadiutore e prossimo sostituto del card. Mahoney, definendola "un brusco ritorno all'indietro".
http://www.religionenlibertad.com/articulo.asp?idarticulo=8451
Alberto

Matz ha detto...

Magistrale. A dimostrazione, secondo me, che la difesa di Papa Benedetto non deve passare per l'accusa verso Papa Giovanni Paolo II.

Anonimo ha detto...

Lo psichiatra tedesco Haller (Commissione Indipendente sugli abusi): Lo 0,3% riguarda uomini di Chiesa. Il 50% dei casi segnalati si rivela poi inconsistente.
http://www.kath.net/detail.php?id=26533
Alberto

Anonimo ha detto...

Il Card. Schoenborn difende la persona del Papa dagli attacchi, ma poi ne attacca frontalmente il Magistero. In un'intervista al Wiener Zeitung ritorna a chiedere "più apertura nell'affrontare questioni come l'omosessualità e il nuovo matrimonio dei divorziati".
http://www.wienerzeitung.at/DesktopDefault.aspx?TabID=4975&Alias=wzo&cob=489805
Alberto

Anonimo ha detto...

Siate cauti in certi commenti.
Bisogna che si sappia che come altri cardinali di curia, anche l'allora card. Ratzinger venne invitato a priesiedere alcune volte, le liturgie nella chiesa dei Legionari di Cristo..... Forse quelle celebrazioni significavano collusione col male occulto del fondatore Maciel? Credo di no. Ma stiamo attenti a sparare giudizi, sostituendoci alla SS. Trinità.
Un folto gruppo di sacerdoti spagnoli ha scritto in questi giorni al Papa: "Santità, non sostituiamo la giustizia di Dio con la giustizia umana, è vero siamo peccatori, ma alle volte alcuni uomini di chiesa, per un rigurgito di zelo montanista, diventano più spietati della giustizia umana. La saggezza della Chiesa utilizza le pene come medicine per curare, e non come veleno per uccidere!".
Saluti
PASCAL

Raffaella ha detto...

La pena per i colpevoli di pedofilia e' stabilita per prima cosa dalla legge dello Stato.
Questo e' il punto!
Il problema e' che la pedofilia non e' solo un peccato ma anche un reato.
I Legionari non sono colpevoli delle nefandezze di Maciel, ma e' importante che nessuno di loro guardi mai piu' a questa persona come ad un esempio da seguire.
R.

Vatykanista ha detto...

"Bisogna che si sappia che come altri cardinali di curia, anche l'allora card. Ratzinger venne invitato a priesiedere alcune volte, le liturgie nella chiesa dei Legionari di Cristo..... Forse quelle celebrazioni significavano collusione col male occulto del fondatore Maciel? Credo di no."


In effetti, a titolo di esempio, l'arcivescovo Josef Clemens (già segretario di Josef Ratzinger) ha presieduto ordinazioni per i Legionari. Ma ciò non vuol dir niente di per sé. Come anche il fatto che uno dei vescovi invitati (come consacrante o no) più spesso, sia il Pro-Penitenziere Emerito Mons. Luigi De Magistris (già segretario di Ottaviani, e di sensibilità e frequentazioni tradizionaliste.)

Non bisogna trovare correlazioni forzate.

Anonimo ha detto...

Tutto vero e giusto se il problema non fosse anche politico, cioè il Papa deve comandare o no? In Germania fior di professori dicono che san Pietro non mai venuto a Roma e che nemmeno san Benedetto è mai esistito ma è stata un'abile invenzione di Papa Gregorio Magno. L'unico personaggio antico sicuro e amato è Arminio.In Italia ci rendiamo conto che senza papato conteremo ancor meno e poi non siamo così moralisti. Eufemia