On line le linee guida della Chiesa per affrontare i casi di abusi sessuali (Gagliarducci)

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Andrea Gagliarducci

Come preannunciato, la Santa Sede mette on line le linee guida definite nel 2003 dalla Congregazione della Dottrina della Fede (Cdf) riguardo le accuse di abusi sessuali.
Reso pubblico in nome della trasparenza voluta da Papa Benedetto XVI sui casi di pedofilia e la Chiesa, testimonia che non c'era volontà di insabbiamento. Anzi, la denuncia dei sacerdoti alle autorità civili era incoraggiata. E nuove iniziative del Papa sono in vista che «non mancheranno di sorprenderci», annuncia dal Cile il cardinal Bertone, segretario di Stato vaticano, che ha anche rilevato come anche «altre istituzioni dovrebbero prendere iniziative concrete» per «difendere la dignità dei bambini e delle madri giovani». Questa la procedura da seguire: prima la diocesi indaga sulle accuse, poi - se queste sono ritenute verosimili - passa «tutte le informazioni necessarie» alla Congregazione per la dottrina della fede, quindi la stessa Cdf esprime la sua opinione sulle procedure da adottare nel breve e nel lungo termine. Durante tutto il procedimento le diocesi possono imporre misure precauzionali per «salvaguardare la comunità, incluse le vittime».
Contestualmente, la Santa Sede ordina di seguire le leggi del luogo per la denuncia alle autorità civili: nei paesi di cultura giuridica anglosassone e in Francia la denuncia è obbligatoria, mentre, dove non lo è, la Santa Sede incoraggia le vittime a rivolgersi esse stesse ai tribunali. La Cdf, una volta esaminato il caso, può agire in tre modi diversi. Il più drastico («in casi molto gravi») è quello di portare il caso direttamente dal Papa, che può decidere d'ufficio di dimettere il prete allo stato laicale, senza possibilità di ricorso alcuno. Poi, la Cdf può autorizzare il vescovo locale a istituire un processo canonico: se l'accusato viene condannato, può ricorrere alla Cdf. Infine, se l'accusato ammette i crimini e accetta di trascorrere un periodo di penitenza, il vescovo può restringere o proibire il ministero pubblico del sacerdote. Se questi viola le condizioni impostegli, può essere sanzionato, anche con le dimissioni allo stato laicale.
Anche in questo caso si può ricorrere alla Cdf. Nel documento si prevede anche la revisione di alcune norme del Sacramentorum Sanctitatis tutela, il motu proprio che definisce i delitti più gravi che devono essere giudicati dalla Cdf, per aggiornarlo alle speciali facoltà conferite all'ex Sant'Uffizio. Questa revisione non riguarderà le procedure, quanto piuttosto la prescrizione per i cosiddetti «delicta graviora», che attualmente è di dieci anni dal compimento del diciottesimo anno d'età della vittima. L'operazione trasparenza calmerà gli attacchi al Papa? Il direttore dell'Osservatore Romano Gian Maria Vian non difende la teoria di un «complotto» contro papa Benedetto XVI dietro alle notizie giornalistiche di casi di pedofilia, ma sottolinea che c'è una «campagna mediatica» ai danni del Pontefice, vittima anche «dell'ostilità anti-cattolica degli Stati Uniti».
Dal Belgio, intanto, padre Rick Deville denuncia che «i vescovi del Belgio non hanno mai punito un sacerdote negli oltre 300 casi di pedofilia denunciati negli anni Novanta», mentre un rapporto di 180 pagine accusa i padri benedettini di Ettal (Germania) di aver consumato per decenni abusi nel loro convitto-liceo. Nel frattempo, dieci vittime di abusi sessuali da parte di sacerdoti a Malta hanno chiesto di poter incontrare in privato Benedetto XVI durante la sua visita sull'isola (il 17 e 18 aprile) rinunciando ad ogni forma di protesta, e hanno chiesto che il Papa, durante la visita, esprima una ferma condanna sui casi di pedofilia.

© Copyright Il Tempo, 13 aprile 2010 consultabile online anche qui.