martedì 4 maggio 2010
Il Papa ai malati della "Piccola Casa": “Non sentitevi estranei alle sorti del mondo” (Martinengo)
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“Non sentitevi estranei alle sorti del mondo”
MARIA TERESA MARTINENGO
È nella sofferenza di Bogdan, ragazzino che la sua mamma tiene in braccio come un neonato - insieme sembrano una Madonna col bambino -, che Papa Benedetto incontra la «Passio Hominis».
È appena uscito dal Duomo dove ha venerato il Telo con i segni impressionanti delle sofferenze di Cristo. Ed ora, nella chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza, incontra il dolore dell’uomo senza volto.
Lo incontra nello sguardo smarrito di Maria Luisa, madre di due bambini, accompagnata in chiesa dal reparto di oncologia dell’ospedale Cottolengo, lo incontra nel saluto di Vito, nato senza gambe e senza braccia, che alla Piccola Casa sorveglia gli alunni della scuola durante l’intervallo.
La sofferenza dell’uomo il Papa la incontra nei baci che riceve sulle guance da Angela.
«Ha baciato il Papa...». Ma è uno stupore che dura un attimo. Solo chi osserva «da visitatore» ciò che accade nella chiesa del Cottolengo può sorprendersi di quei baci. Suor Maria Teresa, giovane e vivace, racconta: «Angela è entrata alla Piccola Casa quando aveva 7 anni, ora ne ha 69. È cieca, sorda e muta, comunica soltanto con suor Giancarla attraverso pressioni sulla mano». Suor Giancarla le ha spiegato che la persona che ha davanti è il Papa e lei al Papa dimostra il suo entusiasmo nell’incontrarlo.
L’entusiasmo è il sentimento che segna l’ultima mezz’ora di Benedetto XVI a Torino, tra i malati, gli anziani, i disabili, le suore, i preti, i fratelli, le infermiere, le assistenti, i volontari e gli alunni della scuola dell’opera del Cottolengo. Con le suore che applaudono e lo acclamano come fan di una rockstar, con i bambini in piedi sulle panche. Don Aldo Sarotto, superiore generale, la madre generale Giovanna Massè e il fratello generale Giuseppe Meneghin sono andati ad accogliere il Papa sulla porta della chiesa (tutto avviene sotto la regia di don Carmine Arice, con una straordinaria naturalezza) e, dopo il momento di raccoglimento davanti all’urna del Santo, lo hanno scortato - con il seguito di vescovi e cardinali - attraverso un applauso che sembra non finire mai. I bambini della scuola alzano i cartelli, c’è chi sventola le bandiere. E le cento persone in carrozzina davanti al presbiterio lo cercano almeno con gli occhi. Nella chiesa inondata di calda luce dorata, il mondo della carità creato dal santo che Papa Benedetto ha citato ad esempio ancora pochi giorni or sono dimostra affetto e riconoscenza, lo abbraccia. «Le diamo il benvenuto, Santo Padre - dice don Sarotto - la Piccola Casa è una grande famiglia che, pur tra le difficoltà dovute ai motivi più diversi, prova gioia nel vivere secondo l’insegnamento del suo santo fondatore...».
Benedetto XVI risponde. «Recupero della dignità personale per San Giuseppe Benedetto Cottolengo - dice il papa nel suo discorso - voleva dire ristabilire e valorizzare tutto l’umano: dai bisogni fondamentali psico-sociali a quelli morali e spirituali, dalla riabilitazione delle funzioni fisiche alla ricerca di un senso per la vita, portando la persona a sentirsi ancora parte viva della comunità ecclesiale e del tessuto sociale. Siamo grati a questo grande apostolo della carità». Poi: «Tutti voi che siete qui, ciascuno per la propria parte: non sentitevi estranei al destino del mondo, ma tessere preziose di un bellissimo mosaico che Dio, come grande artista, va formando giorno per giorno anche attraverso il vostro contributo... ».
Poi è il momento dell’incontro personale con Vito, Angela, Maria Luisa, che ha il cuore in gola per l’emozione. È il momento dei doni, della tovaglia, delle stole ricamate. E delle parole sussurrate all’orecchio: «Il Papa pregherà per tutti gli ammalati».
© Copyright La Stampa (Torino), 3 maggio 2010
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