lunedì 5 luglio 2010

Le parole del Papa alla gente, ai sacerdoti e ai giovani di Sulmona: Una marcia in più (Sir)


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Il Papa ai giovani di Sulmona: "Avete dimostrato di avere una vostra memoria storica legata alla vostra terra: mi avete parlato di un personaggio nato otto secoli fa, san Pietro Celestino V, e avete detto che lo considerate ancora molto attuale! Vedete, cari amici, in questo modo, voi avete, come si usa dire, “una marcia in più”. Sì, la memoria storica è veramente una “marcia in più” nella vita, perché senza memoria non c’è futuro. Una volta si diceva che la storia è maestra di vita!"

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Il Papa: "Il silenzio diventa l'elemento che caratterizza il suo vivere quotidiano. Ed è proprio nel silenzio esteriore, ma soprattutto in quello interiore, che egli riesce a percepire la voce di Dio, capace di orientare la sua vita. C’è qui un primo aspetto importante per noi: viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere “riempito” da iniziative, da attività, da suoni; spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare. Cari fratelli e sorelle! Non abbiamo paura di fare silenzio fuori e dentro di noi, se vogliamo essere capaci non solo di percepire la voce di Dio, ma anche quella di chi ci sta accanto, degli altri" (Omelia)

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PAPA A SULMONA - Una marcia in più

Le parole alla gente, ai sacerdoti e ai giovani

“Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana” e “penso, in particolare, a quanti vivono concretamente la loro esistenza in condizioni di precarietà, a causa della mancanza del lavoro, dell’incertezza per il futuro, della sofferenza fisica e morale” o “del senso di smarrimento dovuto al sisma del 6 aprile 2009”. In occasione dell’anno giubilare celestiniano, Benedetto XVI si è recato domenica 4 luglio nella città di Sulmona (Aq) per la visita pastorale. Dopo essersi rivolto direttamente ai circa diecimila presenti che affollavano un’assolata piazza Garibaldi, il Santo Padre ha menzionato durante l’omelia “alcuni insegnamenti, validi anche ai nostri giorni” di Celestino V (1209-1296) perché la santità “non perde mai la propria forza attrattiva, non cade nell’oblio, non passa mai di moda, anzi, col trascorrere del tempo, risplende con sempre maggiore luminosità, esprimendo la perenne tensione dell’uomo verso Dio”.
San Celestino, “cercatore di Dio” e “uomo desideroso di trovare risposte ai grandi interrogativi dell’esistenza”, ci ricorda che “viviamo in una società in cui ogni spazio, ogni momento sembra debba essere ‘riempito’ da iniziative, da attività, da suoni” e “spesso non c’è il tempo neppure per ascoltare e per dialogare”. Sebbene “la nostra vita sia molto diversa” da quella di Celestino V, anche “per noi vale la stessa cosa” perché “tutto l’essenziale della nostra esistenza ci è stato donato senza nostro apporto”. Il Papa ha quindi parlato della “esperienza viva della bellezza del creato” maturata da Pietro Angelerio (Celestino V), ricordando la “campagna di sensibilizzazione per la promozione del bene comune e della salvaguardia del creato” promossa dalla Chiesa locale e dalle altre d’Abruzzo e del Molise, incoraggiando “in questo vostro sforzo, esortando tutti a sentirsi responsabili del proprio futuro, come pure di quello degli altri, anche rispettando e custodendo la creazione, frutto e segno dell’Amore di Dio”. Il Santo Padre ha poi richiamato gli “impegni essenziali del discepolo” come “l’annuncio sereno, chiaro e coraggioso del messaggio evangelico” anche “nei momenti di persecuzione” e “il distacco dalle preoccupazioni per le cose”.
Durante l’Angelus, Benedetto XVI ha rivolto un augurio alla Chiesa di Sulmona-Valva affinché possa camminare “unita e gioiosa nella via della fede, della speranza e della carità”, che “fedele all’eredità di san Celestino, sappia sempre comporre la radicalità evangelica e la misericordia, perché tutti coloro che cercano Dio lo possano trovare”.

Intelligenza e sapienza. Dopo il pranzo con i vescovi dell’Abruzzo, il Papa ha ricevuto una delegazione di cinque detenuti del carcere di Sulmona ai quali ha augurato di “trovare la vostra via e dare un contributo alla società secondo le vostre capacità e i doni che Dio vi ha dato”. Oltre al gruppo di carcerati, il Pontefice ha salutato gli agenti di custodia, il direttore del carcere Sergio Romice e il cappellano padre Franco Messori.
Nel pomeriggio, Benedetto XVI ha incontrato i giovani nella basilica cattedrale di San Panfilo. Il benvenuto è stato affidato a mons. Angelo Spina, vescovo di Sulmona-Valva, che ha ricordato come l’incontro era “tanto atteso dai giovani della diocesi”. Dopo il breve intervento iniziale hanno preso la parola proprio due giovani, in rappresentanza delle 76 parrocchie locali: Francesca Orsatti di Sulmona e Cristian Di Sanza di Roccaraso. “La crisi occupazionale”, ha affermato Francesca, “getta facilmente nello sconforto e nella frustrazione quanti di noi hanno studiato con costanza e profitto”; Cristian, invece, si è rivolto al Papa assicurando che “in questo tempo di duri attacchi e provocazioni mediatiche al successore di Pietro e alla Chiesa di Cristo non abbiamo paura di gridare al mondo che i giovani di Sulmona-Valva sono con lei”.
Nel ringraziare per l’affetto e la vicinanza, il Pontefice ha ribadito che “la cosa principale in questo mondo” è “imparare a usare bene l’intelligenza e la sapienza che Dio ci ha donato”. Per il Santo Padre, di fronte alle difficoltà e alle “ombre” per il futuro è necessario ricordare che “la memoria storica è veramente una ‘marcia in più’ nella vita, perché senza memoria non c’è futuro”. La cultura consumistica attuale, infatti, tende “ad appiattire l’uomo sul presente, a fargli perdere il senso del passato, della storia; ma così facendo lo priva anche della capacità di comprendere se stesso, di percepire i problemi, e di costruire il domani”. Invece, “il cristiano è uno che ha buona memoria, che ama la storia e cerca di conoscerla”.
Il Pontefice, inoltre, ha sottolineato che “la vera preghiera non è affatto estranea alla realtà” e “la fede e la preghiera non risolvono i problemi, ma permettono di affrontarli con una luce e una forza nuova, in modo degno dell’uomo, e anche in modo più sereno ed efficace”. Il cristiano, ha concluso Benedetto XVI, “non è mai un individualista” e per questo bisogna amare la comunità e impegnarsi “a vivere insieme l’esperienza di fede”.
Al termine dell’incontro, il Papa è sceso nella cripta della cattedrale per venerare le reliquie di san Panfilo e san Celestino V. Subito dopo ha raggiunto in automobile lo Stadio comunale e da qui è ripartito in elicottero per fare ritorno in Vaticano.

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