domenica 4 luglio 2010
Benedetto XVI a Sulmona. La prima volta di un Pontefice in città fu il 6 ottobre 1294 (Fuggetta)
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SULMONA
Un Papa torna nella città di Sulmona trascorsi ormai oltre sette secoli.
La prima volta di un Pontefice in città fu il 6 ottobre 1294.
Giuseppe Fuggetta
Pietro da Morrone, asceso alla cattedra petrina solo tre mesi prima, con il nome di Celestino V, fa tappa a Sulmona, nel viaggio che lo vede diretto a Napoli, proveniente dall'Aquila.
Nel capoluogo abruzzese è stato incoronato il 29 agosto, nella basilica di Collemaggio. Nel giorno del martirio di S. Giovanni Battista, a cui egli fu sempre devoto. Nella basilica aquilana ha indossato la tiara che deporrà il 13 dicembre di quello stesso anno. In quel fugace ritorno nel capoluogo peligno, guardando ancora con sentimento di nostalgia il Morrone, lasciato nella giornata del 25 luglio, il Papa Celestino benedice l'altare maggiore dell'Abbazia di S.Spirito, un monastero, monumentale testimonianza di fede e spiritualità, d'architettura, d'arte e cultura, fondato nel 1241 dall'Ordine dei Celestini e di quell'Ordine la sede principale. Subito dopo Papa Celestino celebra Messa nella Cattedrale di S.Panfilo, prima di proseguire il suo viaggio. Oggi Papa Benedetto XVI, in omaggio al Giubileo Celestiniano, indetto nell'agosto di un anno fa dai vescovi d'Abruzzo e Molise, per celebrare l'ottavo centenario della nascita di Pietro Angelerio e a distanza di sette secoli dalla sua elezione al soglio pontificio (5 luglio 1294), preceduta da un drammatico conclave durato oltre due anni, è in visita nella terra dove S. Celestino V ha trascorso gran parte della sua esistenza, trovando ospitalità tra le grotte e le rocce del Morrone, per dedicarsi alla meditazione, alla preghiera, alla penitenza, al lavoro manuale.
L'ottavo centenario della nascita di Pietro da Morrone, molisano e figlio di Angelerio e Maria Leone e la visita in città di monsignor George Ratzinger, fratello di Papa Benedetto, nell'agosto scorso, ansioso di rivedere la città nella quale fu di passaggio nel 1944, hanno propiziato l'atteso evento che oggi vivono Sulmona e l'Abruzzo. In quella giornata di agosto, vissuta accanto al fratello del Papa, il vescovo di Sulmona-Valva, monsignor Angelo Spina, maturò l'idea di invitare in città il Santo Padre. Un'idea che trasse maggior forza più tardi con il pellegrinaggio diocesano in S.Pietro.
Era il 30 settembre 2009 e dal sagrato della Basilica Papa Benedetto XVI, accogliendo in udienza i pellegrini della diocesi valvense, ricordò che suo fratello George gli aveva raccontato «tante belle cose della sua visita a Sulmona». Nella massima riservatezza il trascorrere dei giorni rende sempre più fitti i contatti tra il Vescovo Spina e la Santa Sede. È del 26 ottobre la lettera ufficiale d'invito scritta dal vescovo Spina al Santo Padre. «Beatissimo Padre, a chiusura dell'Anno Giubilare sarebbe motivo di grande gioia per l'intero Popolo di Dio dell'Abruzzo e del Molise poterla accogliere nella Città di Sulmona» scrive il presule sulmonese. Nella lettera al Pontefice il Vescovo non dimentica la crisi drammatica che attraversa e vive da anni il Centro Abruzzo. «La sua visita sarebbe motivo di consolazione e di speranza, particolarmente per questa Chiesa diocesana, che fa parte dell'entroterra d'Abruzzo, ne costituisce il territorio più povero e più dimenticato, che assiste allo spopolamento dei paesi a causa della mancanza di lavoro. Il terremoto poi, ha reso più grave la situazione»: scrive Spina. L'otto dicembre, solennità dell'Immacolata, nella messa di mezzogiorno, il vescovo annuncerà alla città e alla diocesi la visita di Papa Benedetto XVI. Da quel momento la città sarà in fermento, in attesa della giornata del 4 luglio. Il vescovo attiverà subito un comitato diocesano per l'organizzazione della visita. Presto si muoverà anche l'amministrazione comunale, plaudendo all'annuncio del vescovo. Il sigillo solenne della visita pontificia al Giubileo celestiniano ravviva la memoria del santo eremita, divenuto il papa del "gran rifiuto”, un clichè che già da tempo molti studiosi hanno tolto di dosso a Pietro Celestino, pensando piuttosto ad altre personalità cui si sarebbe riferito Dante nella sua Commedia. Il suo gesto clamoroso non fu un rifiuto del pontificato, perchè accettò l'elezione alla sede petrina ma fu una rinuncia.
Nei luoghi nei quali lungo tempo visse l'eremita torna il racconto dei suoi miracoli, del suo passaggio tra la povera ed umile gente di Badia, Bagnaturo, Fonte d'Amore e Case Lupi. Gente contadina, come contadina fu l'origine di S.Pietro Celestino. La tradizione conserva intatta la memoria dei miracoli dell'eremita, soprattutto delle guarigioni operate. Pietro di Angelerio visse un primo periodo in una grotta scavata accanto alla chiesa di S.Maria, intorno alla quale sarebbe stato costruito il monastero di S.Spirito. Poi salì nell'eremo di S.Onofrio. Il lavoro continuo, la veglia meditativa e orante, lo studio furono il suo antidoto all'ignoranza e all'ozio, all'inquietudine e alle tentazioni, riferiscono alcuni testimoni nel processo di canonizzazione. Ma una costante dell'ascesi di Pietro Celestino fu anche la peregrinazione tra quegli eremi sparsi nell'ampio territorio del Centro Abruzzo, luoghi che ancor oggi restano segni della sua presenza, a Castel di Sangro, a Palena, nel santuario della Madonna dell'Altare, a Campo di Giove, nella Grancia di S.Antonino, a Pacentro, nella chiesa di S.Leonardo e a Pratola, nella chiesa di S.Pietro Celestino. E anche questo peregrinare, insieme alla sua fama che si propaga ovunque, contribuisce ad accrescere in breve tempo il numero dei discepoli dell'anacoreta del Morrone. È il 1264 quando il Papa Urbano IV ordinerà al vescovo di Chieti, Nicola di Fossa, l'incorporazione della congregazione degli eremiti di Pietro del Morrone nell'ordine benedettino. Eletto Papa Celestino quella congregazione prenderà il nome di Celestini. L'Ordine però otterrà conferma da Papa Gregorio X solo nel 1275. La Bolla, documento ufficiale istitutivo dell'Ordine, sarà pubblicato proprio nella giornata del 12 giugno di quell'anno, festa di S.Onofrio. Resta vivo il legame tra la storia dei Celestini e quella di Sulmona e del suo comprensorio. Come intimo e indissolubile resta il legame tra la figura di Papa Celestino e quei luoghi in cui visse gran parte della sua esperienza di eremita. Quel legame che oggi riceve conferma dalla visita del Pastore della Chiesa universale, sempre bisognosa di tornare all'altissima figura spirituale e morale di S. Pietro Celestino, al suo esempio di uomo di intensa preghiera e profonda meditazione che volle e seppe interpretare il potere come umile servizio alla comunità. Un monito perenne per la Chiesa e per il mondo che oggi Papa Benedetto XVI tornerà a ribadire, rendendo omaggio al suo santo predecessore.
© Copyright Il Tempo, 4 luglio 2010 consultabile online anche qui.
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